IL NUOVO AIUTO - Da quest’anno, chi ha la patente e risiede in una regione dove sono attivi dei pozzi di petrolio o di gas, ha diritto a un bonus carburante, sotto forma di carta prepagata fornita dal ministero dello Sviluppo economico. La somma totale, che non può superare i 30 euro, proviene dai fondi ricavati dallo Stato con l’aumento delle royalty dovute da chi estrae idrocarburi dal sottosuolo o gestisce impianti di rigassificazione del gas liquido, purché siano installati sulla terraferma. I bonus dovevano arrivare entro il 30 giugno scorso, ma sono fermi perché non è stato emanato il decreto legislativo per attuare la legge che ha istituito gli aiuti (è la n. 99/09 del 23 luglio 2009, nota anche come “legge sviluppo”).
IL BRACCIO DI FERRO BLOCCA TUTTO - Il motivo? Tutti chiedono di più, e alla recente conferenza tra Stato e Regioni, dove si sarebbe dovuti arrivare a un accordo sulla bozza del decreto, sono emerse molte divergenze. Basilicata e Veneto sono tra le più litigiose: la prima vuole più soldi, anche se è l’unica a cui è stato concesso di poter dare fino a 70 euro per abitante (ospita molti impianti di estrazione e ha una bassa densità di popolazione); la seconda, dov’è installato un rigassificatore, ma su piattaforma marina, vorrebbe aver diritto agli aiuti e chiede che i fondi vengano suddivisi in parti uguali tra tutte le regioni.