DALLE PAROLE AI FATTI - Non si placano le polemiche sul certificato di proprietà digitale dell’auto, nato il 5 ottobre 2015 ed emesso dal Pra (gestito dall’Aci). Già sette mesi fa, l’Unasca (l’Unione delle autoscuole) aveva dichiarato che quel documento elettronico avrebbe reso le pratiche auto più difficili, anziché semplificarle: vedi la news qui. Così la stessa Unasca ha fatto ricorso al Tar del Lazio per l’annullamento della circolare n. 005/0007641/15, del 28 settembre 2015, con la quale l’Aci dettava le istruzioni per introdurre il certificato digitale, nell’ambito del progetto Semplific@uto: l’Unione sostiene che l’Aci miri in realtà a “modificare la disciplina sostanziale e la consegna cartacea del certificato, invocando impropriamente l’applicazione del codice dell’amministrazione digitale, che però non conferisce ad Aci alcun potere di effettuare la riforma oggetto della circolare”. In più, l’Unasca ritiene che, attraverso il progetto Semplific@uto, l’Aci punti a “precostituire il proprio ruolo prima che la riforma ne svuoti le funzioni trasferendole al ministero”.
RICORSO ACCOLTO - La sentenza del Tar ha accolto il ricorso, annullando la circolare Aci: in buona sostanza il certificato cartaceo è ok, non solo quello digitale. L’articolo 43 del codice dell’amministrazione digitale prescrive che i documenti informatici possano essere archiviati anche in forma cartacea. L’Aci però potrebbe fare appello. La storia continua...







