DALLA PISTA ALLA STRADA - In un ipotetico olimpo delle hypercar più importanti e influenti di tutti i tempi, non potrebbero mancare modelli come la Ferrari F40 e la McLaren P1: vetture che hanno fatto la storia e sono rimaste nell’immaginario collettivo di tutti gli appassionati di motori. Nel giro di una decina di giorni, prima la McLaren e poi la Ferrari, hanno mostrato al mondo le loro eredi, i nuovi modelli più costosi e prestazionali che saranno disponibili nel corso del 2025: curiosamente entrambi hanno un nome alfanumerico, rispettivamente Ferrari F80 e McLaren W1 . I due costruttori, italiano e inglese, hanno scelto strade per certi versi lontane ma per altri aspetti molto simili per ottenere il meglio possibile: vediamo come hanno fatto.
I DESIGN
Basse, larghe e ben piantate sulla strada, tutte due hanno uno stile al servizio dell’aerodinamica. La Ferrari F80 ha un design più “massiccio” rispetto ai modelli che l’hanno preceduta come la Enzo e la successiva LaFerrari. Tutto è al servizio della migliore penetrazione all’aria: la vistosa ala mobile posteriore (che si alza e si inclina in base alle necessità), l’estrattore posteriore, il fondo sagomato e il condotto anteriore che convoglia l’aria che passa sotto alla vettura generano insieme un carico aerodinamico di 1.050 kg a 250 km/h. L’unico “vezzo” prettamente estetico è la banda nera che collega i fari anteriori, richiamo alla recente gt 12Cilindri e alla più anziana 365 GTB/4 “Daytona”.
L’aspetto aerodinamico è essenziale anche sulla McLaren W1, dotata si un sistema attivo del tutto simile a quello già visto sulla Senna e sulla 765LT. La coupé inglese è quasi capace di “cambiare forma” quando deve scendere in pista, grazie a parafanghi anteriori e posteriori attivi che entrano in azione quando si attiva la modalità gara (con l’auto che si abbassa di 3,7 cm davanti e di 1,7 cm dietro). La grande ala posteriore funge anche fa freno ad aria e da ala DRS: con il lavoro dell’effetto suolo e del diffusore la deportanza arriva fino a 1.000 kg.
GLI ABITACOLI
A Maranello hanno concepito la Ferrari F80 come una “1+: una monoposto a due posti”. Il posto “nobile” è solo quello del guidatore e la sua importanza è sottolineata dal rosso del rivestimento, mentre quello del passeggero è leggermente arretrato ed è nero per mimetizzarsi con la fibra di carbonio dell’abitacolo. Il cockpit è sviluppato completamente intorno al pilota creando una sorta di effetto “bozzolo” con i comandi, il quadro strumenti digitale e la plancetta. Il volante, più compatto rispetto a prima, torna al passato con i tasti fisici sulle razze destra e sinistra per una maggiore facilità di utilizzo e riconoscibilità al tatto.
Semplice e minimale, ma non per questo spartano, l’abitacolo della McLaren W1, a cui si accede tramite le portiere ad ala di gabbiano, mentre la rivale con il cavallino ha l’apertura a forbice. I sedili sono fissi e integrati nella monoscocca in fibra di carbonio: a muoversi sono la pedaliera e il volante. Su quest’ultimo di sono solo due pulsanti, mentre le modalità del telaio e del propulsore sono regolate tramite comandi a bilanciere sulla strumentazione, che si sposta con il piantone dello sterzo. Al centro della plancia c’è uno schermo di 8 pollici.
I MOTORI
Partiamo dalla potenza totale. Le due hypercar esprimono valori molto simili: 1.200 CV per la F80, 1.275 CV per la W1. Per arrivarci, entrambe hanno scelto una soluzione ibrida, full per la Ferrari F80, plug in per la W11. Nel caso della Ferrari dietro all’abitacolo troviamo un V6 turbo di 3,0 litri, derivato da quello della 296 ma che per l’occasione ha guadagnato ben 237 CV, fino ad arrivare da solo a 900 CV. Ad esso si aggiungono i 300 CV del sistema elettrico a 800 volt che rigenera la batteria in rilascio e in frenata tramite la MGU-K (l’unità elettrica collegata all’albero motore) e la MGU-H (che sfrutta il calore dei gas provenienti dalle turbine per generare corrente). L’energia recuperata viene stoccata in una batteria di 2,3 kWh per poi essere ridata in parte alla MGU-K stessa a supporto del V6 montato nella parte centrale della vettura e ai due motori elettrici posizionati sull’asse anteriore. Si ottiene in questo modo la trazione integrale.
Il cuore della McLaren W1 è invece un V8 4.0 biturbo unito al Modulo E, che integra un motore elettrico a flusso radiale e un’unità di controllo del motore. Il V8, progettato fin dall’inizio per l’elettrificazione, contribuisce alla potenza totale con 928 CV, mentre il Modulo E fornisce i restati 347 CV: il tutto scaricato a terra dalle suole ruote posteriori. Il sistema elettrico è alimentato da una batteria di 1,384 kWh, racchiusa in un pavimento strutturale in fibra di carbonio alloggiato all’interno di una cavità nella monoscocca e ricaricabile fino all’80% in 22 minuti. Mentre la F80 non viaggia mai in modalità completamente elettrica, la W1 può essere guidata a zero emissioni per un massimo di 2 km.
LE PRESTAZIONI
Nonostante sia meno potente e più pesante (1.525 contro 1.399 kg), grazie alla trazione integrale la Ferrari F80 riesce a scaricare a terra la potenza meglio di quanto faccia la McLaren W1, riuscendo ad accelerare da 0 a 100 km/h in 2,2 secondi contro i 2,7 secondi ella rivale inglese. Nell’allungo fino a 200 km/h la W1 recupera, raggiungendoli in 5,8 secondi, lo stesso identico tempo della F80: ciò ci fa pensare che nello scatto da 0 a 300 km/h l’hypercar di Maranello impieghi qualcosa in più dei 12,7 secondi dichiarati dalla McLaren, tuttavia la Ferrari non ha comunicato questo dato. Entrambe comunque raggiungono la velocità massima di 350 km/h. E la frenata? È più efficace quella della Ferrari, che ha bisogno di 28 metri per arrestarsi da 100 km/h e di 98 metri da 200 km/h, contro i 29 e 100 metri rispettivamente necessari per l’inglese.
I PREZZI
Entrambe saranno realizzate con numeri limitatissimi, ma tra le due la più esclusiva la McLaren W1, che sarà prodotta in soli 399 esemplari contro i 799 della Ferrari F80. Tuttavia sarà più semplice entrare in possesso dell’inglese piuttosto che dell’italiana, a patto di avere un conto in banca abbastanza ricco. Prima di tutto perché la produzione della F80 è già stata completamente assegnata ai clienti selezionati. Ognuno di essi è disposto a spendere 3,6 milioni di euro per mettere la F80 nella propria collezione, circa 1,5 milioni in più degli oltre 2 milioni di euro necessari per acquistare la W1.