LE AUTO SI SFRUTTANO DI PIÙ - Il Corporate Vehicle Observatory, il centro studi internazionale sulla mobilità aziendale di Arval (leader nel mercato della gestione flotte aziendali, con 135.000 veicoli gestiti solo in Italia), ha presentato le ricerche sui temi “caldi” del settore (fiscalità, servizi, sicurezza e mobilità) e sull’andamento del mercato, ulteriormente penalizzato dal recente inasprimento del trattamento fiscale delle auto aziendali (la soglia di deducibilità è stata ridotta al 20%). Nel primo quadrimestre dell’anno, le vendite hanno avuto una flessione di circa il 12% rispetto al già poco brillante 2012: la tendenza è ad allungare la permanenza delle auto in flotta, come testimonia l’aumento della vita media delle vetture presenti nelle aziende, ormai ben oltre il tetto dei 100.000 km.
IN SOCCORSO, IL CAR SHARING - Nonostante questo, però, in base ai sondaggi del Corporate Vehicle Observatory la ripresa non è poi così lontana, almeno per le grandi aziende: una su tre, infatti, stima di ampliare il proprio parco auto nell’arco dei prossimi tre anni, mentre le piccole imprese (le più diffuse nel nostro paese) sono più pessimiste al riguardo. Per incentivare, in particolare, le aziende di modeste dimensioni, arriverà presto in Italia il car sharing aziendale, che consente di ridurre i costi e l’impatto ambientale senza investire grosse cifre. Una delle ricerche, infatti, è proprio orientata a promuovere la diffusione di questo nuovo modo di intendere la mobilità, che già all’estero riscuote successo: l’americana Zipcar, proprio rivolgendosi ai piccoli imprenditori (ma non solo a loro), ha avuto notevoli riscontri.
LA SICUREZZA FA RISPARMIARE - Interessante anche lo studio condotto in partnership con il Centro di ricerca per il trasporto e la logistica dell’università La Sapienza di Roma, che pone l’accento sulla valutazione dei costi della “non sicurezza”. L'obiettivo della ricerca, del tutto innovativa anche nel panorama internazionale, è di sviluppare un metodo per l'individuazione e la valutazione dei costi che derivano alle aziende dagli incidenti. In attesa che questo progetto veda la luce, l’attenzione al tema appare, da parte delle imprese, marginale: sono pochissime (non più dell’8 per cento) quelle che fanno frequentare ai propri dipendenti corsi di guida sicura.