C’ERA UNA VOLTA UNA DEA - Il 6 ottobre 1955, al Salone dell’automobile di Parigi, debuttava una nuova Citroën: la DS19 (a sinistra nella foto qui sotto). Sigla tutt’altro che casuale: in francese, DS si legge “Deésse”, cioè “Dea”. Fece sensazione: con le sue linee avveniristiche, fuori e dentro, pareva quasi un’astronave. Fu subito un successo: ne vennero vendute 12.000 solo in quel primo giorno, 80.000 durante tutta l’esposizione e un totale di 1,5 milioni di esemplari durante la sua lunga vita. Con la sua linea anticonformista e le soluzioni stilistiche rivoluzionarie, il celebre “Squalo” (l’altro nome con cui la vettura è stata ribattezzata dai suoi fan) sarebbe rimasto in catalogo, pressoché immutato, per quasi 20 anni, dal 1955 al 1974. La DS era ed è ancora oggi un’opera d’arte industriale (non a caso, premiata dalla Triennale di Milano nel 1957): una scultura semovente disegnata dall’artista italiano Flaminio Bertoni, pittore e scultore “prestato” al mondo dell’auto. È entrata nell’immaginario collettivo grazie alla serie di fumetti noir di Diabolik, nei quali era la macchina dell’ispettore Ginko, l’acerrimo rivale dell’eroe in calzamaglia integrale. Ma anche il presidente francese Charles De Gaulle ne fece uno dei simboli della “grandeur” nazionale, frutto della genialità e del coraggio; mentre in un celebre romanzo giallo di Frederick Forsyth, Il giorno dello Sciacallo, proprio la DS di De Gaulle è l’obiettivo di un manipolo di terroristi dell’Oas (l’Organisation del l’Armée Secrète), il fronte nazionalista clandestino che voleva il mantenimento dell’Algeria sotto il domino francese. La Citroën DS era però anche un concentrato di tecnologia, aerodinamica e prestazioni, come dimostrato dalle due vittorie al Rally di Montecarlo (nel 1963 nella classifica per costruttori, nel ’66 in quella assoluta). Celebrata dal semiologo e accademico di Francia Roland Barthes, preferita da personalità della politica e cantanti rock, celebrata nei film, la DS ha attraversato gli ultimi 60 anni senza invecchiare: attuale oggi come nel 1955. Per la sua tecnica, è stata per molti anni “l'auto più sicura del mondo”; per il suo comfort, un punto di riferimento per tutti i costruttori.
UN PROGETTO BEN PONDERATO - La Citroën DS è stata, più ancora della Traction Avant, la Citroën più rappresentativa di sempre: così, d’altra parte, voleva che fosse Pierre Boulanger, l’uomo di fiducia della Michelin che, nel 1934, aveva acquistato l’industria automobilistica creata da André Citroën. Il progetto aveva preso le mosse nell’anteguerra sotto la sigla di VGD, Vettura di Grande Diffusione. Tre i personaggi chiave per la sua genesi. Anzitutto, André Lefèbvre, ingegnere aeronautico, che impostò i capisaldi (trazione anteriore, leggerezza strutturale) del progetto. Poi, Paul Magès, l’ingegnere che concepì il sistema di sospensioni idrauliche che permetteva alla DS di alzarsi o abbassarsi a richiesta del guidatore, e la carreggiata differenziata, con le ruote posteriori carenate, una soluzione mai vista prima in un’auto di grande serie. Sopra tutti, però, Flaminio Bertoni, francese d'adozione ma varesino di nascita, il “sarto” incaricato di vestire la Dea: una scultura su ruote dal mirabolante CX di 0,38, un paio di decenni davanti alla concorrenza.
SECONDA FASE - Il “concetto DS” (una “firma” che sottolinea forti contenuti di design, tecnologia e prestazioni, capaci di assicurare una spiccata aura di originalità ed esclusività alla vettura che la esibisce) è ritornato di piena attualità nel giugno del 2014, a quasi cinque anni dalla presentazione della
Citroën DS3, il primo modello del Double Chevron a fregiarsi nuovamente della celebre doppia lettera. Il marchio DS è stato reso autonomo rispetto a quello della casa madre con l’obiettivo di recuperare il fascino, l’esclusività e lo spirito della DS classica. Con un messaggio molto chiaro: DS, Spirit of Avant-garde (spirito d’avanguardia) è la forte dichiarazione che accompagna il logo con le due lettere stilizzate.