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I boss dell’auto chiedono regole comuni per Usa e UE

30 gennaio 2015

Unificando standard di sicurezza e costruttivi per gli Usa e l’Europa si risparmierebbero miliardi di euro.

I boss dell’auto chiedono regole comuni per Usa e UE
CONVEGNO DI SUPERBOSS - I capi delle case tedesche si sono riuniti a Berlino non per una qualche conferenza o qualche salone, ma per avviare una azione di lobby comune volta a spingere le autorità comunitarie europee e quelle degli Stati Uniti a darsi norme comuni per ciò che riguarda l’omologazione delle auto. Al meeting hanno partecipato Bernhard Mattes della Ford Werke tedesca, Rupert Stadler dell’Audi, Dieter Zetsche, Norbert Reithofer della BMW, Mattias Wissmann dell’associazione tedesca dei costruttori, Mattias Mueller della Porsche, Volkmar Denner della Bosch. Come si vede davvero il Gotha dell’industria tedesca (ma non solo) dell’auto.
 
TTIP IL NOME DELL’OBIETTIVO - L’argomento in discussione ha anche un traguardo preciso; si chiama TTIP, cioè Transatlantic trade and investment partership che i costruttori europei vorrebbero fosse definito tra le due sponde dell’Atlantico per arrivare a una unica regolamentazione di tutto ciò che è necessario per omologare e vendere un’automobile. 
 
QUALCHE ESEMPIO DI DIVERSITÀ - Nel corso della conferenza stampa tenuta per dare risalto all’iniziativa sono state citate alcune delle differenze esistenti tra le due legislazioni. Per esempio, nelle prove di crash test in Europa il manichino del passeggero deve avere le cinture di sicurezza indossate, mentre negli Stati Uniti ciò non è richiesto. Diverse sono le caratteristiche degli specchietti retrovisori. Differenti sono anche i requisiti richieste dalle due normative per i gruppi ottici posteriori. E così per numerosi altri particolari.
 
TUTTO DOPPIO - “Certamente gli standard richiesti alle auto americane ed europee sono i più severi al mondo, ma sono diversi, e per raggiungere gli obiettivi richiesti noi costruttori dobbiamo progettare due volte, sviluppare due volte, testare due volte, omologare due volte. E tutto questo cosa molto denaro” ha detto Dieter Zetsche, amministratore delegato della Daimler.
 
MAGGIORI COSTI PER 5 MILIARDI - Più precisamente i leader delle case costruttrici tedesche hanno quantificato in circa 5 miliardi di euro i risparmi possibili con una razionalizzazione unificante delle normative vigenti negli Usa e nell’Unione europea, un risparmio che potrebbe consentire nuovi investimenti, maggior sicurezza e nuove opportunità di lavoro. 
 
DIFESA DEGLI INVESTIMENTI - Va anche detto che l’argomento comprende un aspetto che con la tecnica e con le opportunità occupazionali c’entra poco. In discussioni tra le due parti dell’oceano Atlantico c’è anche le modalità di affrontare i casi in cui le autorità vietino la vendita di un prodotto (come può succedere appunto per problemi di sicurezza e omologazione). Da parte degli Stati Uniti si chiede che ci sia una maggior protezione per gli investitori che ovviamente dai divieti subiscono un danno, mentre da parte europea si è restii a riconoscere un tale approccio. 
 
LOTTA AI BALZELLI - Altra questione aperta su cui le case automobilistiche tedesche vorrebbero avere un accordo di maggior apertura tra le parti, è quella dei diritti doganali richiesti dalle due realtà per l’importazione dei prodotti provenienti dalla controparte oltreoceano. Negli Usa l’importazione degli autoveicoli è soggetta a una tassa doganale che va da un minimo del 2,5% a un massimo del 25% (quest’ultima aliquota per i camion pesanti). D’altro canto la BMW, per fare esempio, per importare le X5 prodotte negli Usa deve pagare un balzello del 10%. Tra gli obiettivi dell’azione di lobby delle case tedesche c’è anche l’eliminazione di questi vincoli che ostacolano l’attività e gli investimenti (da ricordare che le iniziative del TTIP e delle garanzie per gli investitori sono concepite principalmente nell’ottica di proteggere chi investe, anche se indubbiamente ne beneficerebbe anche il cliente finale grazie alla riduzione dei costi resa possibile dalla razionalizzazione degli standard di omologazione.


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Ritratto di Strige
30 gennaio 2015 - 17:05
Però per quanto riguarda la dichiarazione dei consumi e relative regole/multe prendiamo quelle statunitensi vero? così si vede subito quando una vettura fa 33km/l
Ritratto di Dallebu
30 gennaio 2015 - 18:08
Abito in Brasile, e qui si nota molto bene la differenza tra le auto USA e Europa. In Brasile le regole di omologazione sono tendenzialmente simili alle Europee, ma per qualche motivo si accettano anche auto con caratteristiche per gli USA. Per fare un esempio, la Fiesta, quella lanciata nel 2009, inizialmente veniva importata dal Messico (che produce l'auto per gli USA) in configurazione hatchback e sedan, ed aveva le luci arancioni costantemente accese nei fanali, specchietti retrovisori con lente piatta invece che convessa, fanali con fascio di luce simmetrico e para-urti posteriore più bombato per ospitare la struttura di assorbimento degli urti in caso di tamponamento. Nelle versioni sedan inoltre non aveva (e non ha) le frecce arancioni e indipendenti, ma la lampadina per le luci di stop lampeggiano in rosso. Con in restyling hanno iniziato a fabbricare la Fiesta qui in Brasile, seguendo a specchio la versione Europea in tutti i dettagli, fari, specchietti, para-urti, luci varie ecc, e la versione sedan continua ad essere importata dal Messico. In pratica abbiamo dua auto diverse nei dettagli... Stessa cosa succede per le Ford Fusion (in Europa la Nuova Mondeo), Nissan Sentra, Ford Edge, Chevrolet Camaro e Fiat 500... Alcune marche come BMW, Mercedes e VW che producono in Messico o USA, mandano in Brasile le auto con le specificazioni Europee. E sulle tassazioni, il Brasile è ridicolo. Siccome l'industria locale non è competitiva a livello globale per via degli alti costi della materia prima, mano d'opera, energia elettrica ed un alto tasso di lucro per auto venduta, allora lo stato ha imposto nuove tasse per proteggere l'industria nazionale dall'arrivo delle auto importate (invece di ridurre le tasse per le aziende e renderle piu competitive). Prima c'era gia una tassa di importazione altissima, pari al 35%, ma anche con questa tassa stavano cominciando ad arrivare i Koreani con le i30, ix35, Spotage, Cerato, Sorento, SantaFé ecc con auto super accessoriate a prezzi competitivi rispetto alle scarne e care auto Brasiliane... Gli industriali poi sono andati a "piangere" dal governo, che ha deciso di aumentare l'IPI (Imposta sui Prodotti Industrializzati) delle auto d'importazione fino al 35%, riducendone la competitività. L'Europa giustamente ha avviato un processo contro il Brasile tramite l'OMC per protezionismo e favoreggiamento dell'industria locale...
Ritratto di cat72
1 febbraio 2015 - 12:01
come dovrebbe difendere un Paese la sua produzione interna?In Europa bisognerebbe avere regole uguali nei costi dei salari,tasse,etc...Dimmi come si fa ad essere competitivi quando(ingiustamente) in Romania,Polonia,ecc. i salari sono da fame?
Ritratto di Dallebu
1 febbraio 2015 - 16:10
Il problema nel caso del Brasile è che il colpevole della poca competitività dell'industria è il governo stesso, che un auto fatta in Brasile te la tassa in 46%!!! Cioè, invece di ridurre le tasse fino ad un livello umano, loro preferiscono mettere i bastoni fra le ruote agli altri... Le auto (e un po tutto) sono carissime in Brasile, per farti un esempio, mettiamo che un Italiano guadagna 1.500 Euro al mese e si deve comprare una Punto che parte diaciamo da 11.000 Euro. Ecco adesso pensa ad un Brasiliano che guadagna diciamo 1.500 Reais al mese e una Punto simile parte da 42.000 Reais... Ecco il divario che c'è... La benzina in Italia costa diciamo 1.50 al litro, e qui costa 3,25 Reais al litro... E gli stipendi sono numericamente simili a quelli in Italia, forse un pelo di piu ma non ne sarei cosi sicuro. Per esempio se un operaio in Fabbrica guadagna 1.200 Euro al mese, un Brasiliano ne guadagna 1.200 di Reais. Il governo ha delle tassazioni disumane, amici e parenti Italiani che vengono in ferie rimangono a bocca aperta con i prezzi in generale, e si domandano come fanno i Brasiliani ad accettare una roba del genere...
Ritratto di UnAltroFiattaro
31 gennaio 2015 - 00:36
Effettivamente è assurdo che due paesi importanti e con molte cose in comune quali USA e UE abbiamo tutte queste differenze nelle omologazioni delle vetture. Fino a 20'anni fa non era così necessario, ma ormai con la globalizzazione e la standardizzazione dei gusti, un'uguaglianza legislativa è fondamentale! Tanto più che al giorno d'oggi con i mega gruppi e le joint venture che ogni costruttore ha in essere, sarebbe la cosa più ovvia! FCA, FORD e GM per esempio, sono profondamente radicate in entrambi i continenti ed è ridicolo che per poter essere a norma, debbano investire miliardi per la doppia omologazione e quindi doppia progettazione, di uno stesso modello...
Ritratto di gilletvertigo
2 febbraio 2015 - 12:00
ma infatti non sono così simili come credi
Ritratto di kerium
4 febbraio 2015 - 19:20
Non è forse che qualche big boss teutonico dopo avere pappato la torta cinese si stà rendendo conto dei numeri importanti che stà facendo un certo automotive player oltre oceano?