TRAINA IL GIAPPONE - I costruttori asiatici assumono un ruolo sempre più importante all’interno del mercato europeo. Secondo i dati diffusi da Jato Dynamics, a dicembre del 2023 i marchi presenti nel Vecchio Continente erano 37, la maggior parte dei quali originari della Cina (24). Seguono poi quelli provenienti dal Giappone (8), Corea del Sud (4) e India (1). A questa sproporzione verso Pechino, non seguono però - almeno per il momento - i numeri di vendita.
Escludendo la marginale produzione indiana, sono infatti i giapponesi a farla da padrone, rappresentando il 54% del totale della vendite da parte delle case asiatiche (il 13% del mercato europeo nel suo complesso). I marchi cinesi nel 2023 hanno venduto solo il 10% di tutte le auto asiatiche consegnate in Europa (3% si share), preceduti anche da quelli coreani, che hanno pesato per il 36% dei numeri asiatici (9% del mercato europeo). In particolare, di tutti i 24 brand cinesi ufficialmente importati in Europa, solo 9 hanno immatricolato più di 1.000 vetture.
OCCIDENTALI IN ASIA - Il discorso è però diverso se si considera non il paese d’origine del marchio ma quello in cui vengono prodotte effettivamente le vetture. Per esempio, la Toyota produce in Giappone la maggior parte delle auto destinate all’Europa (520.000 unità nel 2023). La Corea del Sud ha importato nel Vecchio Continente circa 495.000 automobili: l’84% a marchio coreano (principalmente Hyundai e Kia), il restante 16% appartiene invece a veicoli Renault prodotti in Asia. Molto più presente la produzione non-cinese in Cina, da cui arrivavano 491.000 auto immatricolate lo scorso anno: il 65% di queste arrivava da marchi cinesi, ma tutto il resto è stato prodotto da case come Tesla, Dacia, Volvo, Mini, BWM e Polestar.
SPECIALIZZATI IN ELETTRIFICAZIONE - Quel che è certo è che i costruttori asiatici stanno diventando sempre più importanti sul nostro mercato, passando da una quota del 14% nel 2001 a superare il 24% lo scorso anno. I motivi trovati da Jato Dynamics sono molteplici: i giapponesi puntano sull’affidabilità, i coreani sulla competitività, i cinesi - per il momento - sui prezzi bassi. Anche sulle tipologie di propulsione ci sono differenze tra i tre big asiatici: la tecnologia ibrida è appannaggio dei marchi giapponesi (l’84% di tutte le immatricolazioni ibride sono giapponesi), i coreani brillano tra gli ibridi plug-in (47%) mentre i cinesi hanno buoni risultati sulle elettriche (39%).
ATTENTI ALLA CINA - Ma quindi il mercato europeo è effettivamente sotto il dominio cinese? Secondo Jato Dynamics, per ora non è ancora così. Lo scorso anno le immatricolazioni dei marchi cinesi hanno rappresentato il 2,5% del totale, pari a 321.300 unità. Di queste, il 72% è stato registrato dalla MG che, sebbene sia completamente cinese, è posizionato come brand britannico, con la MG 4 che è riuscita a piazzarsi al quarto posto tra le elettriche più immatricolate in Europa nel 2023.
Come detto, le case cinese sono particolarmente forti tra le auto elettriche, grazie anche a un mercato locale più ampio con economie di scala e al possesso della gran parte della catena di approvvigionamento per la produzione delle batterie. Ciò consente loro di offrire auto elettriche a un prezzo mediamente inferiore del 30% rispetto ai concorrenti europei: in numeri si parla di risparmio di circa 20.000 euro.
La Commissione Europea vuole vederci chiaro e da qualche mese sta indagando su potenziali sussidi che il governo di Pechino avrebbe fornito alle case cinesi (qui per saperne di più). Da una parte le istituzioni potrebbero imporre nuovi paletti per le importazioni, dall’altro le case europee stanno iniziando a produrre auto a batteria meno costose, come la Citroën ë-C3 o la Renault 5.