ANNO POSITIVO - Il gruppo Fiat Chrysler Automobiles ha pubblicato oggi il bilancio consuntivo 2015 mostrando un ottimo stato di salute, grazie a 113,2 miliardi di fatturato (comprensivi dei 2,6 miliardi prodotti dalla Ferrari, che a inizio anno notoriamente è stata separata dal gruppo). Tale fatturato rappresenta una crescita del 17,8% sul 2014 (+6% a parità dei cambi di conversione delle valute). L’utile netto (sempre compresa la Ferrari) risulta essere di 2 miliardi di euro, pari a una formidabile crescita del 91%. Questi risultati economici sono derivati dall’andamento delle vendite, che nel corso del 2015 hanno totalizzato 4,6 milioni di veicoli, praticamente lo stesso numero del 2014, nonostante i forti cali registrati in alcune aree del mondo: da 827 mila unità nel 2014 a 553 mila in America Latina; da 220 a 149 mila nella zona Asia-Pacifico;
DEBITI E LIQUIDITÀ - Al 31 dicembre 2015 l’indebitamento industriale della FCA (nella foto la sede di Mirafiori) era di 6 miliardi di euro (5 senza la Ferrari) mentre l’indebitamento lordo era di 30 miliardi, contro i 33,7 del 31 dicembre 2014. Dunque anche in questo caso si registra un miglioramento rispetto al 2014, quando l’indebitamento era di 7 miliardi. La liquidità disponibile al 31 dicembre 2015 era di 25,2 miliardi, leggermente in calo rispetto al 2014 in conseguenza del rimborso di prestiti per 7,3 miliardi. Dunque, un risultato che va oltre alle migliori previsioni e anche a quanto preventivato dalla stessa casa.
ATTESA PER I PROGRAMMI AGGIORNATI - In fondo però l’esito positivo dei 12 mesi dell’anno scorso per la FCA era abbastanza scontato e quindi la maggiore attenzione degli analisti e degli osservatori è riposta su ciò che la FCA dirà nella conferenza (disponibile anche via Internet) a proposito dell’aggiornamento dei piani industriali. Nel 2014 l’amministratore delegato Sergio Marchionne aveva delineato le tappe di un piano quadriennale sino al 2018, ma l’evolversi del quadro mondiale dell’economia (in modo particolare per quel che riguarda la Cina, la Russia e il Brasile) ha imposto una revisione di quasi tutti gli obiettivi prefissati nella prima versione del piano.