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Essere o non essere Subaru

11 agosto 2013

Il successo delle vendite mette in crisi il modello di auto per pochi e potrebbe spingere la Subaru a puntare sui grandi numeri.

Essere o non essere Subaru
DUBBI STRATEGICI - Rimanere la casa costruttrice caratterizzata dalla trazione integrale e dai motori boxer, con una gamma di qualità apprezzata in tutto il mondo, o allargare la produzione ad altri modelli più comuni, magari concepiti e costruiti per i nuovi mercati emergenti? È l’interrogativo che circola all’interno del management della giapponese Subaru (vedi qui tutti i modelli importati in Italia), parte del gruppo industriale Fuji Heavy Industries.
 
GRANDI CONTENUTI O GRANDI NUMERI? - A rendere pubblica la riflessione in corso in seno alla Subaru è stato il presidente del gruppo Yasuyuki Yoshinaga (nella foto in alto), in una intervista pubblicata l’altro giorno a Tokyo e ripresa dall'agenzia Bloomberg. “Siamo cresciuti e stiamo crescendo molto, e oggi  l’interrogativo è se le dimensioni attuali sono adatte a un costruttore di nicchia come ci consideriamo, o se siano ormai al limite, se non troppo grandi. Al nostro interno c’è chi ritiene necessario avviare altre produzioni più grandi, ma dobbiamo chiederci se questo conviene. Perché oggi facciamo auto apprezzate che riusciamo a vendere bene, con buoni margini, ma se abbassiamo il livello delle vetture non saranno più Subaru, e dunque la prospettiva economica non è sicura. Ciò sapendo non potremo diventare un costruttore di grandissime dimensioni”.
 
 
NICCHIA CON COLLABORAZIONI - La questione è di quelle complesse e le decisioni che verranno prese potrebbero significare una svolta nella storia della Subaru. A dire il vero nelle parole del presidente pare cogliersi una certa contrarietà all’ipotesi di ampliare la produzione anche a modelli meno cari di quelli attuali, mentre pare avvertire una certa preferenza per continuare a essere un costruttore di nicchia, che beneficia anche di una buona collaborazione con la Toyota, detentrice del 16% del pacchetto azionario del gruppo Fuji Heavy Industries. Il caso più noto della collaborazione è lo sviluppo dei due modelli gemelli Subaru BRZ (foto sopra) e Toyota GT86, ma nello scenario globale esistono altre situazioni importanti per le due case. Per esempio la produzione negli Usa da parte della Subaru della Camry per conto della Toyota.
 
QUADRO FAVOLOSO - In attesa delle decisioni che scioglieranno i dubbi sulla strategia più conveniente, la Subaru può salutare risultati operativi ed economici di grande rilievo. Da aprile a giugno 2013, ossia nel primo trimestre dell’anno finanziario giapponese, il fatturato è arrivato a 5,81 miliardi di dollari, realizzando un utile operativo di 739,6 milioni di dollari, quando l’anno scorso nello stesso periodo aveva realizzato 184,05 milioni. Dunque con un miglioramento del 301%! In crescita sono anche tutti i numeri relativi ai dati commerciali: le consegne globali nel trimestre sono state 191 mila, con 116 mila soltanto negli Usa, dove c’è stato un incremento del 30%. Nei 12 mesi da aprile 2012 a marzo 2013 le vetture consegnate nel mondo sono state 724 mila, con un aumento del 13,2%. L'obiettivo della Subaru è arrivare a 850.000 auto vendute entro marzo 2016.

 



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Ritratto di MAXTONE
12 agosto 2013 - 01:41
Che Subaru stesse crescendo in modo impressionante lo sapevo ma non a questi ritmi impressionanti. Se sorvolassero sul fatto di non voler crescere troppo per evitare la perdita di qualità dei prodotti diventerebbero la nuova audi crescendo in numeri e immagine proprio come la casa di Ingolstadt ha fatto tra gli anni 90 e 2000.
Ritratto di MatteFonta92
12 agosto 2013 - 11:51
3
Secondo me è meglio che la Subaru non si abbassi a fare auto troppo economiche e generaliste, la gamma di adesso va già più che bene, e mantiene intatto il suo blasone di sportive dure e pure. Generalizzare troppo i modelli di marchi come questi secondo me non può portare a nulla di buono, basta vedere che figura ha fatto l'Aston Martin con la Cygnet e la Porsche con la Macan...
Ritratto di NURS
12 agosto 2013 - 12:24
Io comprerei Subaru per i contenuti e non per il nome.
Ritratto di supermax63
12 agosto 2013 - 12:28
altre case automobilstiche...
Ritratto di MAXTONE
13 agosto 2013 - 01:42
...
Ritratto di supermax63
13 agosto 2013 - 01:48
ogni riferimento al costruttore nazionale (singolare in quanto non c'è neppure la sana concorrenza) alias FIAT è decisamente voluto ed intenzionale
Ritratto di MAXTONE
14 agosto 2013 - 23:53
Pardon
Ritratto di Willy2000
12 agosto 2013 - 12:37
E' meglio se rimane così com'è, senza rischiare!!!!
Ritratto di napolmen
13 agosto 2013 - 09:04
guadagna piu' di mercedes ed ho detto tutto!!!
Ritratto di Felix69
13 agosto 2013 - 12:02
perchè non fare come renault con il marchio dacia? la subaru se vuole "allargarsi verso il basso" può o creare o acquisire un marchio low cost e così non intacca il nome subaru
Ritratto di MAXTONE
14 agosto 2013 - 23:57
ma acquisire no perché non esistono marchi low cost in giappone che possano essere acquisiti, tipo Nissan ha ripescato Datsun da lei stessa creato e poi soppresso, in europa invece di marchi low cost da resuscitare ce ne sarebbero, ad esempio il gruppo fiat potrebbe resuscitare Autobianchi che aspetta solo di rinascere, potrebbe essere un operazione di successo perché a molta gente il marchio Autobianchi è rimasto ben impresso grazie a modelli di enorme successo come A112 e Y10.
Ritratto di bkr71
24 agosto 2013 - 11:41
Quanto successo a Daihatsu dovrebbe far riflettere. Un marchio guadagnatosi con il tempo la fama di ottimo costruttore di piccoli fuoristrada di nicchia, che ha recentemente deciso di sparire dal mercato europeo ritenuto non più appetibile. E la causa era l'essere divenuto troppo generalista tradendo le proprie origini, la propria identità e, quindi, la propria clientela. Bene farebbe Subaru, quindi, a mantenere la propria identità di costruttore di auto meccanicamente sopraffine, da veri intenditori. Pochi clienti, magari, ma sicuri.