Dieci auto che hanno scioccato il mondo

Il simbolo, a lungo bistrattato, della profonda crisi economica in cui annaspava pericolosamente la casa di Hethel negli anni ’80 è una sportiva nella quale - almeno dal punto di vista dei seguaci più affezionati del marchio - risulta obiettivamente difficile individuare i filamenti del Dna degli scattanti e leggerissimi bolidi che hanno fatto grande il marchio fondato da Colin Chapman nel 1952. Con la trazione sulle ruote anteriori e il suo pur potente motore turbo di derivazione Isuzu, a livello di immagine la Lotus Elan di seconda generazione non si è rivelata il miglior modo di rinverdire i fasti della mitica antenata degli anni ’60. In ogni caso, ha turbato più di qualche animo, non solo in Inghilterra, e quindi un posto nella nostra personale classifica delle auto che hanno sconvolto il mondo le spetta senz’altro.

Se negli anni ’80 la casa di Stoccarda aveva stupito il mondo dei motori con la 190, nel decennio successivo con la Mercedes Classe A è riuscita a fare ben di più. Non solo ha rilanciato, ma ha raddoppiato, dimostrando che costruire un’utilitaria non era più un tabù per un costruttore con una reputazione legata a doppio filo a intere generazioni di costose berline di lusso. Super compatta e con una carrozzeria monovolume (peraltro appoggiata sulla prima piattaforma a trazione anteriore del marchio) la prima auto da città della stella a tre punte ne ha cambiato la storia per sempre.

Sei morbide e comodissime poltrone disposte su due file di tre e un bagagliaio “vero” in 3,99 metri. Con la Fiat Multipla, alla fine degli anni ’90 la casa torinese spariglia le carte nel settore delle monovolume, anche grazie a una linea che, piaccia o non piaccia, definire “originale” è a dir poco riduttivo. Auto così rivoluzionarie, purtroppo, c’è il serissimo rischio, se non la certezza, di non vederne più…

Col senno del poi, per un marchio il cui nome significa letteralmente “auto del popolo” non è stata certo un’idea geniale mettersi a costruire una berlina di lusso per facoltosi automobilisti dal portafoglio a mantice. Certo è che la Volkswagen Phaeton non ha mancato di suscitare scalpore, nel lanciare con coraggio un guanto di sfida alle più blasonate rivali Audi A8, Mercedes Classe S e BMW Serie 7. Negli Stati Uniti, dove la casa di Wolfsburg contava di riuscire a venderne un buon numero, si rivelò un flop. E in Europa le cose non andarono molto meglio…

E pensare che, ai piani alti della casa di Zuffenhausen, l’ipotesi di una suv circolava già da qualche decennio. Ma mancava il budget, e così l’idea ha preso concretamente forma solo nel 2003. Risultato? La Porsche Cayenne, ovvero la prima suv sportiva di lusso al mondo, nonché il primo modello a cinque porte del marchio tedesco. Bastò questo, all’epoca, a far storcere il naso ai puristi. Ben diversa fu la reazione del mercato, che premiò quell’auto così insolita per la cavallina bianca di Stoccarda con vendite da record.

Se al posto di una city-car di taglia extra-small avesse lanciato un Ufo, il clamore sarebbe stato lo stesso. O forse addirittura inferiore, visto che, a distanza di oltre dieci anni, l’Aston Martin Cygnet rimane una delle auto più insolite e inspiegabili che la storia ricordi. In realtà, una spiegazione “ufficiale” a quel “gioiellino” basato sulla Toyota iQ (ma infinitamente più costoso…) c’era: Ulrich Benz, l’allora amministratore delegato della casa di Gaydon, disse che avevano deciso di produrla per abbassare il dato relativo alle emissioni inquinanti della casa ed evitare così una multa salata. Buoni propositi a parte, l’obiettivo di venderne 4.000 non fu mai raggiunto, e la produzione si fermò a 300 esemplari.

Al debutto ha spiazzato tutti. Un po’ per il fatto che a muoverla fosse un motore a corrente (quand’ancora l’elettrico era ancora lontano dai pensieri della maggior parte dei costruttori), un po’ perché proponeva la consueta qualità costruttiva BMW in un formato di fatto mai esplorato prima dal marchio (se non con la Mini nel 2001, ma era un’auto ben diversa…). Per questo, seppur compresa solo in minima parte, soprattutto a inizio carriera, la BMW i3 merita un posto di riguardo nella storia della casa bavarese.

Stupire, per Elon Musk, l’istrionico e imprevedibile patron della Tesla, è la normalità. Non poteva essere altrimenti, quindi, che nel 2019 la casa californiana lasciasse tutti a bocca aperta con la Tesla Cybertruck: il mondo si attendeva un pick-up tutto sommato abbastanza convenzionale, ma al suo posto sulla Terra è piombato un mastodontico veicolo tutto spigoli che sembra letteralmente atterrato da un altro pianeta…