LA RICERCA - Le restrizioni introdotte per fermare la pandemia hanno contribuito a modificare almeno parzialmente le abitudini degli italiani, che hanno iniziato a utilizzare maggiormente mezzi quali biciclette e monopattini. Abbandonare del tutto l’auto per molti è però impossibile, come emerge dall’Osservatorio sugli stili di mobilità degli italiani, promosso da Legambiente in collaborazione con Ipsos e, da quest’anno, con la partnership di UNRAE. L’auto privata continua a essere infatti il mezzo preferito per i propri spostamenti, nonostante alcuni appena ne hanno la possibilità non escludano l’utilizzo della bicicletta “perché fa bene alla salute” o arrivino a farlo a piedi. Sono ancora pochi quelli che preferiscono rinunciare all’auto per puntare su biciclette, scooter e monopattini elettrici.
IMPOSSIBILE RINUNCIARE ALL’AUTO - L’analisi è stata effettuata prendendo in esame un campione di età media 47 anni, composto per il 51% da donne e per il 49% da uomini. Si è cercato inoltre di analizzare i comportamenti analizzando le intenzioni di persone residenti in tutta la nostra Penisola, ovvero 45% al Nord, 20% al Centro e 35% al Sud del Paese. Più della metà (il 54%) ha un lavoro stabile. Pensare di non spostarsi con cadenza praticamente quotidiana in auto è per molti praticamente impossibile. Ben il 93% degli intervistati, infatti, ha ammesso di averla usata almeno una volta nella settimana precedente, soprattutto perché per molti i mezzi pubblici non sono sufficienti. Alcune tratte che alcuni utenti devono raggiungere non risultano essere sufficientemente coperte, come hanno ammesso il 35% delle persone. Il 19%, invece, ritiene la frequenza delle corse insufficienti, anche a causa dell’affidabilità degli orari, mentre il 13% decide di rinunciare a priori perché ritiene i mezzi poco puliti, non climatizzabili e scomodi. Il 14%, invece, dichiara di doverci rinunciare in partenza perché ha la necessità di accompagnare persone con limitazioni di mobilità, come bambini, anziani o disabili (14%). Si registra inoltre una crescita del 10% nel numero di persone che usano di più la macchina rispetto al passato, conseguenza evidentemente anche della pandemia.
L’ELETTRICO È IL FUTURO? - A differenza del passato sembra inoltre essere diminuito lo scetticismo nei confronti delle auto elettriche. Ben l’82% si è detto disponibile a valutare una vettura di questo tipo non appena sostituirà l’auto (alcuni potrebbero propendere anche per il noleggio), ma per far sì che questo succeda sono diverse le condizioni che dovrebbero verificarsi. Il 59% degli utenti vorrebbe poter contare su incentivi che possano sgravare il costo d’acquisto, il 47 e il 41%, invece, gradirebbero poter contare sulla disponibilità di punti di ricarica in città (47%) e/o fuori città (41%). Il 47%, infine, complice la vita frenetica, avrebbe bisogno di punti di ricarica veloce in modo tale da diminuire il tempo richiesto per la sosta. Il 64% degli intervistati sarebbe però tentato di puntare su un’auto ibrida, mentre il 59% per una plug-in, il 53% per una elettrica pura. Ben l’80% delle persone che vorrebbero provare una vettura elettrico la vorrebbero in acquisto e non a noleggio.
PROBLEMA COSTI E RICARICA - Sono però soprattutto due i fattori che possono rendere dubbiosi gli automobilisti all’idea di puntare su un’elettrica. Uno dei problemi è rappresentato dai costi, che risultano essere ancora troppo superiori rispetto a benzina e diesel. Questo è l’aspetto su cui fa leva il 36% degli utenti che hanno partecipato all’indagine, mentre il 25% sarebbe disposto a spendere fino al 10% in più e il 16% si spingerebbe anche oltre il 15% di sovrapprezzo. In tanti sono convinti che un’elettrica comporti spese maggiori anche nel corso degli anni di utilizzo. Da non trascurare anche la possibilità di contare su punti di ricarica sparsi sul territorio, manifestata da tanti automobilisti. Gli intervistati hanno sottolineato quali sarebbero i punti migliori per la loro collocazione: stazioni di servizio (21%), parcheggi dei centri commerciali (20%), autostrade (18%) e garage (17%), anche se la percentuale più alta spetta a condomini e abitazioni (24%), evidentemente per motivi di comodità.