L’ITALIA FANALINO DI CODA (O QUASI) - L’Osservatorio di Segugio.it fa notare che “peggio” dell’Italia fanno solo Polonia, Croazia, Repubblica Ceca e Slovacchia mentre la Grecia è al 4,5%. Il paragone con l’inarrivabile Norvegia (che fra gennaio e agosto ha visto uno share ‘elettrico’ dell’83% sull’immatricolato) e Islanda, Svezia, Finlandia e Danimarca (tutte sopra il 30%) è ovviamente improponibile: troppe le differenze fra questi Paesi e il nostro. Un confronto omogeneo si può fare con Germania, Regno Unito, Francia e Spagna: la prima è al 18,6%, il secondo al 16,4%, la terza al 15,4% mentre la Spagna al 4,8% fa peggio di Irlanda e Portogallo, entrambe sopra il 16%.
CAUSE E CONCAUSE - Secondo le analisi i motivi sarebbero diversi, dagli incentivi pubblici poco incisivi, un po’ contraddittori e arrivati in ritardo rispetto agli altri Paesi che guidano la classifica a un Pil pro-capite sotto la media europea, che limita la capacità degli italiani di spendere per un’auto nuova soprattutto se mediamente costosa come un’elettrica. Per spiegare questo ritardo vengono indicati anche una rete di ricarica non ancora ben sviluppata, con 56 colonnine ogni 100.000 abitanti a fronte di una media di 106 in Europa, e un costo di gestione veicoli elettrici in “altalena”.
Se da un lato la manutenzione ordinaria appare più economica rispetto a quella di un’auto termica, dall’altro si è assistito a un aumento dei prezzi delle riparazioni e delle assicurazioni RCA per le elettriche ben superiore rispetto a quello delle altre alimentazioni: la tabella del comparatore parla chiaro in questo senso. Nel 2020 le compagnie assicurative offrivano premi medi più bassi ai guidatori di auto elettriche, considerati mediamente più attenti alla guida e socialmente responsabili, ma nel 2023 la situazione si è ribaltata, con premi mediamente più alti per le elettriche (qui per saperne di più).
VENDITE INCENTIVO-DIPENDENTI? - L’importanza degli aiuti di stato per spingere le vendite delle auto elettriche si è vista per esempio in Germania: la fine degli incentivi per aziende e professionisti ha fatto crollare, a settembre rispetto ad agosto, le vendite (qui la notizia). È interessante notare che questo calo ha colpito soprattutto modelli, come le Volkswagen ID.3 e ID.4, considerate le più appetibili da professionisti e flotte. I numeri ci dicono che nei primi 9 mesi dell’anno in Germania fra le elettriche ha primeggiato la Tesla Model Y (circa 38.508 unità) seguita da ID.4 (20.833), ID.3 (17.995), Fiat 500e (16.117), Skoda Enyaq (14.148) e Audi Q4 e-Tron (13.189). Considerando il solo mese di settembre la situazione appare radicalmente cambiata: le ID.4 e ID.3 crollano (765 e 712 unità rispettivamente) con una classifica che cambia radicalmente: prima si conferma la Model Y (3.921 unità) seguita da Corsa EV, 500e, Opel Mokka EV, Q4 e-Tron, Enyaq e Mercedes EQA, che ha venduto più di 1.000 pezzi.
Al di là del risultato del Gruppo Stellantis, i numeri tedeschi delle vendite delle auto elettriche raccontano di una Volkswagen in calo dal 12,3% di agosto all’11,9% di settembre, Tesla che perde lo 0,1% (passando da uno share del 10,1% a 10%), Mercedes che guadagna lo 0,2%, salendo all’11,2%, e BMW che cresce dal 7,3 al 7,5%. Questi andamenti fanno capire come gli incentivi, almeno in Germania, influiscano molto ma non in tutte le tipologie di prodotto.
UN CAMBIAMENTO POSSIBILE - Secondo Statzon ci sono correlazioni fra punti di ricarica per 100.000 abitanti, reddito e adozione delle automobili elettriche. I Paesi dell’Europa occidentale con un PIL elevato - Svezia, Olanda, Finlandia e Danimarca - rappresentano da soli quasi il 75% delle vendite di auto elettriche nella UE, con gli altri 23 Stati a dividersi il restante quarto. Queste nazioni sono tutte nella parte alta della classifica dei punti di ricarica per 100.000 abitanti e si stima che gli Stati con PIL pro-capite di almeno 46.000 euro vedranno i veicoli elettrici con una quota delle immatricolazioni pari o superiore al 15%; al contrario i Paesi con un PIL sotto i 17.000 euro avranno probabilmente una quota di mercato inferiore al 3%. A complicare le cose c’è il prezzo medio dei veicoli elettrici, molto aumentato in Europa: è infatti salito dai 48.942 euro del 2015 ai 55.821 euro del 2022.
In questo quadro l’annuncio della nuova Citroën C3 è un potenziale segnale di inversione di rotta: semplice e spaziosa, costa meno di 24.000 euro grazie all’uso della piattaforma CMP e a una batteria da 44 kWh e 320 km di autonomia (qui la notizia). La versione da circa 200 km sarà prezzata sotto i 20.000 euro e potrà essere un best seller urbano una volta compreso che qualche centinaio di km di autonomia sono più che sufficienti per moltissimi Italiani, come emerso nel corso del The Urban Mobility Council dell’anno scorso (qui per saperne di più).
Chissà se il bonus colonnine per imprese e professionisti (qui per saperne di più) potrà contribuire a smuovere la situazione italiana? Rimane il fatto che nel 2022 in Europa si sono venduti quasi 2 milioni di BEV, un aumento di 17 volte rispetto al 2016; nello stesso lasso di tempo i punti di ricarica sono aumentati di sole 6 volte: le infrastrutture sembrano molto indietro rispetto alla domanda che dei veicoli elettrici.