Le vetture supersportive godono dell’affetto più incondizionato da parte degli appassionati, che rimangono inevitabilmente estasiati dalla loro potenza, dalla loro velocità e dai loro contenuti tecnici. Esiste però una sottocategoria ancora più esclusiva e d’elite, nella quale rientra un gruppo molto ristretto di supersportive: sono i modelli stradali di automobili nate per le competizioni, quel genere di vettura che ogni bambino vuole conservare nelle vesti di modellino oppure di poster. La loro origine sta nei regolamenti imposti dalle varie federazioni, che obbligano talvolta le case costruttrici a lanciare in serie un piccolo numero di automobili strettamente imparentate con quelle schierate sui vari campi di gara: l’obbligo è necessario per consentire a quello specifico modello di ottenere l’abilitazione per gareggiare. Ne abbiamo scelte dieci, ma ce ne sono molte alte. Quali sono, secondo te?
FERRARI 250 GTO (1962)
Nel 1962 la Federazione Internazionale dell’Automobilismo (FIA) obbligava le aziende costruttrici a realizzare almeno cento esemplari stradali delle vetture da corsa iscritte al Gruppo 3, categoria inserita nel Campionato del mondo Sportprototipi. Stando alle cronache, però, la Ferrari bara in maniera spudorata: ne costruì solo trentanove e rispettò una numerazione del telaio non progressiva, così da beffare (insieme ad altri espedienti) i delegati della FIA. L’automobile venne lanciata nel 1962 e deve il proprio nome alla cubatura unitaria di ciascun cilindro (250 cc), a cui si aggiunge l’acronimo Gran Turismo Omologata. Rappresenta una evoluzione della più anziana 250 GT SWB, impiega un motore V12 da 3.0 litri ed il suo stile porta la firma di Sergio Scaglietti, mentre lo sviluppo della parte tecnica è affidato a Giotto Bizzarrini. La 250 GTO è ad oggi l’automobile più cara mai andata all’asta (38 milioni di dollari).
FORD GT40 (1964)
Il costruttore statunitense decide a metà Anni 60 di voler investire con decisione per sviluppare un’automobile da corsa, veloce abbastanza per mettere in difficoltà le sportive della Ferrari. La decisione pare vada attribuita ad Henry Ford II, allora numero uno della società fondata dal nonno, che volle in tal modo vendicarsi del gran rifiuto subito da Enzo Ferrari: il Drake non volle cedere la Ferrari agli americani e diede inizio ad una rivalità molto sentita in ambito sportivo. Nel 1964 nasce quindi la GT40, il cui nome combina l’idea di Gran Turismo all’altezza effettiva del corpo vettura: i 40 pollici equivalgono a 102 cm. L’automobile esordisce con un V8 da 4.7 litri, ma già nel 1966 ottiene il V8 7.0 che ne decreterà i successi in gara. La Ford GT40 entra nella leggenda vincendo per quattro edizioni consecutive le 24 Ore di Le Mans (1966-1969).
ALFA ROMEO 33 STRADALE (1967)
La Tipo 33 è ricordata soprattutto per le due affermazioni nel campionato del mondo Sportprototipi (1975 e 1977), momenti di vertice nell’ambito di una carriera sportiva ricca di soddisfazioni. Da questo modello l’Alfa Romeo ricavò una vettura adatta per la circolazione su strada, realizzata in diciotto esemplari fra il 1967 ed il 1969: si chiama Alfa Romeo 33 Stradale ed è una sportiva dalle forme eleganti, levigate, alta solamente 99 cm e lunga quanto una vettura da città oggi a listino (397 cm). Il motore si trova dietro l’abitacolo ed è un vero capolavoro d’ingegneria, sviluppato dal reparto corse dell’Alfa Romeo: i tecnici dell’Autodelta misero a punto un’unità compatta e molto leggera, realizzata parte in magnesio, dalla cilindrata contenuta (2.0 litri) in rapporto all’architettura V8. La vettura era accreditata di 230 CV, mentre la Tipo 33 raggiungeva i 270 CV. L’Alfa Romeo 33 Stradale fu la prima automobile equipaggiata con portiere apribili verso l’alto.
LANCIA STRATOS (1973)
Ad inizio Anni 70 la Lancia si trova nell’esigenza di sostituire la Fulvia Coupé HF, vettura che si aggiudicò nel 1970 l’allora Campionato internazionale costruttori (non si chiamava ancora Campionato mondiale rally). L’azienda torinese sceglie una coupé progettata appositamente per le gare, disegnata da Marcello Gandini, allora impiegato presso la Bertone, che immagina una due porte dalle forme avveniristiche e dal parabrezza curvo. Fu una piccola rivoluzione. La Stratos - il suo nome originale era Strato’s, ma divenne nota senza l’apostrofo - viene realizzata in 400 esemplari stradali e svolge i primi test nel 1972, ma il suo periodo di gloria è racchiuso fra il 1974 ed il 1977: in quegli anni si aggiudica tre edizioni del Campionato del Mondo Costruttori ed un titolo piloti (con Sandro Munari). Continua a gareggiare nei rally fino al 1982. Parte della sua fortuna è legata da una meccanica d’eccezione, visto che il motore V6 2.4 (190 CV) e la trasmissione erano gli stessi della Ferrari Dino 246.
FIAT 131 RALLY (1976)
La Stratos si aggiudicò il campionato rally fra il 1974 ed il 1977. Era una vettura molto competitiva ed ancora attualissima, ma il gruppo Fiat scelse comunque di mandarla in pensione per ragioni commerciali: bisognava promuovere la 131. Quest'ultima era la classica berlina da famiglia, ma fu ampiamente rimaneggiata dall'Abarth. I tecnici lavorarono per alleggerirla, per migliorare la gestione della potenza e per aumentare le prestazioni del motore. La 131 per le competizioni esordì nel gennaio 1976, a Montecarlo, due mesi prima della vettura stradale. Questa montava un quattro cilindri 2.0, reso meno performante dell’unità da corsa: il sistema d'iniezione fu sostituito da un meno indicato carburatore Weber, che peggiorò il rendimento della testata ed infiacchì il due litri. Tale problema non riguardava la variante da rally, che si aggiudicò tre campionati costruttori (1977, 1978, 1989) e due titoli piloti (1978, 1980).
PEUGEOT 205 T16 (1984)
Le regole del campionato rally vengono perfezionate nel 1982, quando le Gruppo 4 lasciano spazio alle Gruppo B. Sono automobili più estreme e radicali delle Stratos e 131 (entrambe inserite nel Gruppo 4), molto leggere e decisamente potenti. Devono essere costruite in almeno 200 esemplari per la strada. Una delle esponenti più note è la Peugeot 205 T16, capace di aggiudicarsi ben quattro titoli iridati: ai due mondiali costruttori (1985-1986) vanno sommati gli allori dei finlandesi Timo Salonen (1985) e Juha Kankkunen (1986). La versione stradale utilizza un 1.8 turbo da 200 CV, ma quella da corsa può contare su un 1.8 potenziato negli anni fino a 560 CV. L’automobile è stata costruita fra il 1984 ed il 1986 ed ha partecipato anche alla Parigi-Dakar, dove si è imposta nel 1987 e nel 1988.
DAUER PORSCHE 962 (1993)
La Porsche 962 è stata una vettura da corsa molto fortunata e di successo, capace di aggiudicarsi in tre occasioni la 24 Ore di Le Mans (1986, 1987, 1994) e per due volte il Campionato mondiale sportprototipi (1985, 1986). L’ultima affermazione sul circuito francese venne ottenuta però da una sua stretta evoluzione, costruita dall’azienda tedesca Dauer Racing. A partire dal 1993 la Dauer realizzò anche tredici esemplari stradali, ricordati tutt’oggi per il loro notevole potenziale: il motore sei cilindri boxer era quasi identico alla 962, ma venne liberato di tutte le restrizioni obbligatorie e sviluppava una potenza nell’ordine dei 730 CV. Il peso contenuto in meno di 1.100 kg regalava alla Dauer 962 Le Mans uno 0-100 km/h in 2,8 secondi e una velocità massima superiore a 400 km/h. È stata prodotta fino al 1997.
MCLAREN F1 LM (1996)
Il primo posto alla 24 Ore di Le Mans è un elemento comune a molte vetture presenti in questa pagina. Rientra nel gruppetto anche la McLaren F1 GTR, che dominò l’edizione del 1995: la coupé inglese vinse l’estenuante maratona e si classificò anche in terza, quarta, quinta e tredicesima posizione. Il record venne celebrato dalla McLaren lanciando una versione stradale della GTR, denominata LM e costruita in cinque unità (più l’esemplare utilizzato come prototipo). La F1 LM ricalca l’estetica della F1 stradale, guadagna appendici aerodinamiche di maggior profilo e viene alleggerita nei punti chiave, così da mantenere la massa complessiva entro quota 1.100 chili. Il V12 mantiene la cilindrata di 6.1 litri, ma sviluppa una potenza di 680 CV ed assicura un passaggio 0-97 km/h in meno di 3 secondi.
MERCEDES CLK GTR (1998)
Il nome CLK non deve trarre in inganno, perché la GTR non spartisce nulla con la lussuosa coupé allora in vendita. La Mercedes CLK GTR è infatti una vettura da competizione, leggera e potentissima, con carrozzeria in fibra di carbonio e motore V12 da 600 CV. Nel 1997 e nel 1998 si aggiudicò i titoli piloti e costruttori del campionato FIA GT, ma è ricordata soprattutto per il clamoroso incidente alla 24 Ore di Le Mans del 1997: l’automobile guidata da Mark Webber perse aderenza e decollò mentre stava per affrontare la curva Indianapolis. La CLK GTR è stata realizzata in venticinque esemplari stradali, disponibili in versione coupé o roadster. Il motore era un V12 da 6.9 litri e 612 CV, ma alcune unità furono equipaggiate con un dodici cilindri da 7,3 litri. Le vetture stradali furono costruite fra il 1998 ed il 1999.
MASERATI MC12 (2004)
Ad inizio Anni 2000 la Maserati sente il bisogno di tornare a respirare profumo di competizioni, dove mancava dal 1967: in quell’anno partecipò al suo ultimo campionato internazionale. La casa del Tridente sfrutta la collaborazione della Ferrari e modifica il telaio della Enzo, disegnando però una barchetta molto più larga e dalla minore resistenza all’avanzamento. Si chiama MC12 e domina il campionato FIA GT, vinto dal 2005 al 2009. Ne verranno realizzate 50 unità: 25 sono riservate alla pista ed altrettante alla strada. Queste ultime adottano un motore V12 da 6.0 litri, accreditato di 630 CV, capace di garantire un tempo sullo 0-100 km/h in circa 3,8 secondi. L’ultimo esemplare è stato ultimato nel 2005.
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Ferrari 250 GTO (1962)
28%
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Alfa Romeo 33 Stradale (1967)
22%
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Lancia Stratos (1973)
12%
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Ford GT40 (1964)
9%
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Fiat 131 Rally (1976)
7%
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Peugeot 205 T16 (1984)
6%
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Maserati MC12 (2004)
6%
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Mercedes CLK GTR (1998)
4%
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McLaren F1 LM (1996)
3%
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Dauer Porsche 962 (1993)
2%