L’industria automobilistica è molto preoccupata delle restrizioni che la Cina sta applicando alle esportazioni di terre rare, indispensabili per la produzione di motori elettrici e batterie. La decisione di Pechino ha sconvolto la catena di approvvigionamento e potrebbe presto causare ritardi e interruzioni nella produzione. Senza la prospettiva di poter avere una soluzione rapida. Le ultime a segnalare la situazione sono state le case tedesche, che hanno denunciato come la limitazione delle esportazioni potrebbe bloccare la produzione e mettere a rischio le economie locali. La cosa non tocca solo i produttori di automobili, ma anche quelli aerospaziali, le aziende che producono semiconduttori e gli appaltatori militari in tutto il mondo.
Il governo cinese ha preso deciso di sospendere un’ampia gamma di minerali essenziali all’inizio di aprile 2025 e sono state considerate come una sorta di ritorsione contro i dazi voluti dal presidente degli USA, Donald Trump, sfruttando così la sua posizione dominante nelle principali catene di approvvigionamento per convincerlo a rivedere le sue posizioni. Questa settimana è previsto un incontro tra lo stesso Trump e il presidente cinese Xi Jinping: tra gli argomenti sul tavolo ci sarà senza dubbio anche la questione delle esportazioni delle terre rare. Al momento, se la Cina continuerà a confermare il blocco, le alternative sono molto limitate e molti esperti sono convinti che la produzione di nuove automobili e altri prodotti possa interrompersi entro la fine dell’estate.
Sul fronte europeo, la Camera di Commercio della UE in Cina ha tenuto diversi incontri con il ministero del Commercio cinese. Pechino non ha bloccato del tutto le esportazioni, ma le aziende che vogliono acquistare i materiali hanno bisogno di una licenza, tuttavia la procedura per ottenerne una non è semplice: “Ad alcuni candidati sono state richieste informazioni sensibili che potrebbero compromettere la loro proprietà intellettuale”, ha spiegato Adam Dunnett, segretario generale della Camera di Commercio UE in Cina. Inoltre, “le domande che devono essere esaminate sono migliaia e le risorse del ministero limitate”, ha sottolineato Dunnett.
















































































































