ABBIAMO CHIESTO AI NOSTRI LETTORI di votare la vettura più significativa del decennio appena trascorso, insieme al personaggio che ha lasciato maggiormente il segno nell’industria dell’automobile nello stesso periodo. Vedere la Tesla S ed Elon Musk vincere le rispettive classifiche (le trovate su alVolante.it) conferma la centralità dell’elettrico quando si parla di auto. Finora, tutto questo “parlare” non si è tradotto in numeri di vendita significativi; ma, sul fatto che il motore del cambiamento funzioni a corrente anziché a gasolio, sembrano non esserci dubbi. Per la casa californiana e il suo patron, poi, le ultime sono state settimane trionfali, con il titolo che ha guadagnato il 75% a Wall Street, spinto dagli utili del terzo trimestre, dai pre-ordini del nuovo Cybertruck (a fine anno erano più di 250.000) e dall’avvio della produzione in Cina della Tesla 3, naturalmente con grandi ambizioni.
AL DI LÀ DEL CASO-TESLA, restano gli interrogativi. Le conseguenze del passaggio al nuovo modo di fare l’automobile, con pesanti tagli di posti di lavoro in tutta Europa, sono sotto gli occhi di chiunque le voglia vedere. A chi fa notare che anche i produttori di rullini fotografici, i “poveri maniscalchi” o i linotipisti di cui cantava Lucio Dalla sono stati cancellati dal progresso, si potrebbe rispondere che, senza sostanziosi aiuti pubblici, le vetture elettriche non si venderebbero. Col risultato che al triste elenco delle professioni estinte andrebbe probabilmente ad aggiungersi quella dei venditori di auto a pila. Di fatto, è la collettività - in Italia come in Norvegia - a farsi carico di una parte del differenziale di prezzo che rende poco competitivi questi modelli.
LE ELETTRICHE OFFRONO INDISCUTIBILI VANTAGGI nella riduzione degli inquinanti e delle polveri sottili in città (e non è poco), dove vengono in prevalenza utilizzate. La realtà è un po’ diversa se si considerano anche le emissioni di CO2 (il gas ritenuto responsabile del cambiamento climatico mondiale) e si estende lo sguardo alla produzione di queste auto, in particolare delle batterie. Non è casuale se Honda e Mazda hanno scelto pile meno capienti (ma meno dannose per l’ambiente) per i loro modelli, anche a costo di vedersi penalizzate dal lato autonomia. Al bilancio globale concorre, inoltre, la “pulizia” dell’energia che fa funzionare le elettriche. Da dove arriva? Da centrali a carbone, dal nucleare o da fonti rinnovabili? Alla fine, i dubbi sono tanti e la domanda è una sola: ne vale davvero la pena?
Guido Costantini