FACCIAMOLI CONOSCERE - I colossi cinesi dell’automobile fanno shopping a Torino. Almeno, questa è la speranza dei 35 responsabili delle aziende piemontesi che lavorano (anche) per la Fiat, reduci da un incontro con otto rappresentanti di altrettante case dagli occhi a mandorla. Si è così voluto dare la possibilità agli italiani di presentare i propri prodotti, sperando di mettere piede in quello che è ormai diventato il primo mercato mondiale dell’auto, con 18 milioni di veicoli immatricolati nel 2010 all’ombra della Grande Muraglia. Organizzati dal Centro estero per l’internazionalizzazione e dall’Istituto nazionale per il commercio estero, in collaborazione con regione Piemonte e Camera di commercio di Torino, gli incontri si sono tenuti nel centro congressi del capoluogo piemontese.
IN FUGA DALLA CRISI DELL’AUTO ITALIANA - «Lo stop dello stabilimento Fiat di Mirafiori per l’indotto è un problema”, ha spiegato all’inviato del quotidiano il Sole 24 Ore Vittorio Roccavilla, direttore vendite della Amet, azienda specializzata nello sviluppo di dispositivi meccanici. “Queste iniziative sono fondamentali per farci conoscere e presentare le nostre attività. Noi, con un fatturato di appena 3,5 milioni, non abbiamo la dimensione per poter andare da soli in Cina”. I cinesi sembrano gradire: “Qui a Torino ci sono grandi competenze e una cultura storica dell’auto di cui noi vogliamo approfittare”, ha detto Wang Canjun, responsabile delle operazioni internazionali della Chery.
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