QUASI DUE TERZI IN TASSE - Un studio compiuto da Assopetroli-Assoenergia in collaborazione con la Figisc-Anisa (l’organizzazione dei distributori di carburanti facente capo alla Confcommercio) ha “fotografato” la composizione del prezzo dei carburanti per auto. Anche se non è una novità, il dato che ne emerge è impressionante: del prezzo medio di un litro di benzina a dicembre 2014 il 64,45% (cioè circa i due terzi) è relativo al carico fiscale, cioè ai balzelli vari che lo stato impone su carburanti.
PIÙ SPREMUTI D’EUROPA - Il dato della forte tassazione è poi accompagnato da quello relativo al confronto con gli altri paesi, pur limitandosi a quelli membri dell’Unione europea come l’Italia. La percentuale media del prelievo fiscale sui carburanti nei 28 paesi dell’Unione europea è infatti del 58,45%. L’analisi è stata compiuta in base ai dati ufficiali messi a disposizione dalla Commissione europea e dal Ministero per lo Sviluppo Economico italiano. Lo studio mette a confronto i prezzi di benzina e gasolio praticati in Italia con i due valori medi relativi a tutti i 28 paesi dell’UE.
IL DIVARIO NELLE TASSE - L’esito della comparazione è un divario stridente. Per la benzina il prezzo italiano è più alto di 25,7 centesimi e di questi centesimi ben 24,6 sono relativi alle maggiori imposizioni fiscali (Iva inclusa). Per il gasolio la differenza tra Italia e media europea è di 23,5 centesimi e in questo caso il maggior peso fiscale è addirittura superiore alla differenza del prezzo: 23,7 centesimi.
TASSAZIONE CONTINUA - La situazione esistente è il risultato di una lunghissima serie di interventi governativi volti a spremere l’automobile e gli automobilisti. Lo stesso studio dell’Assopetroli riporta una serie di 11 provvedimenti tra leggi e decreti che nei soli anni 2013 e 2014 (compresa la legge di stabilità per il 2015) che mettono mano all’argomento.
SI TOGLIE 1, SI AUMENTA DI 9 - Il risultato è che per una accisa che dovrebbe cessare (quella di 0,0024 euro al litro introdotta il 21 giugno 2013) altre ne sono previste per il 2015. E il conto algebrico non è leggero: per 75 milioni di euro che dovrebbero essere risparmiati in conseguenza del primo provvedimento citato, in seguito agli altri ci sarà un aumento degli introiti per 671,1 milioni di euro per il 2015 (oltre a altri 17,8 milioni dal febbraio 2016). Il rapporto tra tagli delle tasse e aumenti è così di 1 a 9.