ENNESIMO ALLARME - Un urlo di dolore e di allarme. È quello lanciato dalla Federauto, l’organizzazione dei concessionari auto italiani dopo la diffusione degli ultimi dati relativi al mercato dell’automobile (calo del 7,9% a maggio; dell’11% nel periodo da gennaio a maggio). Di dolore per la situazione in cui versa l’intero settore automotive che rappresenta l’11,4% del Prodotto interno lordo italiano e dà lavoro a circa 1,2 milioni di persone. Di allarme perché il ventilato aumento di un punto dell’aliquota Iva dal primo luglio costituirebbe un ulteriore aggravamento della situazione.
MORIRE DI TASSE - Il presidente della Federauto, Filippo Pavan Bernacchi, ha commentato tale prospettiva sostenendo che il provvedimento significherebbe “contrarre ulteriormente i consumi in un Paese in cui quelli interni valgono l’80% del totale. Sarebbe assurdo e incomprensibile dato che lo stesso Governo Letta si è reso conto che l’Italia sta morendo di tasse, di una pressione fiscale su famiglie e imprese che non ha eguali nel mondo”.
CROLLO DEI CONSUMI - Pavan Bernacchi ha ricordato in proposito come nel 2012 “la pressione fiscale è salita al 44%, in aumento rispetto al 42,6% registrato nel 2011. E questo dato ha contributo a far crollare i consumi, su cui si basa la nostra economia. Nel 2012 infatti la spesa per consumi delle famiglie ha mostrato un'ampia contrazione in volume, pari al -4,3%, dopo essere risultata quasi stabile nel 2011. Ma se parliamo di trasporti la contrazione è doppia rispetto alla media, ovvero -8,5%”.
UNA PROPOSTA: RIDURRE L’IVA - A proposito dell’ipotesi di aumentare l’Iva, il presidente dei concessionari non solo si è dichiarato con forza contrario a tale iniziativa, ma ha addirittura proposto una riduzione, al fine di dare un contributo per rinfocolare la propensione all’acquisto, oggi sempre più debole e tale da aver portato alla chiusura molte aziende e di far rischiare la stessa sorte a tante altre.