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Costi dell’auto: l’Unrae punta sulle detrazioni

19 novembre 2014

L’associazione delle case estere rilancia la sua proposta di sostegno al diritto alla mobilità delle famiglie.

Costi dell’auto: l’Unrae punta sulle detrazioni
UN CARICO ECCESSIVO - Se in Italia si vendono poche macchine, non è solo colpa della recessione, ma anche del peso fiscale che grava sul mondo dell’auto in tutte le sue componenti: per questo, l’Unrae (l’unione delle case estere) rilancia la sua proposta per detrarre i costi dell’auto, e di sostegno al diritto alla mobilità delle famiglie. Lo ha fatto oggi a Milano, col supporto della ricerca “Gli italiani e l’auto: un rapporto da rilanciare su nuove basi”, condotta dal Censis (un istituto di ricerca socio-economica) con il contributo dell’associazione. Lo studio è stato presentato da Giuseppe De Rita e da Marco Baldi (rispettivamente presidente e responsabile del settore territorio del Censis), e da Massimo Nordio, presidente dell’Unrae. I numeri snocciolati sono sconfortanti. Anzitutto, il contesto economico generale ha determinato una contrazione dei consumi delle famiglie dell’8% rispetto al 2007, di cui hanno fatto le spese più i beni (-15,6%) che i servizi. In particolare sono diminuiti i consumi “durevoli” (-29,6%).
 
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SCELTE DOLOROSE - La rinuncia a sostituire la vettura di famiglia, spiega lo studio, non è indolore per gli italiani, che hanno sempre privilegiato l’auto per i propri spostamenti. Basti dire che sono quasi 29 milioni i pendolari, e che il 60,8% utilizza un’auto. Ma la caduta delle immatricolazioni di nuove vetture sparge i suoi effetti in tante direzioni. L’intero settore dell’automotive è sotto pressione: dal 2008 si sono persi 26.500 addetti e il fatturato complessivo è sceso del 18,6%. Il suo contributo al Pil del Paese rimane fondamentale, ma è sceso dall’11,7% al 7,8%.
 
IL VECCHIO INQUINA ED È PERICOLOSO - L’età media del circolante è oggi di 9,5 anni, mentre nel 2006 era di 7,5. Le auto con più di 14 anni di età erano il 27,7% del parco circolante nel 2006, mentre oggi ne costituiscono ancora il 28,4% (sfiorando i 10 milioni di unità). Questo determina un aumento per chilometro percorso del consumo di carburante, delle emissioni di anidride carbonica e di sostanze inquinanti. I 10 milioni di veicoli poco “puliti” emettono ogni anno 22,5 milioni di tonnellate di CO2. Se venissero sostituiti, le emissioni si ridurrebbero di 12,2 milioni di tonnellate. Ma, soprattutto, il mancato rinnovo non consente l’abbattimento del costo sociale dell’incidentalità che sarebbe possibile con un parco auto meno obsoleto. Il tasso di mortalità (morti per 1.000 autovetture coinvolte in incidenti) delle auto con più di 11 anni di vita è il triplo di quelle con meno di 2 anni. La sostituzione della componente più obsoleta del parco determinerebbe una riduzione della mortalità del 7,8%.
 
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QUAL È IL PIANO - Sulle base di queste considerazioni esposte dal Censis, Massimo Nordio ha rilanciato il messaggio di attenzione alla mobilità privata: “Il governo continua a sostenere settori specifici, tanto è vero che la lista delle spese detraibili è molto lunga. Tra quelle più importanti emerge il sostegno per le ristrutturazioni edilizie. Se la casa è un bene primario e la mobilità privata lo è altrettanto, per quale motivo questa non dovrebbe essere presa in considerazione?”. Il piano proposto dall’Unrae al governo prevede la detraibilità del 10% del costo di acquisto, fino a un massimo di 2.000 euro in 4 anni per l’acquisto di un’auto nuova con emissioni fino a 120 g/km di CO2, e contestuale rottamazione di un’auto Euro 0, 1 o 2. Secondo l’Unrae, una simile manovra determinerebbe 100.000 unità in più per il primo anno e poi via via a scalare fino a 55.000 unità nel medio termine. Inoltre, per le casse dello stato, a fronte di un impegno iniziale di 64 milioni di euro, si recupererebbe un maggior gettito Iva capace di generare un flusso positivo di 22 milioni di euro in 4 anni. Per quanto riguarda il costo sociale dell’incidentalità, si è rilevato che nel periodo 2015-2018 a seguito dell’attuazione del piano proposto si potrebbe registrare un risparmio per la collettività pari a 77 milioni di euro per la riduzione di sinistri. Nella filiera automotive, si recupererebbero 1000 addetti nei soli settori della distribuzione e dell’assistenza autorizzata dei veicoli. Le vendite aggiuntive determinate dal piano, a fronte della rottamazione di auto più vecchie, consentirebbero di risparmiare 400.000 tonnellate di CO2 nei 4 anni considerati. A livello di emissioni inquinanti, nello stesso periodo, verrebbero emesse 2900 tonnellate in meno di monossido di carbonio.


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Ritratto di michelemila
19 novembre 2014 - 18:15
Secondo me è una buona idea. Il problema è che chi ci governa mi sembra sordo...siamo forse l'unico paese che fa pagare in passaggio di proprietà in base alla potenza e non in base al valore dell'auto...follia...
Ritratto di selvaggio
19 novembre 2014 - 19:16
Sarebbe comunque un incentivo per forzare un mercato che seppur in calo frutta al gabelliere di turno fior di milioni certi, ed è l'unica cosa che conta, per il gabelliere, il resto sono puri esercizi di possibilità. E' come il calo del 30% del petrolio da giugno ad ora, da 115 $ al barile a circa 80 $, che non trova riscontro nell'ipotetico calo dei carburanti che non calano perchè il gabelliere è avido, insaziabile.
Ritratto di lucios
20 novembre 2014 - 00:13
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......secondo me l'unico modo per riaviare i consumi, tra i quali anche quelli legati al mercato dell'auto, è concedere alla gente delle detrazioni, ma non solo in fase di acquisto anche in fase di mantenimento (benzina, rca, bollo, manutenzione, ecc.).......è l'unica strada, altrimenti non ci resta che il "CIUCCIARIELLO DA SOMA"..........

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