10
2020
ottobre 2020
Editoriale pubblicato su alVolante di

Nuova 500: il prodotto c’è, senza se e senza ma

MOTOR VALLEY A PARTE, imbattersi in una storia italiana di successo sembra essere sempre più raro, almeno ultimamente. Quando capita, dopo la sorpresa, scattano i distinguo, i soliti “se” e “ma” così frequenti nel ragionamento individuale e collettivo di chi abita il Belpaese. Ce lo confermavano, qualche giorno fa, i numeri di vendita della Fiat 500 mentre scorrevano sullo schermo allestito per l’evento stampa che la FCA aveva organizzato, a Mirafiori, in anteprima per noi giurati dell’Auto dell’Anno. La verità è che gli italiani, pur con tutti i limiti che conosciamo, le automobili le sanno ancora fare. Talvolta perfino meglio dei concorrenti. 

 

QUEI NUMERI RACCONTANO che la citycar disegnata da Roberto Giolito (e fortemente voluta da Lapo Elkann) sta vivendo nella sua lunghissima maturità una vera stagione d’oro. Dal 2017, ogni anno la comprano circa 200mila clienti, in larga misura fuori dai confini nazionali. Meglio di lei fa soltanto la Panda, ma questo è un altro discorso (che conferma la capacità tecnica e le potenzialità della nostra industria). Iconica, unica vera citycar di fascia premium, intramontabile oggetto di culto, la 500 è un caso da manuale e piace in tutta Europa, nonostante (e qui tornano i “se” e i “ma”) i suoi difetti. Tra i quali spicca l’assenza di dispositivi di ausilio alla guida, come la frenata automatica d’emergenza, che le rivali più evolute offrono, senza però conquistare il cuore di chi preferisce la 500. 

 

IMMAGINIAMO PER UN MOMENTO una piccola auto di grande appeal, ma al passo con i tempi nella sicurezza (Adas compresi) e proposta solo con motore elettrico. Chissà perché ci viene in mente la Nuova 500, prodotta proprio a Mirafiori (la fabbrica può sfornarne 80mila l’anno) accanto alla linea di montaggio di un altro “gioiello” chiamato Maserati Levante. Nasce su una nuova piattaforma (che la fusione targata Stellantis con i francesi della PSA non dovrebbe toccare) e ha tutte le carte in regola per continuare l’opera dell’altra 500, prodotta in Polonia. Certo, il “contesto” non dovrà remarle contro: Covid a parte (spada di Damocle che incombe su tutti), il pericolo sta soprattutto nell’insufficienza strutturale italiana nelle colonnine di ricarica. Mentre gli ecoincentivi (che in agosto hanno cominciato a funzionare) non possono che aiutarla, se confermati nel 2021.

Guido Costantini



Aggiungi un commento
Ritratto di Alessandro Di Domenico
18 ottobre 2020 - 15:13
Sono totalmente d'accordo, e credo che FCA debba continuare su questa strada e allo stesso modo non abbandonare il motore termico e le diverse fonti energetiche GPL A E METANO...