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Berlusconi: "Il governo è pronto a rinnovare gli incentivi"

30 settembre 2009

Il primo ministro Silvio Berlusconi ha reso noto che l'Esecutivo non si tirerà indietro nel rinnovare i finanziamenti per l'acquisto di un'auto.

LA PAURA DEI COSTRUTTORI - Avevamo già sottolineato il timore delle Case sulle conseguenze della fine degli incentivi per l'acquisto di un'auto. Anche perché i dati parlano chiaro: senza i finanziamenti, il mercato rischia un forte contraccolpo.

Oggi il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi (nella foto, insieme a Marchionne, Montezemolo e Elkann) ha fatto sapere che, se il governo lo riterrà necessario, non si tirerà indietro davanti a un eventuale rinnovo degli incentivi per il prossimo anno.

“Responsabilmente esamineremo la situazione”. Se a fine anno si riscontrerà la “necessità”di rinnovare gli incentivi per l'auto “il governo non si tirerà indietro”. Lo ha affermato il premier Silvio Berlusconi parlando ai microfoni di Sky tg24.

SI RISCHIA DI CHIUDERE - È bene ricordare che quello che da molti è considerato l'artefice della “rinascita” della Fiat, Sergio Marchionne, proprio ieri ha ricordato che senza i finanziamenti, il mercato dell'auto rischia di crollare. “Sono scelte del governo”, ha detto a margine della presentazione della Fiat Punto Evo, “che faccia quello che deve fare: se non si continua con gli incentivi, la domanda scenderà, perdiamo volumi, non vendiamo vetture, chiudiamo gli stabilimenti”.

UN PROBLEMA EUROPEO
- Secondo il numero uno del Lingotto il problema dei finanziamenti al mercato dell'auto non è solo nostro: “non è un problema solo italiano, ha ragione Tremonti a dire che è un problema europeo e quindi ci deve essere una risposta coordinata a livello europeo. Da quel che sappiamo risulta che la Francia è intenzionata a continuarli e che anche in Inghilterra continueranno e quindi credo che l'Italia non possa ritrarsi indietro”.



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Ritratto di yurkomeni
30 settembre 2009 - 10:11
Il Premier si dimentica anche che aveva promesso l'abolizione del bollo,altrochè aiuti alla Fiat,chi non ha soldi non può permettersi di cambiare auto.E poi il vergognoso costo dei passaggi di proprietà,dovrebbero abolir pure questo!
Ritratto di Chicolatino
30 settembre 2009 - 11:15
il premier annuncia nuovi aiuti ma ignora che il costo del lavoro e troppo alto in Italia e nel frattempo la Fiat e le altre case chiedono le ellemosine (incentivi) però poi vanno ad aprire nuove fabbriche al estero dove il costo del lavoro é molto più basso minacciando di chiudere le fabbriche in Italia....é una vergogna!!!
Ritratto di hrc
30 settembre 2009 - 11:39
Basta ! è vergognoso dispensar quattrini pubblici a industrie che poi vanno a produrre all'estero e rivendono in patria le stesse auto a prezzi scandalosi ! Invece degli incentivi si obblighino i costruttori a ribassar i prezzi ed i margini di guadagno ..venderebbero molte più auto !
Ritratto di El bocia
30 settembre 2009 - 14:10
Purtroppo in Italia funziona così...per salvare 1000 persone se ne devono sacrificare 60 milioni...E Marchionne non può sacrificare una modesta parte del suo stipendio (10 milioni di Euro all' anno) per gli incentivi, mi pare giusto anche se non capisco come mai, viste le sue doti di imprenditore (un impiegato viene pagato 12 mila euro all' anno) senza gli incentivi non riesce a rilanciare il mercato della fiat...?? Io chiedo alla Famiglia Agnelli un milione di euro all' anno per dare dei consigli su come fare auto più belle :)
Ritratto di yurkomeni
1 ottobre 2009 - 09:26
Io agli agnelli chiederei indietro tutti i nostri soldi che i vari governi con la complicità dei sindacati hanno regalato alla Fiat,per poi ottenere auto quasi catorci e per ridurre le fabbriche al punto in cui sono ora
Ritratto di bombolone
1 ottobre 2009 - 11:11
Nessuno ricorda che il 1° gennaio di quest'anno, il nostro Governo ha lasciato tranquillamente scadere i vecchi ecoincentivi, poi rinnovati alla chetichella un mese e mezzo dopo, buoni ultimi in Europa... Mentre in Italia le vendite di auto crollavano, in Germania e in Francia salivano alla grande. Ma tant'è