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Petrolio in Italia, un 2016 nero

02 febbraio 2017

Nel nostro paese, l’anno scorso è crollata la estrazione di idrocarburi.

Petrolio in Italia, un 2016 nero

TRACOLLO - La produzione nazionale di greggio è calata del 31,3% nel 2016 in Italia. Lo riporta il Sole 24 Ore, che spiega come il tracollo sia dovuto soprattutto al blocco del giacimento lucano della Val d’Agri (dopo l’inchiesta della Procura della Repubblica di Potenza che ha portato al sequestro, il 31 marzo scorso, del Centro Olio di Viggiano). Si è scesi quasi ai livelli produttivi di un ventennio fa, passando da 5,4 milioni di tonnellate di greggio estratti nel 2015 a 3,7 milioni del 2016, come emerge dai dati pubblicati sul sito del ministero dello Sviluppo economico (direzione generale per le risorse minerarie ed energetiche). Continua a calare anche la produzione italiana di gas, soprattutto quella con estrazione in mare: circa 6 milioni di metri cubi l’anno scorso, in discesa del 12,4%.

QUADRO PREOCCUPANTE - Polemico Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia (una società indipendente di ricerca in campo energetico e ambientale): “La produzione nazionale di idrocarburi potrebbe tranquillamente raddoppiare per un volume aggiuntivo di 10 milioni di tonnellate di petrolio. Agli attuali livelli del prezzo del greggio, relativamente basso”, sui 40 euro a barile nel 2016, “questo equivale a un valore di tre miliardi di euro all’anno che servono per importare le stesse quantità dall’estero” . Tabarelli parla di occasione persa per muovere l’economia nazionale con attività di ricerca e produzione petrolifera: “È uno degli esempi di impossibilità di crescita dell’Italia”. E ora il 2017 preoccupa: i mancati introiti incideranno sul Pil e sull’occupazione con ripercussioni soprattutto in Basilicata. Inoltre, nessun pozzo esplorativo è previsto nei prossimi anni: si tende a ottimizzare i giacimenti esistenti piuttosto che investire in ricerca e sviluppo di risorse. 



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Ritratto di federico p
2 febbraio 2017 - 19:08
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L'Italia non è un paese con giacimenti come Russia o paesi arabi io personalmente preferirei che il poco petrolio che abbiamo lo lasciassimo dove si trova e magari tra 50-60 anni quando anche agli altri sarà poco lo potremmo usare perché poi il prezzo sarà alto, il petrolio non serve solo come combustibile ma anche per altri usi
Ritratto di Max_69_CNG
2 febbraio 2017 - 21:04
Siamo nel 2017 e ancora ci affidiamo al petrolio come principale fonte energetica, gli investimenti in energie alternative sono esigui, quando lo capiremo che dobbiamo trovare fonti energetiche che facciano meno danni alla natura del petrolio?
Ritratto di anarchico2
3 febbraio 2017 - 15:12
Concordo, ogni volta che iniziano a sfruttare una risorsa creano danni ambientali. In Sardegna ne sappiamo qualcosa, dalle miniere di carbone, all'oro e alla bauxite.
Ritratto di Lo Stregone
18 febbraio 2017 - 22:02
Chissà di chi è la colpa? Della politica oppure nostra che non sappiamo nemmento più chi siamo?
Ritratto di Giuss
3 febbraio 2017 - 17:39
Bisogna considerare però che petrolio = carburante non è un'equazione perfetta. Per quanto nobile sia la ricerca di energia alternativa ( e personalmente mi auguro che in Italia si investa sempre più in questa direzione), il petrolio ci serve mille e più altri usi. Se domani non ci fosse più petrolio infatti sarebbe un bel guaio perché al giorno d'oggi non abbiamo sviluppato le tecnologie per rimpiazzarlo, ed un mondo senza plastica (ed esempio) non potrebbe sostenere il nostro benessere.
Ritratto di Lo Stregone
18 febbraio 2017 - 21:58
Quando capiremo qualcosa, resteremo al buio. Al massimo una candela (se avremo anche quella). Ma dato che non abbiamo un soldo in tasca non vedo come ci dobbiamo preooccupare di qualcosa adesso.
Ritratto di Gianlupo
3 febbraio 2017 - 18:27
http://www1.adnkronos.com/IGN/Sostenibilita/Risorse/Terremoti-e-attivita-di-trivellazione-studi-rivelano-una-possibile-relazione_313635948068.html Estratto: "...non è detto che ad ogni trivellazione segua un terremoto, ma visto che non si può escludere questa possibilità, in un Paese come l'Italia, fragile sotto molti punti di vista, è meglio andare cauti con un'opera di trivellazione selvaggia". Lo spiega all'Adnkronos Maria Rita D'Orsogna, ricercatrice della California State University che da anni segue, tra gli Usa e l'Italia, la questione delle trivellazioni cercando di diffondere il più possibile le ricerche condotte all'estero sul tema. In Italia invece è tutto "tabù-tabù", "complotto-complotto"...
Ritratto di Lo Stregone
18 febbraio 2017 - 22:00
Infatti siamo già morti, ma stiamo sognando.
Ritratto di manuel1975
4 febbraio 2017 - 15:40
il futuro è nella energia nucleare pulita. inoltre gia adesso si può produrre gasolio sintetico dal gas naturale e la benzina come bio etanolo dall'immondizia. anche il petrolio se pulito può dare a benzine e gasoli migliori.
Ritratto di caronte
14 febbraio 2017 - 09:04
Non so cosa pensare perché se da una parte penso sia un bene per l' impatto ambientale ad esempio o per la ricerca lo sviluppo e l'investimento di fonti energetiche alternative e la creazione di " centrali" e infrastrutture per supportarle dall'altro sono preoccupato per il sicuro aumento della disoccupazione e molto probabilmente del costo dei carburanti.