Dalla crisi nascono le opportunità. La cinese BYD, oggi primo costruttore mondiale di veicoli elettrici, ha scelto Torino per costruire una delle basi della propria filiera europea. Dopo mesi di ricognizione sul territorio, sono state individuate 85 aziende piemontesi disposte a fornire componenti per i futuri stabilimenti europei del marchio, oggi in costruzione in Ungheria e Turchia. Non si tratta di una scelta casuale: molte di queste aziende, storicamente legate a Fiat prima e Stellantis poi, hanno visto contrarsi le commesse, in alcuni casi fino all’azzeramento.

A guidare l’offensiva industriale sono due nomi noti al comparto automotive italiano: Alfredo Altavilla, ex top manager di FCA oggi special advisor di BYD per l’Europa, e Alessandro Grosso, ex Stellantis e attuale responsabile BYD Italia. Entrambi hanno giocato un ruolo centrale nel dialogo con le imprese del territorio.
Il primo confronto strutturato si è tenuto tra il 20 e il 22 febbraio a Torino, con circa 200 aziende presenti. Dopo una selezione accurata, sono rimaste 85 realtà pronte a collaborare, specializzate in cambi, freni, filtri, sistemi elettronici e molto altro. Al momento non risultano ancora contratti firmati, ma i contatti sono in corso.
Secondo Altavilla, le aziende italiane sono state le prime in Europa a essere coinvolte per due ragioni: l’elevate conoscenze tecniche, spesso al servizio di marchi premium tedeschi, e la crisi dell’indotto legata al calo produttivo di Stellantis.

BYD prevede una produzione combinata di 500.000 auto all’anno tra gli stabilimenti ungherese e turco. Per le aziende italiane coinvolte, potrebbe tradursi in un giro d’affari da miliardi di euro, con forniture dirette ai siti produttivi europei. In Spagna, nel frattempo, si valuta un terzo sito, stavolta destinato alla produzione di batterie.
Tra le aziende coinvolte figura anche Sila Group di Orbassano, fornitrice storica di cambi per Stellantis. Il presidente Edoardo Pavesio ha commentato al Corriere Torino: “Collaborare con BYD è un’opportunità per crescere, diversificare, tornare a lavorare all’estero”. Un passo avanti concreto per un’azienda che ha già operato in India, Cina e Sud America.
I sindacati accolgono positivamente l’interesse di BYD. “La competenza c’è, lo ha capito BYD - ha detto Gianni Mannori della FIOM torinese - peccato che a dimenticarlo siano stati quelli di Stellantis”.







































