Sebbene le principali case automobilistiche mondiali abbiano aumentato il fatturato del 4,1% nel terzo trimestre del 2025, frutto di un aumento delle vendite del 3,8%, gli utili hanno continuato la tendenza al ribasso, crollando del 37% e attestandosi a 18,9 miliardi di euro: si tratta del valore più basso dal 2018. È quanto emerge dallo studio della società di analisi Ernst & Young, che ha valutato i risultati trimestrali di 19 costruttori mondiali.
Ma se nel mondo l’industria automobilistica di certo non ride, ce n’è una che piange: quella tedesca, che ha registrato risultati peggiori rispetto a tutti gli altri Paesi del settore automobilistico. Il calo complessivo degli utili è pari al 76%, con vendite e fatturato che sono rimasti pressoché invariati rispetto all’anno precedente. Questi risultati hanno portato l’utile dei costruttori tedeschi a livelli che non si vedevano dal 2009.
Allora però le circostanze erano completamente diverse: se infatti all’epoca la crisi bancaria, le difficoltà nell’accesso al credito e le forti restrizioni dei consumatori portarono al rinvio o all’annullamento degli acquisti di auto, oggi la domanda non è crollata bruscamente, ma deriva da una costante pressione sulla redditività, dai costi sempre più elevati e da una profonda trasformazione strutturale del settore.
In particolare, sta pesando notevolmente sulle case tedesche la trasformazione del mercato cinese, dove le vendite nel terzo trimestre sono state inferiori del 9% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. E se nel 2020 i costruttori tedeschi vendevano in Cina il 39% della loro produzione, nel 2025 la quota è solo del 29%.
“Il mercato cinese è attualmente estremamente competitivo e i veicoli premium si vendono peggio rispetto agli anni precedenti. Soprattutto, le vendite di auto elettriche sono in forte crescita e, in questo caso, i cinesi preferiscono chiaramente i marchi nazionali alle aziende occidentali affermate”, spiega Constantin Gall, esperto di automotive di EY.
Nel complesso, i gruppi automobilistici tedeschi hanno registrato risultati inferiori rispetto a quelli delle altre principali nazioni del settore, sia per quanto riguarda il fatturato sia in termini di utili e andamento dei margini. L’unico ambito in cui hanno fatto meglio è stato quello delle vendite di autovetture, dove i costruttori giapponesi hanno segnato un calo dell’1%, rimanendo dietro ai concorrenti tedeschi.
Le tre aziende cinesi presenti nell’analisi di Ernst & Young (BYD, Geely e Great Wall Motors) hanno invece conseguito una crescita complessiva del fatturato del 7% e un aumento del 13% nelle vendite di auto, ma hanno subito una contrazione degli utili pari al 14%. Nella classifica dei costruttori automobilistici più redditizi a livello mondiale, nel terzo trimestre la Suzuki ha occupato la prima posizione con un margine di guadagno del 9,2%, seguita dalla BMW con il 7% e dalla Toyota con il 6,8%.
La maggior parte delle aziende analizzate ha registrato margini inferiori rispetto all’anno precedente. Il margine medio si è attestato al 3,9%, il livello più basso degli ultimi dieci anni, e dal 2023 la redditività dei principali gruppi automobilistici si è ridotta di oltre la metà.




















































































































