ENORME LAVORO DI RECUPERO - Le migliaia di vetture travolte dall’impressionante muro di acqua che si è abbattuto sulla costa a nord-est del Giappone, due settimane fa, sono state rimosse, messe su degli autocarri e deposte a riposare come in un cimitero, in file ben ordinate, sulle pianure. La maggior parte sono state marchiate con della vernice spray, a indicare se all’interno c’erano dei corpi da estrarre, e vicino a ciascuna è stata posizionata la targa di riferimento per aiutare i proprietari o i membri della famiglia a ritrovarle.
COME LUI MOLTI ALTRI - Motohiro Yamazaki, per esempio, secondo quanto scritto dall'agenzia di stampa Reuters, ha dichiarato che il giorno dello tsunami aveva parcheggiato vicino all’ufficio, nella città di Miyako, e che prima ha visto l’onda devastante dalla sua finestra, e subito dopo la stessa che si ritirava, portandosi via tutto quello che trovava, compresa la sua Suzuki.
TUTTI SI DANNO DA FARE - La città di Sendai, per esempio, ha messo a disposizione parcheggi e campi da baseball a utilizzo discarica per tutti i resti di elettronica in generale. Le persone si recano a Miyako, presso il cimitero delle vetture, per prendere le targhe delle loro auto, e tutti i documenti necessari per rivolgersi alle compagnie di assicurazione e al governo.
CHI NON HA PIÙ NIENTE - In molti, oltre ai propri cari e la casa, hanno perso anche la patente, la licenza di lavoro e l’assicurazione sanitaria che erano nella macchina. E senza di quelle non possono neanche andare all’ospedale. La macchina di Yamazaki, comunque, non è più stata ritrovata, e lui spera sia da qualche parte in mezzo all’Oceano Pacifico.
Foto: Natsuko Kadoyama