SI CONDUMA MENO ASFALTO - La Siteb, l'Associazione Italiana Bitume e Asfalto Stradale, lancia l’allarme: in soli otto anni il settore delle aziende che operano nella stesura di asfalto per opere nuove o manutenzione è in profonda crisi. Lo confermano i freddi numeri: se nel 2006 si consumavamo oltre 44 milioni di tonnellate di asfalto oggi si fatica a ipotizzarne 22,5 per il 2014 che, paradossalmente, era iniziato all’insegna dell’ottimismo. Nei primi mesi dell’anno, infatti, complice le piogge abbondanti, la manutenzione faceva segnare un dato positivo. Tuttavia, con l’arrivo della primavera, il dato si è invertito senza più recuperare.
DEGRADO EVIDENTE - Un altro segnale preoccupante arriva dal mondo industriale delle macchine posa asfalto. Nel 2012 le immatricolazioni di queste attrezzature semoventi sono state complessivamente 252, quasi 1.450 in meno rispetto al 2002, quando l’industria stradale italiana era a regime. In calo anche il 2013 con 170 pezzi. Se calcoliamo che la rete viaria italiana si estende su circa 500.000 km di strade principali che arrivano a 850.000 km, sommando quelle all'interno delle città della rete secondaria e delle strade private, non c’è da stupirsi se in molti tratti lo stato di degrado è evidente. Il danno non è solo superficiale, ma è legato al cedimento e al danneggiamento del fondo e degli strati inferiori.
SOLO LE BUCHE GRANDI - Oggi, con i tagli alla spesa pubblica, si interviene solo per chiudere le buche più grandi e difficilmente si ricorre a un processo di completa riasfaltatura. Così le buche spesso si ripropongono non appena il meteo si fa avverso. L’effetto è sotto gli occhi, anzi sotto le ruote di tutti. Le strade che percorrono la penisola sono dissestate e i rischi di danni a gomme e cerchi sono abbastanza alti. E troppo spesso al posto di intervenire drasticamente sulla fonte dei possibili danni (buche o crepe) si abbassa il limite di velocità.
TREND NEGATIVO - Il trend negativo nell’utilizzo di asfalto era iniziato nel 2005, dopo il picco del 2004 di 45.8 milioni di bitume. Dopo una piccola fiammata di consumi - registrata nel 2006 - già nel 2008, all’inizio della crisi, si era scesi a 36 milioni per arrivare ai 22 del 2013 e del 2014 (dato previsto). Sono dati preoccupanti su cui riflettere.