DAL 2007 - Sin dalla sua introduzione, nel febbraio 2007, ha suscitato polemiche, creando il partito dei favorevoli e dei contrari: parliamo dell’indennizzo diretto. Consente al danneggiato, dopo un incidente, di ricevere il risarcimento dalla propria compagnia, anziché da quella del responsabile del sinistro. Nelle intenzioni del legislatore, doveva far calare i contenziosi legali, e quindi i costi a carico delle assicurazioni, abbassando le tariffe Rc auto. Le cose non sono andate proprio in quella direzione, visto che i prezzi Rca schizzano alle stelle (+15% nel 2010), anche per colpa delle truffe degli automobilisti ai danni delle compagnie.
I BENEFICI - L’Isvap (l’Istituto di vigilanza sulle assicurazioni) sottolinea i benefici dell’indennizzo diretto: il tempo medio di liquidazione dei sinistri è sceso da 55 a 49 giorni (grazie al calo delle controversie). E a fine 2010 l’autorità ha chiesto al governo un intervento a favore della obbligatorietà del rimborso diretto, messa in dubbio da una sentenza della corte costituzionale del 2008. Obiettivo, far calare le Rca del 15-18%, assieme ad altri provvedimenti: vedi qui.
I CONTRARI - C’è però chi è contrario all’obbligatorietà dell’indennizzo diretto. Fra gli altri, Stefano Mannacio, portavoce del Comitato patrocinatori stragiudiziali, che ci ha detto: “Quella procedura ha causato rialzi tariffari. E la corte costituzionale ha affermato che è facoltativa”. Mentre Luigi Cipriano, presidente dell’Aneis (l’Associazione nazionale esperti di infortunistica stradale), ora chiede al ministero dello Sviluppo economico un confronto per discutere della proposta dell’Isvap di rendere obbligatorio l’indennizzo diretto. Il motivo? Con quella procedura, secondo Cipriano (contattato da alVolante), “i rimborsi proposti dalle compagnie dopo un incidente sono raramente equi: troppo bassi”.