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Termini Imerese: arrestati i vertici della Blutec

12 marzo 2019

Il Presidente e l’amministratore della società che avrebbe dovuto rilanciare lo stabilimento ex Fiat sono accusati di impiego illecito di fondi pubblici.

Termini Imerese: arrestati i vertici della Blutec

USO IMPROPRIO DI 16 MILIONI - Roberto Ginatta e Cosimo di Cursi, rispettivamente presidente e amministratore delegato della Blutec (società che si occupa della progettazione ingegneristica e della produzione di componenti per il settore auto) sono stati arrestati dalla Guardia di Finanzia di Palermo con l’accusa di malversazione ai danni dello Stato; in altre parole, è stato loro contestato l’utilizzo illecito di fondi pubblici originariamente destinati al rilancio dello stabilimento di Termini Imerese (nella foto di repertorio qui sopra). A quanto si apprende da fonti giornalistiche, la Blutec, che recentemente aveva rilevato lo storico impianto siciliano della Fiat, aveva ottenuto nel 2016 circa 21 milioni di euro da Invitalia, la società per azioni interamente partecipata dal Ministero dell’Economia con funzioni di promozione e sviluppo d’impresa. Una parte consistente dei fondi (circa 16 milioni di euro) sarebbe stata impiegati dalla stessa Blutec per investimenti su altri stabilimenti e per l’acquisto di beni che nulla avevano a che fare con l’originaria destinazione. 

SIGILLI A TUTTI GLI IMPIANTI - La Guardia di Finanza ha posto sotto sequestro preventivo circa 16,5 milioni di euro e ha proceduto all’apposizione dei sigilli a tutti gli stabilimenti della Blutec sparsi in Italia, al fine di impedire la prosecuzione delle condotte illecite. Gli impianti sono stati affidati ad un amministratore giudiziario nominato dal giudice, che avrà il compito di assicurare la continuità del ciclo produttivo.

IL PIANO DI RILANCIO MAI ATTUATO - La Blutec aveva preso le redini dello stabilimento di Termini Imerese (che si fermò definitivamente nel 2011) allo scopo di farlo ripartire con i veicoli elettrici. I fondi pubblici assegnati da Invitalia erano destinati all’avviamento della produzione di circa 7000 motocicli elettrici per Poste Italiane e circa 7000 Fiat Doblò elettrici, in quattro anni; non solo: in principio erano previste anche altre iniziative industriali, tra cui l’elettrificazione del Fiat Ducato e l’assemblaggio di batterie Samsung. Il piano di rilancio presentato dalla Blutec prevedeva, inoltre, la reintegrazione dell’intera forza lavoro (circa 700 lavoratori) dell’impianto entro la fine del 2019.



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Ritratto di orsogol
12 marzo 2019 - 19:23
1
Non è corretto anticipare commenti quando c'è un'inchiesta in corso. Però non sarebbe la prima volta che certi personaggi si presentano come benefattori che salvano posti di lavoro operai e relative famiglie, e poi si mostrano per quello che sono: speculatori il cui unico scopo è arricchirsi alle spalle del prossimo, gente che presenta meravigliosi progetti per accaparrarsi lauti finanziamenti pubblici, già sapendo fin dall'inizio come andrà a finire: i soldi spariscono e i poveri lavoratori che si erano illusi sono più disperati di prima.
Ritratto di NeroneLanzi
12 marzo 2019 - 20:06
Ma dai, che sorpresona. Proprio impossibile da prevedere.
Ritratto di DavideK
12 marzo 2019 - 20:24
Benvenuti nel mondo dell'auto elettrica e dello sperpero dei soldi dei contribuenti.
Ritratto di zero
13 marzo 2019 - 00:02
Purtroppo, il treno giusto lo si è perso dieci anni fa, quando sia Toyota che Honda furono seriamente intenzionati all'acquisto della fabbrica (a riprova di quanto immane fosse la cialtronata detta da Marchionne sui maggiori costi produttivi del sito) e Marchionne oppose il suo influentissimo veto per non trovarsi in casa una concorrenza forte. Da quel momento, tutta una serie di ipotesi in mano a personaggi che concorrenza a Fiat non potevano certo farla, come Di Risio o la piemontese Blutec, che di Fiat è stata compagna di merende. Una storia che ricorda da vicino quella di un altro illustrissimo galantuomo piemontese, un tal Gian Mario Rossignolo, condannato un mese fa insieme al figlio per la bancarotta della De Tomaso, con annesso tutto lo squallido verminaio messo su intorno allo stabilimento di Grugliasco.
Ritratto di DavideK
13 marzo 2019 - 01:20
Il bello è che ogni volta lo rifanno. Tanto sono soldi nostri, quelli che gettano nella fornace i politicanti trionfanti.
Ritratto di GeorgeN
13 marzo 2019 - 10:08
Ex fabbrica fiat costruita sul deserto su volere dello Stato, ai fini elettorali, dando una montagna di soldi agli Agnelli per la sua realizzazione e poi le amministrazioni regionali, provinciali e comunali non hanno contribuito alla realizzazione di strade e ferrovie per migliorare l'interscambio commerciale. A quando l'arresto dei precedenti amministratori statali responsabili di aver contribuito al degrado portando la fiat a cedere la fabbrica???
Ritratto di Giulk
13 marzo 2019 - 11:45
Mai, il problema in Italia è proprio quello, non solo non c'e certezza della pena ma anche quando c'e e sempre troppo lieve, cosi lieve da non essere un deterrente per questa gente
Ritratto di DavideK
13 marzo 2019 - 17:47
Giusto: presentiamo il conto agli amministratori pubblici che continuano a fare scempi di questo tipo.