IL PROBLEMA DELLE PROVE - In pochi giorni, due sentenze sui pirati della strada, cioè quegli automobilisti che fuggono dopo aver causato un incidente (solo nei primi otto mesi del 2011, oltre mezzo migliaio di episodi, vedi qui). Il tribunale di Roma ha appena ribadito che, per dimostrare l’atto di pirateria, servono prove certe e inconfutabili: solo così si ottiene il rimborso dei danni da parte del Fondo di garanzia vittime della strada (in questi casi, non è l’assicurazione a indennizzare il cliente). Occorrono elementi come un verbale delle forze dell’ordine, testimonianze (meglio se di sconosciuti, anziché di parenti), foto, certificati medici. Una sentenza in apparenza scontata, ma che è importante per prevenire le truffe contro il Fondo di garanzia: c’è chi finge di essere vittima di un pirata per poi ottenere il risarcimento.
ANCHE A CASA - Più fresca la sentenza 3591 (depositata il 30 gennaio scorso) della Cassazione: i giudici confermano che il pirata della strada può essere arrestato non solo in flagranza di reato (immediatamente dopo l’incidente), ma pure in “quasi flagranza”. L’arresto, cioè, può scattare anche dopo un certo lasso di tempo dal sinistro, e pure se il pirata si è già “rifugiato” a casa. Una decisione che conferma il precedente orientamento della Cassazione, dando alle forze dell’ordine più tempo per indagare e acciuffare i colpevoli.