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Corte costituzionale, sì a risarcimenti “calmierati”

04 novembre 2014

Per la Consulta, legittimo calcolare gli indennizzi in base ai valori previsti dal codice delle assicurazioni: ben inferiori a quelli indicati dalla giurisprudenza.

Corte costituzionale, sì a risarcimenti “calmierati”
UNA “SCALA” DIVERSA - Con la sentenza 235 del 16 ottobre 2014, la Corte costituzionale dice sì a soglie ridotte per i risarcimenti a chi, in un incidente stradale, subisce lesioni lievi (tali cioè da dar luogo a livelli d’invalidità permanente compresi fra l’1 e il 9%): è legittimo, dice la Corte, calcolare gli indennizzi sulla base dei valori indicati dall’articolo 139 del codice delle assicurazioni, invece di applicare quelli (molto più elevati) elaborati dalla giurisprudenza. Non è quindi fondata la questione di legittimità costituzionale sollevata da alcuni giudici sullo stesso articolo 139 del codice delle assicurazioni.
 
DIRITTI INTATTI - Secondo la Consulta, la tabella individuata dalle assicurazioni per la liquidazione dei danni alla persona lascia intatti i diritti primari alla salute e all’uguaglianza tra le persone sanciti dalla Costituzione. L’automobilista non soddisfatto del risarcimento, comunque, può sempre citare in giudizio la compagnia per vedere riconosciuti i propri diritti; e il danno morale può rimanere una voce di danno autonoma, rimborsabile in maniera separata. Sulla questione, alVolante.it ha raccolto il parere di Stefano Mannacio, presidente del Cupsit (Comitato patrocinatori stragiudiziali): “La sentenza della Corte costituzionale ci pare affetta da un italico cerchiobottismo: se, infatti, da una parte, con un ragionamento di carattere più economicista che di diritto, dà il placet al sistema tabellare, dall’altra ribadisce che il danno morale può ancora essere una voce di danno autonoma, e quindi risarcibile separatamente. Su una cosa è chiara: tale sistema vale solo per le lesioni cosiddette lievi, e quindi la Corte costituzionale avverte il legislatore sul fatto che accettare una tabella analoga per le lesioni gravi o gravissime potrebbe essere costituzionalmente censurabile”. 
 
MA NON FINISCE QUI… - Un “avvertimento”, probabilmente, tutt’altro che casuale. Perché una nuova partita, ancora più importante, è adesso prossima ad aprirsi per quanto concerne la valutazione e il rimborso delle menomazioni gravi e gravissime (quelle che danno luogo a infermità permanenti valutabili dal 10 al 100%): anche per i risarcimenti di questo tipo di lesioni, infatti, le compagnie vorrebbero che si facesse riferimento a una tabella unica nazionale. Una tabella che, tuttavia, secondo l’Associazione vittime della strada, porterebbe a un drastico dimezzamento dei risarcimenti. Alla Consulta l’ardua sentenza?


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Ritratto di piccoloanto
4 novembre 2014 - 17:27
non si capisce niente nella legge italiana
Ritratto di trautman
4 novembre 2014 - 22:04
Non sono in grado di bloccare le truffe e i finti infortuni e allora tagliano i risarcimenti anche a chi si è ferito veramente per colpa di altri. Per danni lievi si intendono denti rotti, perdita di dita, fratture, cicatrici e altre lesioni. Poi taglieranno i rimborsi anche per danni gravi.
Ritratto di Luigi De Rosa
5 novembre 2014 - 12:33
Salve, sono stato investito il 24/09/2014 ed a tutt'oggi sono in degenza in quanto l'incidente mi ha procurato la frattura della Branca Ischio Pubica di sx e staccamento di un frammento dell'acetabolo a dx, inoltre ho 3 coste fratturate, l'8, la 9 e la 10 media ascellare dx, inoltre sono in attesa di Risonanza Magnetica per ginocchio che non piego..., la mia domanda è: La sentenza di cui sopra ( 235 del 16/10/2014) è retroattiva? Insomma ci perderò un bel po di soldi con sta beffa? Grazie anticipatamente.
Ritratto di Marco Herr der Ringe
6 novembre 2014 - 16:40
3
Fatemi capire: Le assicurazioni calcolano la svalutazione dell'auto però le parti di ricambio e la manodopera li paghiamo come nuovo. Poi chi rimborsa la differenza a chi ha subito un incidente, oltre al danno di dover rinunciare all'auto, magari necessaria per lavoro? Possibile che in questo paese siano sempre privilegiati quelli che hanno torto?
Ritratto di patroc.strag.RiccardoNicotra
9 novembre 2014 - 20:41
Forse il motivo è: -Il 12-9-2013 Amato Giuliano, viene nominato giudice costituzionale dal presidente della Repubblica, in vista della scadenza imminente del mandato di Franco Gallo. Presta giuramento, nelle mani del Presidente della Repubblica Napolitano, il 18-9-2013. -Il 21-2-2014 lascia a Romano Prodi la presidenza dell'International advisory board (Iab) di Unicredit. -Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana, il 23 dicembre 2011, dii iniziativa del Presidente della Repubblica Napolitano -Nel febbraio 2010 viene nominato maggior consulente in Italia per la Deutsche BankDurante il suo primo mandato da presidente del Consiglio, a fronte della situazione finanziaria, il suo Governo approvò, l'11 luglio 1992, un decreto legge da 30.000 miliardi di lire in cui tra le altre cose veniva deliberato (retroattivamente al 9 luglio) il prelievo forzoso del sei per mille dai conti correnti bancari per un "interesse di straordinario rilievo", in relazione a "una situazione di drammatica emergenza della finanza pubblica" www.ilfattoquotidiano.it/2013/09/13/corte-costituzionale-amato-uomo-emblema-del-compromesso/710379/ Genova, 13-09-2013. Il segno del degrado ha raggiunto il punto di non ritorno con la nomina di Giuliano Amato a giudice costituzionale da parte dell’imperatore, Giorgio II, re di Libia e negus di Abissinia. Per gradire, Amato è un politico «quadrilatero»: ha servito Craxi, latitante e ladro di Stato; ha una pensione di 30mila euro al mese, quanto un operaio e mezzo guadagnano in un anno; ha contribuito attivamente come presidente di due governi e ministro del tesoro ad affossare l’economia italiana e infine è l’uomo adatto per riportare la Corte alla totale dipendenza della politica e segnatamente del Quirinale. Il messaggio che re Giorgio I,I manda al Paese è uno solo: Amato è una garanzia di qualsiasi compromesso, è un avviso a Berlusconi di solidarietà, è un messaggio ai Giudici: i politici non si toccano. Quale altro senso ha una nomina, in questo momento, in questo frangente, in queste condizioni? Se l’imperatore d’Abissinia avesse voluto mandare un segnale forte e chiaro che la legalità è la sua stella polare non avrebbe forse dovuto nominare, sì, proprio adesso, una figura integerrima e lontana da ogni scandalo, da ogni compromesso, da ogni contiguità con la delinquenza politica e il malaffare invece di risuscitare Amato che fornicò con Craxi, finché fu potente? Avanti, Gerontocrati, correte a quattro zampe verso il ringiovanimento delle Istituzioni e il cambio generazionale perché voi vivrete fino a 120 anni perché dovete essere certi e sicuri di spolpare l’osso dell’Italia che muore per colpa vostra. Che colpo se il «dio» d’Italietta, il Napolitano Giorgio II avesse nominato un giurista di fama, un professore come Settis, uno insomma che portasse un valore aggiunto alla Corte con il messaggio esplicito: le Istituzioni non sono lo zimbello di chi ha l’arroganza dei voti «rubati», ma sono materia seria e sono amministrate da persone serie. La Giustizia è il senso dell’Italia e deve essere tutelata dai ladri e dai delinquenti che, pur condannati in terzo grado, pretendono salvacondotti e agibilità politiche al di fuori di ogni legge. Con questa nomina, Napolitano, proprietario del condominio governo-Parlamento, ha gettato la maschera e si schiera dalla parte della delinquenza dalle larghe intese, pur di salvare un ladro e un corrotto, evasore fiscale di quello Stato a cui ha giurato fedeltà e dipendenza. Da questo momento ripudio anche il presidente della non-Repubblica, fondata sulle fisime e sulle fobie di un presidente che si crede «padreterno». Speriamo che almeno abbia avuto il buon gusto di suggerire al «sottil dottore» di rinunciare di sua iniziativa allo stipendio da membro della Corte costituzionale, perché di suo già ci frega 32 mila euro all’anno. Se dobbiamo sopportarlo, alla faccia di Napolitano, che almeno lo faccia gratis e ci sia consentito di non averlo in carico fino alla fine dei suoi giorni e anche oltre, visto che la reversibilità spetta alla moglie. Credevamo di esserci liberati di Craxi, delinquente in contumacia, invece ci siamo cuccati, Craxi, Amato e poi l’apprendista discepolo e maestro, Berlusconi e ora di nuovo Amato che è come un diamante: per sempre. PS. Mi dispiace per la figlia di Berlusconi, Barbara, figlia di secondo letto, che difende a spada tratta e con borsa griffata il cotanto padre. La capisco e la comprendo: senza quel padre non sarebbe stata invitata all’Ambrosetti tra il Gotha della finanza e cosa ancora più interessante non avrebbe tutti i milioni di cui dispone senza esserseli guadagnati nemmeno sognando. «Mio padre non è un delinquente. La sua storia è la storia di un imprenditore». Certo, la tata l’ha cresciuta nelle favole e nella bambagia, per cui non si nemmeno accorta che la guardia del corpo suo e della villa dove stava, era il mafioso Mangano che garantiva il patto d’acciaio tra il suo paparino e la mafia. Ne sa qualcosa la berlusconina Barbara? Lo sa da dove prese i soldi il papà, la cui storia sarebbe quella di un imprenditore? Capisco che ci mangia, ma abbia almeno il pudore e il buon senso di tacere perché un bel tacer non fu mai scritto.