Autovelox: dopo l’incrocio il limite va ribadito

POLEMICHE DA SEMPRE - Altra tappa nella annosa vicenda della normativa di gestione degli rivelatori di velocità sulle strade da parte degli organi di polizia. Un argomento che, da quando vennero adottati i primi autovelox, è al centro di polemiche e iniziative legali che mettono in discussione questi sistemi e la loro utilizzazione.

 

FINO IN CASSAZIONE - L’ultima notizia in proposito è una sentenza del maggio scorso della Corte di Cassazione in una causa intentata da un automobilista calabrese multato per eccesso di velocità (60 km/h anziché 50) sulla statale 106, nel comune di Portigliola. L’automobilista protagonista del caso aveva fatto ricorso sostenendo che l’autovelox rilevatore era sistemato non lontano da un incrocio senza che il limite di velocità fosse ripetuto e ribadito da un segnale posto appunto dopo l’incrocio.

 

LA TESI DELL’AMMINISTRAZIONE LOCALE - L’amministrazione locale di Portigliola e i giudici dei gradi di giudizio inferiore hanno sempre respinto la tesi dell’automobilista sostenendo che sulle strade con caratteristiche di zona omogenee il limite decade solo quando viene posto il segnale di fine divieto.

 

SENTENZA CHIARA - Le due tesi nascono dalla diversa interpretazione del combinato di due articoli del Codice della strada e del relativo Regolamento di applicazione. Nel caso in questione l’automobilista ha “tenuto duro” affrontando tutti i gradi di giudizio sino a che ha avuto ragione. Chiare sono le parole dei giudici nello spiegare la sentenza: “Va infatti ritenuto che la mancanza della ripetizione del segnale poteva indurre il conducente a credere che la riduzione del limite di velocità disposta prima dell'intersezione fosse venuta meno, giacché il coordinamento tra l'art. 119 e l'art. 104 del Regolamento è da formulare nel senso che il limite di velocità imposto da un segnale cessi, per effetto del segnale di fine del limite, solo se ci si trova in presenza di un tratto di strada continuo".