COME FUNZIONA - “Un servizio che aggira la legge”: così, sulle pagine del
Corriere della Sera, Francesco Artusa, presidente della federazione degli autonoleggiatori (la Faitp) definisce
MyTaxi, l’app della società Moovel del Gruppo Daimler nata un mese fa per Milano (ma già attiva all’estero da tempo). L’applicazione consente di chiamare via smartphone l’autista preferito in un “paniere” di conducenti già sperimentati (vedi news
qui): si scarica (da Apple store, Google Play o dal sito Mytaxi.com) l’app, si richiede l’arrivo di una vettura, i conducenti che aderiscono al servizio elaborano la richiesta, inviano un ok e, nel giro di poco, l’auto arriva. A fine corsa, si paga e si dà una valutazione in “stelline” sulla propria esperienza di viaggio.
CONTRO L’APPLICAZIONE - Ma, proprio come UberBlack (il noleggio di una berlina nera con conducente) e UberPop (l’auto privata che fa anche da taxi), anche MyTaxi sta scatenando polemiche. Secondo Artusa, “se Uber trasporta clienti senza prenotazione, interferendo con il mercato dei taxi, MyTaxi, nel servire un’utenza privata su chiamata specifica, danneggia chi lavora per il noleggio con conducente”. Ma anche i tassisti (o almeno una parte di questi) sono contro MyTaxi: come Claudio Severgnini, presidente della Tam (l’associazione dei Tassisti artigiani milanesi): “Se tutti dobbiamo rispettare la stessa regola, cioè la chiamata di tipo indifferenziato, perché loro no?”.
REPLICA - A respingere ogni accusa è Carolina Vastola, responsabile della comunicazione di MyTaxi: “È tutto in regola, perché il tassista preferito si può scegliere soltanto a parità di distanza con quello più vicino”. Di certo c’è che, mentre la discussione resta aperta, MyTaxi fa proseliti: ha già conquistato 300 taxi sui 4800 di Milano. Con molti tassisti che, a loro volta, si stanno organizzando per creare app proprie.