Concept car: eccone 15 da ricordare

Progettata da Alex Tremulis, la Ford X1000 vanta un design futuristico per una due posti, con una sinuosità e una lunghezza che rende queste modello simile a un razzo. Ma la maggior parte delle novità di questo modello proviene senz’altro dagli accessori sinonimi di comfort, come la TV e l’impianto Hi-Fi all’interno (stiamo parlando di una concept car prodotta nel 1957). Siamo in tempi dove l’esplorazione e la conoscenza dello spazio nutrono l’immaginario collettivo e ciò si riflette con sapienza sul design dei prototipi del periodo. Ciò che sopravvisse da questo concept? Solo le manopole del cruscotto, che vennero riutilizzate in alcuni modelli Ford successivi.

L’Alfa Romeo 33 Bertone Carabo è un esempio di maestria del design italiano: presentata al Salone dell’Auto di Parigi del 1968, realizzata dalla carrozzeria Bertone e disegnata da Marcello Gandini, il nome Carabo è un omaggio a un maggiolino colorato: non è solo l’estetica luminosa e iridescente a dare senso a questo nome, ma anche l’apertura verticale delle porte. Costruita su una 33 Stradale, dotata di motore V8 da 233 CV e con velocità massima fino a 250 km/h, la Bertone Carabo è stata la base per altre due vetture realizzate da Gandini per Bertone, ovvero la Lancia Stratos Zero e soprattutto la Lamborghini Countach. Infatti, proprio le portiere sono state riprese dalla stessa Countach e dalla Lamborghini Diablo.

La Maserati Boomerang è stata presentata al Salone di Torino del 1971 e al Salone di Ginevra del 1972 su un progetto dell’Italdesign di Giugiaro: ne fu realizzato un solo esemplare e le sue linee ispirarono modelli quali la DeLorean DMC 12 e la Maserati Merak. Questo modello poteva raggiungere la velocità massima di 300 chilometri orari: la parte più innovativa, estetica a parte, era l’interno, con la parte della strumentazione integrata nel cruscotto, che era a sua volta integrato al volante. Era considerata l’evoluzione della Maserati Bora del 1971, diventando più spigolosa e aprendo praticamente la strada al design cuneiforme che rivediamo in molte concept car dell’epoca. Sempre restando negli interni, spiccano i sedili molto bassi, quasi a ricordare una monoposto da corsa. A oggi le sue linee si possono rivedere nella Maserati MC20, segno inequivocabile di come quest’auto ha lasciato il segno. 

La Pony Coupé del 1974 è un ulteriore simbolo del design futuristico e avanguardistico che contraddistingue la Italdesign di Giorgetto Giugiaro: grande attenzione agli interni, con una plancia portastrumenti a forma di cilindro e sedili a vaschetta, tutti elementi che richiamano gli aspetti chiave di un design industriale, evidenziando così uno stile di costruzione ricercato e al di fuori degli schemi. Questa concept car farà da modello alla DeLorean DMC 12. Presentata al Salone di Torino del 1974, catturò l’attenzione della Hyundai, ispirandone le linee per i suoi futuri modelli e diventando così un’auto chiave per lo sviluppo della casa automobilistica coreana. Di recente, la Hyundai ha deciso di far rivivere questa concept car con una nuova collaborazione con lo studio GFG Style dei fratelli Giugiaro. 

Ecco un’altra auto venuta dallo spazio: il motore è posizionato dietro i passeggeri e la sua estetica rassomiglia a quella di un’astronave, grazie a un interno tondeggiante e a un esterno squadrato. Dotata di fari a scomparsa, la Aerovette vantava la presenza di doppie porte ad ali di gabbiano pieghevoli e un motore V8 e fu veramente a un passo dalla produzione. Dopo un cambio di vertice alla General Motors, si decise di virare su un’auto con motore anteriore/centrale per ottimizzare le spese e le prestazioni. 

La Citroën Karin si mostrò al Salone dell’Automobile di Parigi del 1980, stupendo tutti per la forma piramidale, che se da un lato richiamava le forme passate dell’antico Egitto, dall’altro prefigurava un design futuristico da astronave. Elaborata dal designer di origini italiane Trevor Fiore e realizzata dalla Carrozzeria Coggiola, al suo interno erano disponibili 3 posti, con il sedile del guidatore al centro e più avanti rispetto agli altri due. Il quadro degli strumenti era molto innovativo, visto che era posizionato su un monitor, anch’esso posto al centro, e anche sul volante (che nelle intenzioni iniziali si sarebbe poi dovuto convertire in una specie di comando da videogioco, tipo joystick). La Karin fu un bellissimo ed estremo esercizio di stile, il cui concept è sopravvissuto fino ai giorni nostri: guardare il Cybertruck Tesla per credere.

Design a cura di Giorgietto Giugiaro, qui siamo di fronte a un modello multiversatile, utilizzabile come taxi, scuolabus, ambulanza, auto della polizia e altro ancora. Pensata come configurabile e personalizzabile, tramite la rimozione delle componenti, l’aspetto estetico si prestava evidentemente a molteplici usi potenziali, ma il costo elevato ne frenò le pulsioni iniziali. Non certamente un gioiellino per gli occhi, ma comunque pratica e a suo modo affascinante, la Capsula era un mix di innovazione e avanguardia, prefigurando le monovolume spaziose e al tempo stesso pratiche, soprattutto in contesti urbani.

Eccoci davanti a qualcosa di sensazionale, soprattutto per l’innovazione in materia di alimentazione. La ricerca del carburante alternativo non è roba dei tempi recenti, ma è da diversi anni che è entrata nel vivo. Nel 1987, quest’auto era stata progettata per percorrere oltre 3.000 chilometri grazie a un particolare combustibile: l’energia solare. Originariamente era stata concepita per competere nella World Solar Challenge, competizione che vede la partecipazione di auto a energia solare, e che vinse proprio nel suo anno di lancio (1987). Monoposto, questa vettura vantava una leggerezza impressionante e il motore era di dimensioni piuttosto compatte. La si può visitare presso il National Museum of American History a Washington. 

Nel 1992, al Salone dell’auto di Parigi, fu presentata da Volvo una ECC (Environmental Concept Car): com’è facilmente intuibile dal nome, la principale innovazione di questa vettura era rappresentata dalla componente ambientale. Infatti, presentava una turbina a gas con motore elettrico, con la prima che caricava le batterie del secondo: era un prototipo delle moderne auto ibride. Con la sola propulsione elettrica l’autonomia massima raggiungeva i 140 km, mentre con l’impiego della turbina a gas il quantitativo chilometrico percorso era di oltre 650 km. A oggi, questo modello si può vedere nel Volvo Museum di Göteborg. Lo stile di questo modello lo ritroveremo poi nella Volvo S80 del 1998. 

Si chiama Hy-Wire la concept car della General Motors che ha previsto il futuro. Presentata al Salone dell’Automobile di Detroit del 2002, questa vettura spicca per un la presenza di un sistema di celle a idrogeno alla base del motore e per un sistema di guida “via fili”, ovvero il Drive-By-Wire (da qui il nome, “Hy” sta per idrogeno), ovvero un sistema di controllo automatizzato elettronico dei comandi. Va via la parte meccanica, via il blocco motore convenzionale, ciò dava la possibilità ad ampie possibilità di configurazione, soprattutto lato passeggeri, con conseguenze anche sulle forme dell’auto. Dotata di motore elettrico trifase, capace di raggiungere la velocità massima di 160 km/h, il sistema di celle a idrogeno garantiva una potenza di 94 kW (o 129 kW se spinta al massimo, ma con un’autonomia minore).

La Maserati Alfieri Concept è una vettura presentata al Salone di Ginevra 2014, in occasione del centenario della casa fondata a Bologna il 1° dicembre 1914. Il suo nome è quello del meccanico dell’Isotta Fraschini, che fondò insieme ai fratelli Ettore ed Ernesto l’omonima casa automobilistica. Dotata di finiture eleganti e sportive, richiama alla memoria il disegno della A6 GCS-53 di Pininfarina. Personalizzata in ogni singolo dettaglio, spiccano i cerchi in lega con raggi decorativi che omaggiano quelli presenti negli anni Cinquanta. Ci troviamo di fronte a una Coupé 2+2 con un design firmato dal Centro Stile Maserati di Torino, sotto la direzione di Marco Tencone e la supervisione di Lorenzo Ramaciotti, con il telaio abbreviato della GranTurismo MC Stradale e motore V8 da 4,7 litri da 460 cavalli. “Auto estrema”, ma anche “elegante”, che comunichi “leggerezza e dinamismo”, questo il concept teorico alla base di questo modello: all’interno troviamo uno schermo TFT per la strumentazione di bordo e un display a parte per l’infotainment. 

La Lamborghini Terzo Millennio è una Concept Car realizzata nel 2017 in collaborazione con il MIT, sul design di Mitja Borkert. L’innovazione prevalente è rappresentata dall’alimentazione grazie alla presenza dei supercondensatori che sostituiscono le batterie al litio e che garantiscono un più rapido afflusso e utilizzo di energia elettrica. È un gustosa anticipazione di come saranno realizzate le Lamborghini che dei prossimi anni, sia in tema di alimentazione, sia in tema di design, con predilezione per le linee aerodinamiche, materiali in fibra di carbonio ed elegante minimalismo per l’impianto di illuminazione. 

Volkswagen Sedric è una concept car a guida completamente autonoma e certamente segna una linea importante per il futuro. Presentata al Salone di Ginevra, Sedric sta per SElf DRiving Car ed è pensata per essere un mezzo di trasporto del futuro (taxi, scuolabus, navetta), anche e soprattutto per persone con disabilità. Il sistema di automazione è di Livello 5, il grado più alto della scala, che finora non vede alcun veicolo commercializzato sul mercato, ma solo, per l’appunto, Concept Car. Non sono presenti comandi fisici, ma solo vocali, la capienza è fino a 4 passeggeri e all’interno è presente uno schermo OLED che fornisce informazioni tramite realtà aumentata sull’ambiente esterno. I sistemi di alimentazione e di guida autonoma sono celati nel paraurti anteriore allo scopo di incrementare lo spazio interno. L’interazione tra passeggero e auto si avrà tramite un pulsante centrale, con indicatore dell’ora di arrivo e funzionamento anche a vibrazione per comunicare con le persone non vedenti.