QUASI 2 MLIONI - Una
Fiat Tipo ritornerà nelle concessionarie a dicembre 2015, riprendendo un nome già usato dalla Casa italiana. Nata sotto il credo della “qualità totale” voluto da Vittorio Ghidella, la Fiat Tipo (
vedi foto) nacque nell’anno di grazia 1988. Nata con il nome in codice di Tipo Due, divenne commercialmente Tipo e basta: fu votata Auto dell’anno 1989. Fino a fine carriera, fu prodotta a Cassino in più di un milione e novecentomila esemplari, in quello che allora era uno degli stabilimenti Fiat di punta.
ERA “DGTALE” - Invero, la qualità della Fiat Tipo rispetto alla Ritmo era sì migliorata, ma restava qualche scricchiolio di troppo e una certa inaffidabilità del quadro strumenti digitale. Quello della versione DGT era un cruscotto innovativo, che faceva una gran scena ed era perfettamente in linea con quello scorcio di Anni 80 prossimo a finire. Inoltre la stoffa della versione base (con poggiatesta in gomma e motore Fire 1.1) era dimessa, ma in fin dei conti in linea con quella delle “compatte” di un quarto di secolo fa; meglio il velluto della DGT, che farebbe ancora una bella figura su un’auto di oggi. Più di un proprietario della Fiat Tipo ricorreva ad accessori after-market per “tappare il buco” lasciato dalla mensola posta davanti al passeggero, ricavando così un doppio vano chiuso: ne perdeva il design ma ne guadagnava la funzionalità.
BEL TELAIO - I motori della Fiat Tipo erano un mix di antico e moderno: il 1.1 Fire era quello che, con l’iniezione, avrebbe motorizzato qualche centinaio di migliaia di Y10; i 1.4 e 1.6 a benzina, con tanto di carburatore, erano degli onesti monoalbero con qualche anno di carriera già sulle spalle - almeno nel progetto - e una spiccata generosità nel salire di giri. A gasolio c’erano il 1.7 diesel aspirato e il turbodiesel da 90 CV, derivato dall’unità che già c’era sulla Ritmo, ma dotato di intercooler. Mancava una Tipo GTI - pardon, un’alternativa alla Golf GTI: sarebbe arrivata nel 1989, con un 1.8 che sviluppava 136 CV rapportati sin troppo lunghi per essere sportivi. Un peccato, perché il telaio Tipo Due si sarebbe poi visto, con gli opportuni distinguo, anche sull’Alfa 155 e GTV - nonché sulla Lancia Dedra. Quindi, era in grado di sopportare un discreto numero di cavalli.
SEDICIVALVOLE - Il completamento della gamma della Fiat Tipo verso l’alto avvenne con gli onesti, ma non esaltanti, 1.8 e 2.0 a 8 valvole - spesso in configurazione Europa, vale a dire catalizzati (e il 2.0 si poteva avere solo così): prodromo alla Sedicivalvole, che altro non era che la 2.0 16V. Ancor più fluida della 1.8, con una moderata caratterizzazione estetica sportiva, ma con una spiccata tendenza ad aumentare nella pratica gli 8”2 richiesti sulla brochure per passare da 0 a 100 km/h. Il peccato originale si chiamava peso: la Sedicivalvole lambiva quota 1200 kg, non pochi per l’epoca.
SETTE ANNI DI CARRIERA - Ballò per sette anni, la Fiat Tipo: dopo cinque venne la volta della seconda serie, quando ormai la parabola discendente era già cominciata e la versione a tre porte fu aggiunta più per onor di firma che altro. Spariva la 1.1, il 1.6 perdeva - tra alimentazione a iniezione e catalizzazione - dieci cavalli, e la Selecta (una Tipo con cambio CVT, a suo modo antesignana) lasciava spazio a una più convenzionale 2.0 con convertitore coppia. Ai due diesel venne affiancato un 1.9 aspirato in grado di macinare centinaia di migliaia di chilometri, e tra gli allestimenti spiccava l’HSD (High Safety Drive) con interruttore inerziale, airbag e ABS. Ma alle porte batteva l’anno 1995: meno cinque al fatidico 2000. La Golf era già entrata nella terza generazione da tre anni, e in casa Fiat era già tempo di Bravo e Brava.