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Carenza di chip: altra mazzata sulla produzione di auto

Pubblicato 16 febbraio 2021

Insieme al rallentamento della produzione dovuto alla crisi economica, le fabbriche di auto stanno avendo grossi problemi per la carenza di circuiti integrati: ma qual è la causa?

Carenza di chip: altra mazzata sulla produzione di auto

IL CHIP LOGORA CHI NON CE L’HA - Sappiamo che le automobili moderne sono così ricche di elettronica che la scarsità di microprocessori ne può rallentare la produzione. Se, per esempio, mancano i chip per la strumentazione digitale o la frenata automatica, l’auto non può essere completata. E le conseguenze possono essere pesanti: per esempio, il gruppo Stellantis ha deciso di fermare l’impianto di Melfi, nel quale si producono anche le Jeep Ibride, il il 15, 16, 22 e 23 febbraio e ha già in programma altre chiusure fino alla fine di marzo. La causa è un fornitore che ha comunicato, all’ultimo minuto, di non poter spedire un componente elettronico causa carenza di chip. Anche la GM chiuderà temporaneamente tre impianti USA e ne rallenterà un altro per lo stesso motivo. Stessa sorte per lo stabilimento Honda nel Regno Unito, mentre Volkswagen prevede di perdere 100.000 auto in questo primo trimestre per il cosiddetto “chip shortage”.

LA CONCORRENZA DELL’INDUSTRIA ELETTRONICA - Ma per quale motivo le case automobilistiche si trovano in questa situazione? A causa della forte concorrenza dell’industria elettronica, informatica e medicale. Con la pandemia la domanda di microprocessori ha subito un’impennata per la richiesta di apparecchi medicali e di pc e tablet per telelavoro e didattica a distanza. Anche gli apparecchi da intrattenimento hanno pesato: la richiesta di tv e console per videogioco è aumentata molto per ingannare il tempo durante i lockdown. Inoltre l’industria dell’automotive è stata svantaggiata dal rallentamento della produzione, cosa che ha fatto dirottare le produzioni di chip verso quei settori maggiormente trainanti. La realizzazione dei semiconduttori è un processo molto complesso e ha tempi di consegna fino a 26 settimane. Le grandi oscillazioni degli ordini automobilistici durante la pandemia hanno quindi sfasato le consegne.

“PERSE” MOLTE AUTOMOBILI - La società di ricerca LMC stima che per questo motivo si sono perse globalmente 450.000 automobili solo nel mese di gennaio del 2021. Queste difficoltà potrebbero durare fino all’inizio del secondo semestre dell’anno, ma ci sono margini perché l’industria riesca a recuperare completamente entro fino anno. La perdita globale si attesterebbe quindi a 1,1 milioni di unità, delle quali 6-700.000 causate dalla carenza di chip e il resto dai blocchi indotti dal coronavirus. 



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Ritratto di FlavioD
17 febbraio 2021 - 09:08
Brutto colpo per il mondo auto. Penso che questo possa spingerle sempre di più per la creazione di aziende affiliate che si occupino di sviluppo di calcolatori dedicati al mondo automotive, senza ulteriori interesse verso altri settori. Qualcomm e Intel sono dei colossi ma se la dipendenza da loro crea un blocco del mercato, sarebbe un'ipotesi accreditata quella di un'eventuale joint venture dedicata allo sviluppo dei SoC. Anche perché le tecnologie, specie in ambito di sicurezza e controllo sono condivise da quasi tutti.
Ritratto di Dr.Torque
17 febbraio 2021 - 09:34
Non è questione di soli chip. Le materie prime stanno subendo attacchi speculativi globali volti ad aumentarne il prezzo artificiosamente a dispetto della crisi. Ci sarà carenza di tecnopolimeri ed aumenti nei metalli che si ripercuoteranno presto sulle attività produttive sia in termini di costi che di tempi.
Ritratto di rv
17 febbraio 2021 - 11:29
In effetti ci sono già ora difficoltà nell'approvvigionare tecnopolimeri e acciai. Il fenomeno è ciclico : in alcuni periodi chi compra ha più potere negoziale e comprime la marginalità dei produttori di materie prime e semilavorati mentre in altri periodi, come in questi mesi, vi sono dei recuperi. E' ovvio che chi mette sul mercato i prodotti finiti non pubblicizza quando ottiene dei saving a sfavore di chi sta a monte della supply-chain e se ne guarda bene dal trasferire il vantaggio a valle. Invece, quando subisce gli aumenti , da risalto al fenomeno per preparare il consumatore agli aumenti di prezzo.
Ritratto di Dr.Torque
17 febbraio 2021 - 12:54
eh sì, i maggiori guadagni vengono internalizzati e le maggiori spese vengono riversate sul consumatore finale. Nulla di nuovo comunque, è quello che si è sempre visto alle pompe di benzina. Però in questo periodo le case automobilistiche non se la passano molto bene e temo che l'erosione dei margini l'abbiano sentita.
Ritratto di franco 006
17 febbraio 2021 - 17:25
come mai non si producono in Italia o i Europa dato che i progetti sono largamente fatti da noi si può aprire uno stabilimento da noi con tutti i periti industriali che sono senza lavoro il costo sarebbe addirittura inferiore
Ritratto di Check_mate
17 febbraio 2021 - 17:26
perché se le materie prime mancano ai colossi del settore, figurarsi agli ultimi arrivati
Ritratto di MS85
18 febbraio 2021 - 16:53
Purtroppo tra i commenti prima e dopo si scopre che non solo ci sono 60 milioni di AD del mondo auto in Italia. Ci sono anche 60 milioni di esperti di componentistica IT con la soluzione pronta in tasca.
Ritratto di GeorgeNN
18 febbraio 2021 - 08:40
Il virus sta emergendo la melma di quella classe politica europeista che ha fortemente caldeggiato la globalizzazione spingendo le imprese a delocalizzare nei paesi in via di sviluppo per produrre prodotti e/o componentistica a basso costo. E se quelli della fca avessero riconvertito la fabbrica di Termini Imerese alla produzione di microchip anzichè venderla, a quest'ora non avrebbero certi problemi. Adesso si mettono ampiamente in quel posticcino....