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PSA: accordo con Dongfeng e piani futuri

19 febbraio 2014

Nel presentare i conti del 2013 il gruppo PSA ha anche delineato come andrà a concretizzarsi lo storico accordo con la Dongfeng.

PSA: accordo con Dongfeng e piani futuri
TUTTO CONFERMATO -  Stamane il gruppo PSA Peugeot Citroën ha pubblicato i suoi risultati del 2013 e con l’occasione ha reso ufficiali le notizie relative all’aumento di capitale per 3 miliardi di euro con ingresso nella società della cinese Dongfeng e dello stato francese, entrambe con il 14% del capitale, la stessa quota che resterà alla famiglia Peugeot, finora azionista di riferimento.
 
TAVARES AL LAVORO - Altra notizia della giornata è l’assunzione da domani delle responsabilità operative del gruppo da parte di Carlos Tavares, che il 31 marzo diventerà nuovo presidente al posto di Philippe Varin (nella foto sopra con Ping Xu della Dongfeng) che in queste ultime settimane di permanenza al vertice di PSA si dedicherà interamente alla definizione formale dell’aumento di capitale e dell’avvio del nuovo assetto societario. 
 
CONTI IN MIGLIORAMENTO - Coincidenza curiosa è che proprio mentre viene compiuto un passo così rilevante imposto dalle difficoltà del gruppo, i risultati operativi si presentano chiaramente in via di miglioramento. Il fatturato del 2013 è stato di 54 miliardi di euro, cioè il 2,4% in meno rispetto al 2012, ma il risultato operativo è migliorato sensibilmente rispetto al 2012: ha segnato infatti una perdita di 177 milioni di euro, pari allo 0,3% del fatturato, contro i 560 milioni del 2012 (1% del fatturato). 
 
NUOVO ASSETTO - Ma tutta l’attenzione era ed è incentrata sul fronte cinese, per comprendere come andrà a svilupparsi il rapporto con la Dongfeng. Dal punto di vista societario è stato appunto confermato quanto anticipato ieri, con Dongfeng e stato francese che immetteranno ciascuno 800 milioni di euro ottenendo al termine dell’operazione il 14% delle azioni, così come avrà la famiglia Peugeot. 
 
STRATEGIA - Per quanto riguarda gli aspetti industriali e commerciali, sono stati ufficialmente indicati alcuni punti che delineano la strategia della nuova intesa PSA-Dongfeng. Tra gli obiettivi inseriti nei piani ufficiali della PSA conseguenti all’intesa con la Dongfeng c’è l’aumento della produzione asiatica anche attraverso: licenze di tecnologia PSA Peugeot Citroën; il lancio di due-tre modelli all’anno per ognuna delle tre marche Peugeot Citroën e Fengshen (della Dongfeng); la creazione di un centro di ricerca e sviluppo destinato allo sviluppo di prodotti e tecnologie per i mercati in forte crescita, tra cui la Cina; la nuova struttura completerà i centri PSA in Europa e America Latina; la creazione di una società in joint-venture per le operazioni nei paesi asiatici. Tutto ciò senza che “l’accordo impedisca alla PSA di proseguire nelle cooperazioni con altri costruttori”.
 
TUTTI D’ACCORDO? - A proposito di quest’ultimo punto viene da pensare che esso sarà inevitabilmente condizionato dal gradimento dei vari partner circa la prospettiva che la tecnologia sviluppata in partnership con PSA rientri poi in quella che la stessa PSA farà oggetto di “licenza” verso la la Dongfeng, sia pure attraverso le joint venture con PSA.
 
NUOVA PIATTAFORMA LOW COST - Nel documento ufficiale della PSA non è scritto esplicitamente, ma pare certo che tra i primi obiettivi industriali della nuova realtà PSA-Dongfeng e in particolare del nuovo centro ricerca e sviluppo, ci sia la creazione di una piattaforma specifica per i modelli di piccola taglia destinati ai mercati emergenti.
 
PENSANDO AL FUTURO - Varin ha motivato questa strategia con il fatto che «l’Asia nei prossimi dieci anni rappresenterà il 60% della crescita del settore automobilistico mondiale». La collaborazione stretta con la Dongfeng permetterà di realizzare economie di scala importanti nelle varie fasi della produzione. 
 
NIENTE PIÙ “PICCOLE” IN EUROPA - Da aggiungere che nel corso di una conferenza tenuta da Varin con gli analisti economici finanziari, il presidente della PSA ha anche detto che in futuro “la produzione dei modelli tradizionali di piccole dimensioni non avverrà più negli stabilimenti dell’Europa occidentale per migliorarne la redditività”, facendo così intravedere un’altra parte, assolutamente non di poco conto, della strategia PSA per i prossimi anni.
 
COSÌ IL CONSIGLIO DI SORVEGLIANZA - Per quanto riguarda la governance del gruppo PSA, con il nuovo assetto azionario è previsto ufficialmente che il consiglio di sorveglianza della società (per le questioni strategiche equiparabile al nostro consiglio di amministrazione) sarà composto da due membri ciascuno per Dongfeng, stato francese e famiglia Peugeot, oltre ad altri due membri rispettivamente espressione dei dipendenti e dei dipendenti-azionisti.
 
4,1 MILIARDI DI DEBITI - Tornando ai risultati finanziari 2013 del gruppo PSA Peugeot Citroën, nel complesso le perdite nette del gruppo sono state di 2,32 miliardi di euro contro i 5 miliardi dell’anno precedente. Ciò detto l’ammontare dei debiti del gruppo è aumentato: dai 3,1 miliardi di euro del 31 dicembre 2012 si è arrivati a 4,1 miliardi. Importante è anche il risultato relativo al cash flow, cioè la liquidità impiegata, che si è ridotta sensibilmente, arrivando a 416 milioni contro i 3 miliardi precedenti. 
 
LE DIVISIONI DEL GRUPPO - Nel dettaglio dei risultati del gruppo va rilevato che la divisioni automobili nel 2013 ha generato 36,5 miliardi di euro di fatturato, con perdite per 1.042 miliardi, ciò mentre nel 2012 il fatturato fu di 38,3 miliardi e le perdite di 1,5 miliardi. Positivi sono invece i bilanci della società Faurecia (componentistica) e della Banque PSA: la prima ha fatturato 18 miliardi con un utile operativo di 538 miliardi (contro 17,4 miliardi e 516 milioni nel 2012), mentre Banque PSA ha ridotto il fatturato da 1,9 a 1,7 miliardi con un risultato operativo positivo di 368 milioni contro 391.


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Ritratto di onavli§46
19 febbraio 2014 - 18:32
come volevasi dimostrare. Pur in Italia per poter sopravvivere ed arrivare -tempi migliori-, "dovremmo" far certe similari intese; non il massimo ovviamente, ma pur sempre continuità di lavoro, prodotto e ricerca.
Ritratto di onavli§46
19 febbraio 2014 - 22:34
certamente non fattibile mai, (i cinesi sono tanti, ma di sciocchi non ne hanno) che Fiat, fosse azionariata dalla Cina, sia l'attuale dirigenza, che il capo della sinistra oltranzista ex KGB, sarebbe stata trasportata, prima di una intesa utopica con l'Italia, su una tradotta merci, sino a Pechino, ed in piazza Tiananmem, esposta e venduta al miglior offerente, come giullari di corte, per intrattenimento culturale e di svago del partito. Che altro potrebbero fare in Cina, forse insegnare economia, management, e contrattazione di lavoro e devastare anche quella economia.
Ritratto di wiliams
19 febbraio 2014 - 18:51
Insomma PEUGEOT-CITROEN diventano cinesi.....chissà cosa sarebbe successo se fosse capitato al GRUPPO FIAT una cosa del genere,forse LANDINI si sarebbe lamentato di meno?
Ritratto di Merigo
19 febbraio 2014 - 21:23
1
Hai proprio ragione. Degli sconosciuti cinesi si comprano una quota di PSA, non di maggioranza ma comunque paritetica a quella dello Stato francese e della famiglia Peugeot, e c'è chi addirittura auspica succeda anche in Italia, caldeggiando la cosa. Viceversa, se FIAT si compra i resti di una delle Big Three fallita (o, meglio, salvata con il sistema di bancarotta controllata Chapter 11), la risana, paga ai governi federali USA e Canada i soldoni imprestati in base al Chapter di cui sopra e, infine, ne rileva tutte le quote residue a suon di raggiungimento dei Performance Event programmati acquisendone il 100%, assistiamo ad una levata di scudi contro FIAT, perché a dire dei blogger sarebbe FIAT ad essere diventata americana, anzi americana-olandese-inglese, invece di rimanere al caldo dell'ala dello Stato come faceva la FIAT della 1a Repubblica con mamma DC e papà PSI. Solo che più del 30% di FCA è detenuto dalla italianissima EXOR a sua volta detenuta al 100% dalla più che italianissima Giovanni Agnelli & C. S.a.p.az e, con quel 30%, EXOR controlla alla stragrande FIAT Chrysler Automobiles, mentre Stato francese, Dongfeng e Famiglia Peugeot con il 14% a testa non controllano una cippa! Già, chissà cosa sarebbe successo se degli sconosciuti cinesi avessero acquisito il controllo di FIAT! Il masochismo ed il vittimismo nostrano non hanno limiti e preferiamo tafazzianamente darci bottigliate sui marroni pur di non dire bravo a qualcuno di noi. Ho provato a leggere i post del blog che dà la notizia di FCA che chiede soldi al Governo canadese per rimodernare due siti produttivi e sono tutti contro FCA, tanto che disgustato ho smesso di leggerli e non ho espresso il mio pensiero. Ma siamo matti? In un Paese con identità ed orgoglio nazionale si dovrebbe essere fieri di un'impresa italiana che se ne compra una enorme americana e, avendo con tutti i dovuti interessi pagato i debiti prestati da quei Governi, va ora a chiedere denaro per rimanere a produrre in loco, né più né meno come fanno tutti i produttori di auto del mondo. Leggo in queste pagine della Porsche Macan in prova, prodotta a Lipsia, cioè nella ex DDR: ma secondo quei blogger, Porsche è andata a produrre nella ex DDR dopo la riunificazione con la Germania Ovest per filantropia? E' andata forse a produrre nel deserto creato da poco meno di 50 anni di devastante Comunismo reale per fare piacere ai propri azionisti? O ci è andata come VW è andata a Dresda perché il Governo Federale le ha pagato tutto ma proprio tutto il fastidio di aprire uno stabilimento in un posto con la cultura industriale pari a quella che aveva Melfi quando ci andò FIAT? Eppure, con tifo anti italiano tutti a scrivere peste e corna di FCA che chiede soldi ai Governi! Intanto, il contribuente francese si deve digerire che con le Sue tasse il Suo Governo compri un'industria automobilistica, francese fino che si vuole, ma che è l'esatto contrario di quello che fanno i Governi che certi fardelli se li tolgono (il nostro Governo quel fardello se lo è tolto diversi decenni fa cedendo Alfa-Romeo a FIAT), digerendosi anche che dei mangia riso se ne comprino una uguale quota: già, pensa fosse successo in Italia con la FIAT! Ma non è successo, anzi, ma se fosse successo, per rispondere alla tua domanda, Maurizio Landini avrebbe dovuto tornare a lavorare la terra emiliana da cui arriva!
Ritratto di lele31
20 febbraio 2014 - 14:01
sono d'accordo con te, però con i francesi non si comanda a casa loro. secondo me questa operazione è stata fatta così perchè ne famiglia peugeot nè stato francese hanno tutti sti soldi da mette in PSA. hanno pensato bene de fa entrare i cinesi che mettono parecchi soldi, ma a comandare sarà il governo francese. tieni presente che i francesi all'opposto di noi fanno sistema e quando il cda dovrà prendere le decisioni i francesi possono tranquillamente decidere. infatti se sommi i membri del cda quelli dello stato + familia+ dipendenti sono la maggioranza.
Ritratto di roby-
19 febbraio 2014 - 22:54
2
Nell'articolo non si menziona che dongfeng e' praticamente dello stato comunista cinese quindi nel consiglio di amministrazione ci sara'da parte cinese un manager dongfeng e con lui un membro del partito comunista cinese....... MIn...a che ridere.
Ritratto di roby-
19 febbraio 2014 - 22:56
2
Nell'articolo non si menziona che dongfeng e' praticamente dello stato comunista cinese quindi nel consiglio di amministrazione ci sara'da parte cinese un manager dongfeng e con lui un membro del partito comunista cinese....... MInchia che ridere.
Ritratto di probus78
19 febbraio 2014 - 23:36
alla fine i francesi non saranno dei fulmini di guerra a fare le auto...non lo sono mai stati...ma i loro onesti prodotti li han quasi sempre fatti. Monovolume e auto piccoline, anzi, le han sempre fatte discretamente bene. E' un vero peccato (e parlo da italiano ed europeo) vedere il gruppo PSA ridotto così: con cosi tanti debiti da dover svendere licenze e tecnologie allo stato cinese. Un vero PECCATO. E che dire dello stato francese che deve metterci i soldi per evitare i cinesi prendano il controllo totale dell'azienda? E' tutto molto TRISTE.
Ritratto di probus78
19 febbraio 2014 - 23:36
alla fine i francesi non saranno dei fulmini di guerra a fare le auto...non lo sono mai stati...ma i loro onesti prodotti li han quasi sempre fatti. Monovolume e auto piccoline, anzi, le han sempre fatte discretamente bene. E' un vero peccato (e parlo da italiano ed europeo) vedere il gruppo PSA ridotto così: con cosi tanti debiti da dover svendere licenze e tecnologie allo stato cinese. Un vero PECCATO. E che dire dello stato francese che deve metterci i soldi per evitare i cinesi prendano il controllo totale dell'azienda? E' tutto molto TRISTE.
Ritratto di onavli§46
20 febbraio 2014 - 02:26
e dunque della Francia in quanto Stato sovrano, ad un non raggiungimento dell' intesa effettuata, non solo con la Dongfen, ma con lo Stato della Repubblica Popolare della Cina, sarebbe stata la liquidazione del Gruppo PSA, oppure la svendita al miglior offerente., pur sempre ammesso che qualcuno volesse acquistarla ad un prezzo di saldo, con ogni complicanza sull'occupazione e dunque sull'economia nazionale francese. Queste operazioni, che in gergo economico di salvataggi e/o possibili rilanci industriali, si possono chiamare in gergo: "less is more", cioè: -il meno è più-, sono operazioni prettamente congiunturali, ma necessarie. E' come non poter pagare l'affitto di casa ed avere una stanza libera inutilizzata, che fare, si cerca di utilizzarla per poter soddisfare il bisogno, cioè si subaffitta quella stanza, per far quadrare i conti con il meno disagio possibile al più ed inevitabile disastro di disagio economico. E' ovvio, che se PSA, avesse avuto vista lunga e corretta gestione negli anni passati, non avrebbe dovuto arrivare a ciò. Ma l'economia globale (che pur critico ogni volta per l'impostazione anomala esistente da sempre), è comunque l'unica soluzione ad un minore male. E pur ancora comunque, è sempre meglio una fabbrica aperta (perchè l'economia, non certo la finanza, è anche questo) piuttosto che avere problemi di ordine sociale ed occupazionale, in sintesi quelli che noi abbiamo ora in Italia, e che nessuno strumentalmente, dica che ciò non è vero. Qui dunque, non si tratta di dire se piace o non piace, ma di ragionare nella logica, se ciò che è avvenuto per il Gruppo PSA, è stato indispensabile o meno. Personalmente ritengo che sia stato indispensabile, ed in certe situazione un modello da utilizzare pur nel nostro Paese, che è messo ancor più male della Francia in tutti i sensi..E' più che ovvio, che la parte del leone nella vicenda, è della Cina, che ha investito capitale non certo elargito da un'azienda sconosciuta come la Dongfeng, che è solo un nesso economico di facciata, ma direttamente dallo Stato Cinese. In Cina tutto è statale, ed i nomi e le responsabilità delle svariate industrie di ogni tipo, rispondono solo e direttamente allo Stato cinese. Dopodichè, ognuno può discuterla come crede, ma spesso la realtà che non si comprende è necessaria.
Ritratto di lele31
20 febbraio 2014 - 14:07
questo accordo se lo avesse fatto l'italia rehn già stava rompeva i co.gli.o.ni (scusate ma ste cose me fanno girà) per gli aiuti di stato. lo fanno i francesi tutto lecito, non è concorrenza sleale. concludo allora che ha fatto bene letta che nell' accordo Alitalia-Ethiad ha messo lo zampino dello stato tramite poste.
Ritratto di onavli§46
20 febbraio 2014 - 19:17
che entra in campo la valenza politica, che deve fare economia, e non farsi sovrastare dalla finanza. Non mi pare che abbiamo la stessa valenza politica della Francia, nonostante il Presidente Francese, sia un poco girondello (ci siamo capiti. E non avere la politica governativa di valenza, vuol dire essere sudditi anche in Europa. Certo che ha fatto bena l' ex-Presidente del Consiglio, ma qualcuno di famiglia sovietica, assieme ai poteri forti, lo hanno esiliato, più chiaro di così.
Ritratto di lele31
21 febbraio 2014 - 11:23
condividendo il tuo pensiero si può concludere che faceva bene mamma DC e papà PSI a dare soldi a fondo perduto alla fiat
Ritratto di ARAN-GP
21 febbraio 2014 - 12:46
ahiaiaiaiaiai!!!! PSA é cinese.