La class action per il caso degli airbag Takata difettosi montati sulle Citroën C3 e sulle DS 3 prodotte tra il 2009 e il 2019 è stata dichiarata ammissibile dal Tribunale delle Imprese di Torino. L’azione legale collettiva promossa da alcune associazioni dei consumatori è stata considerata legittima, accettando quindi la richiesta di risarcimento per i proprietari dei modelli coinvolti nei confronti di Stellantis N.V., Groupe PSA Italia S.p.A. e Automobiles Citroën SA. La richiesta avanzata da Altroconsumo stima un danno patrimoniale di 17,24 euro per ogni giorno di ritardo nella sostituzione dell’airbag. La cifra corrisponde al costo medio giornaliero del noleggio di un automobile di piccole dimensioni e porta alla somma di 517,20 euro per ogni mese di mancato intervento. Ancora più dura la richiesta di Codacons, Adusbef e Assourt, che invece quantificano il risarcimento patrimoniale in 30 euro per ogni giorno di indisponibilità dell’auto. A ciò si aggiunge in tutti i casi un risarcimento per danni non patrimoniali di 1.500 euro per ogni automobilista interessato al disservizio.
La pericolosità degli airbag Takata, montati dai marchi dell’ex gruppo PSA ma anche da tanti altri costruttori nel corso degli anni, è acclarata da tempo: le sostanze chimiche contenute nei gonfiatori degli airbag prodotti dall’azienda giapponese (fallita nel 2017) potrebbero deteriorarsi nel tempo, soprattutto se esposti a particolari condizioni climatiche. In caso di incidente, l’airbag potrebbe quindi gonfiarsi con una forza eccessiva, provocando la rottura del dispositivo e mettendo a rischio guidatore e passeggero a possibili lesioni gravi o, nel peggiore dei casi, alla morte. Le fatalità, purtroppo non sono mancate, e la Citroën aveva mandato una comunicazione ai proprietari chiedendo loro di “sospendere immediatamente la guida del suo veicolo”, in attesa di sostituire gratuitamente i dispositivi difettosi. Data la popolarità delle auto interessate, i numeri sono molto importanti: si parla di oltre 600.000 lettere di richiamo. La rete di assistenza della casa francese ha però faticato a gestire la mole degli interventi, allungando i tempi e mettendo di fronte i clienti a un bivio: continuare a guidare un’auto potenzialmente pericolosa oppure lasciarla ferma e trovare soluzioni alternative.
Disservizi che hanno portato alla class action promossa dalle associazioni dei consumatori, a cui hanno già aderito più di 170.000 automobilisti, tra cui oltre 154.000 proprietari di Citroën C3 e quasi 19.000 proprietari di DS 3 e che ora “vedono riconosciuto il proprio diritto a partecipare all'azione collettiva per ottenere giustizia” scrive Altroconsumo. Adesso i proprietari interessati avranno 150 giorni di tempo per aderire all’azione collettiva e richiedere il giusto risarcimento: tutti i consumatori interessati possono farlo attraverso il sito del Codacons o di Altroconsumo. La prossima udienza è fissata per il 21 novembre 2025.