FINE DI UNA STORIA - Dopo il padre (qui la news) anche il figlio è finito nei guai. Gian Luca Rossignolo, figlio dell’industriale Gian Mario Rossignolo ed ex amministratore delegato della De Tomaso, è stato arrestato per ordine del Tribunale di Torino con l’accusa di truffa aggravata ai danni dello Stato in merito a una vicenda di presunti falsi corsi di formazione. Secondo l’accusa, maturata da indagini della Guardia di Finanza, Rossignolo jr sarebbe pesantemente coinvolto nell’affaire delle attività di riqualificazione del personale dell’azienda finanziate con denaro pubblico (7,5 milioni di euro) e mai avvenute.
GRANDI PROGETTI CON I SOLDI PUBBLICI - La vicenda ruota attorno a una fideiussione falsa esibita a garanzia per ottenere il finanziamento, poi finito in parte allo stesso Gian Luca Rossignolo e in parte al commercialista bergamasco Christian Limonta, arrestato nel luglio scorso assieme Giovanni Mario Rossignolo, padre di Gian Luca sempre per questioni attinenti la De Tomaso. Il materiale in mano agli inquirenti a proposito della vicenda De Tomaso è abbondante e filoni di inchiesta.
NON SOLO FORMAZIONE - Oltre ai 7,6 milioni di euro stanziati dal Ministero del Lavoro per i corsi di riqualificazione dei lavoratori, in ballo c’è un altro finanziamento milionario: quello di 6 milioni di euro concesso dalla Regione Piemonte per sostenere la ricerca della ipotizzata nuova De Tomaso, che avrebbe dovuto operare negli ex stabilimenti Pininfarina di Grugliasco (Torino) e Livorno per la produzione di auto di lusso. Tutte le indagini sono iniziate nella scorsa primavera quando fu annunciato l’arrivo di nuovi sedicenti soci cinesi che indussero la Guardia di Finanza ad andare a vedere più da vicino la situazione con la constatazione che i documenti alla fideiussione relativa ai corsi di riqualificazione era falsa.
TANTE PAROLE, NESSUN FATTO - In realtà, nulla è stato fatto e nel luglio scorso la De Tomaso è stata dichiarata fallita; per i circa 1.100 lavoratori dipendenti è stata decisa la cassa integrazione straordinaria per fallimento e, per i Rossignolo e alcuni loro collaboratori sono scattate le misure cautelari della magistrature. Nei giorni scorsi la magistratura ha anche ordinato il sequestro cautelare di beni per 2 milioni di euro direttamente o indirettamente nella disponibilità della famiglia Rossignolo.
















