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Quattro chiacchiere con Stefano Modena

25 ottobre 2012

Dopo una lunga carriera agonistica, dal 2003 il pilota emiliano è collaudatore della Bridgestone. Ci ha raccontato della sua esperienza in Formula 1 e della sua attività di tester per i pneumatici.

AMA LE SFIDE - Stefano Modena, classe 1963: una lunga carriera nelle corse culminata con la Formula 1 dove, fra il 1987 e il 1992, ha disputato 81 gran premi alla guida di monoposto Brabham, EuroBrun, Tyrrell e Jordan, ottenendo due podi. In occasione della campagna della Bridgestone per sensibilizzare gli automobilisti sull’importanza dei pneumatici invernali (importanti per la nostra e l’altrui sicurezza), ci ha parlato della sua attività di pilota e di collaudatore per i pneumatici stradali del produttore giapponese. 

Come sei entrato nel mondo delle competizioni?
La “colpa”, per così dire, è stata di mio padre, grande appassionato di corse, che gareggiava con i kart. A essere sinceri, io non sono un vero amante delle auto; le competizioni mi attiravano per la sfida che rappresentavano.

E tra le sfide “a quattro ruote”, quale ti ha entusiasmato di più?
Ce ne sono tante, mi sono anche misurato con i campioni di Formula 1. Tuttavia, quella che ricordo più volentieri, è il campionato internazionale di Formula 3000 del 1987. Appena 23enne ho corso per un team inglese, che non si mostrava particolarmente fiducioso nelle capacità di un ragazzo italiano come me. Invece, la stagione è stata entusiasmante e, alla fine, ho vinto il titolo.

Poi, il salto in Formula 1…
Sì, nello stesso anno, al GP di d’Australia, ultima gara della stagione, al volante della Brabham. L’esperienza nella Formula 1 è stata irripetibile. Si tratta di un mondo difficile, che dà emozioni forti. Il lato umano aveva più importanza di adesso, bisogna sempre stare in guardia e non sentirsi “arrivati” solo perché si gareggia nel Circus con i migliori piloti. Ecco, il “sedersi sugli allori” è tipico di noi italiani, me lo ha un po’ ricordato l’andamento della Ferrari nel campionato di quest’anno. È un atteggiamento pericoloso in un mondo così competitivo che, lo ammetto, in passato ho avuto anche io.

Secondo te, la Ferrari ci è cascata? 
Difficile dirlo, la mia è solo una sensazione, e non ho dubbi che l’impegno della Scuderia di Maranello sia al 110%. Tuttavia, a metà stagione Alonso era largamente in vetta alla classifica e, per i rivali, il divario sembrava incolmabile. Forse, ed è umanamente comprensibile, si sono per così dire un po’ rilassati. Poi, vuoi per la sfortuna (i due incidenti causati dalle Lotus, che hanno coinvolto Alonso), vuoi per l’improvviso recupero di competitività della Red Bull nell’ultimo scorcio del campionato, il vantaggio si è annullato. E ora, per Alonso, sarò dura vincere il titolo.


Stefano modena bridgestone 1


Cosa pensi della Formula 1 moderna?

Come ai miei tempi, rappresenta sempre il massimo della tecnologia applicata all’automobile e le monoposto di oggi mi affascinano per quanto sono sofisticate. Quando guardo i gran premi, più del risultato finale, mi piace osservare come ciascun pilota affronta la gara, la sfida. Per esempio, mi diverto a cogliere le differenze su come ognuno interpreta una certa curva. 

La tua esperienza agonistica ti è stata utile nello sviluppare i pneumatici Bridgestone?
Il team dei collaudatori con cui lavoro ha un livello di professionalità altissimo e il fatto che io sia anche un pilota, non fa poi una grande differenza. Questo perché non sto sviluppando una gomma per una gara, ma un prodotto per tutti, se vogliamo più complesso: devo tenere conto non solo delle prestazioni pure, ma anche di altri parametri come la rumorosità, la durata, l’efficienza in condizioni di fondo diverse (per esempio su asfalto bagnato), che devono rientrare nei parametri stabiliti dai progettisti della Bridgestone. Dove, invece, la mia esperienza nelle corse è tornata utile, è stato nello collaudo dei pneumatici ad altissime prestazioni per le supercar stradali.

Quanto è importante il contributo dei collaudatori sulla riuscita del prodotto?
Difficile valutarlo con precisione, ma è sicuramente altissimo perché, nel ciclo dalla nascita alla commercializzazione di un pneumatico, è soltanto il collaudatore la persona più vicina al guidatore che monterà le gomme sulla sua auto di tutti i giorni; pertanto deve interpretarne le aspettative e le necessità. Il nostro imperativo è di deliberare una copertura che dia sicurezza, che sia “facile da guidare” e che permetta anche ai meno esperti di avere sempre la padronanza della situazione.

Quanto tempo serve per realizzare una nuova copertura?
Dipende, mediamente da sei mesi a un anno e mezzo. E l’impegno è notevole.

Vuoi inviare un messaggio ai lettori di alVolante?
Soltanto ricordare che il pneumatico non è un semplice ricambio, ma una parte essenziale dell’auto; l’unica che ci tiene attaccati al suolo, quindi importantissima per la sicurezza. Per questo bisogna dotare la propria auto del giusto pneumatico per ogni stagione. Oggi, che andiamo incontro all’inverno, occorrono le gomme adatte. 



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Ritratto di yeu
25 ottobre 2012 - 12:28
Tutto molto giusto, però quando dice che ci vogliono delle gomme per ogni stagione, deve anche aggiungere che quelle invernali, adesso costano molto di più rispetto a quelle di 2 anni fa e molte di queste gomme sono ancora le stesse.
Ritratto di Sprint105
25 ottobre 2012 - 18:24
Mi ricordo che era una delle tante promesse italiane nella F1 di quegli anni e che era velocissimo. Peccato abbia avuto poca fortuna. Quanto all'uso giusto delle gomme, condivido quello che dice.
Ritratto di Zack TS
25 ottobre 2012 - 20:52
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purtroppo ha guidato vetture poco competitive.....quella migliore era senz'altro la tyrrell del 91 con motore Honda V10, con cui riuscì a partire addirittura in prima fila a montecarlo, a fianco di un certo Ayrton Senna......rientra senza dubbio in quel gruppo di piloti ingiustamente sottovalutati