TANTI RECESSI - È toccato a John Elkann (
nella foto con Marchionne durante l'evento odierno) aprire alle 11 l'ultima assemblea
Fiat targata Italia: da oggi la fusione con Chrysler è realtà, dal momento che, alla fine dei lavori, l'assemblea dei soci Fiat ha approvato la
creazione della
Fiat Chrysler Automobiles e il trasferimento della sede sociale in Olanda. Favorevole l'84% dei votanti: su tutti, come logico, la Exor di casa Agnelli, ma anche i possessori di 180 milioni di
azioni. I possessori di 100 milioni di azioni si sono opposti, esercitando il diritto di recesso: valorizzata la singola azione Fiat 7,727 euro (quasi il 9% in più rispetto a quanto fatto registrare oggi in Borsa, un non esaltante 7,175 dopo che la scorsa settimana si era sfiorata quota 8), si può parlare di quasi 773 milioni di euro da liquidare ai fuoriusciti, a fronte dei 500 milioni più volte ipotizzati da Marchionne.
SI VA IN OLANDA - Il nuovo assetto societario è da tempo noto, con la fusione di Fiat SpA in Fiat Chrysler Automobiles (FCA), holding olandese destinata a diventare la nuova capogruppo. Secondo quanto riporta il Sole 24 Ore, non c'è stata una grande adesione al voto: all'assemblea erano presenti 1.233 soci, rappresentanti il 52% delle azioni. Per dare un'idea, all'assemblea Fiat Industrial del 2013 in cui fu varata la fusione con CNH, partecipò l'anno scorso quasi il 70% degli aventi diritto. Va detto che, a ben vedere, il 2% delle azioni era rappresentato dalla People's Bank of China: un discreto tesoretto in mano agli orientali, quindi.
VW? NO GRAZIE - Durante l'Assemblea, il presidente John Elkann ha nuovamente smentito le voci di vendita del Gruppo a una società straniera dicendo: “Voglio confermare qui il mio impegno personale e della mia famiglia per continuare a sostenere FCA, a maggior ragione ora che si profilano all'orizzonte grandi opportunità”, sottolineando poi come “erano 20 anni che Fiat non riusciva a realizzare prodotti come Quattroporte e Ghibli”, riferendosi agli ottimi risultati che la Maserati sta realizzando nel 2014. Sergio Marchionne, dal canto suo, ha sottolineato come, dopo la fusione, “Fiat è ora pronta a compiere il salto di qualità: non ci accontentiamo di essere mediocri. Di fronte alle trasformazioni in atto nel mercato non possiamo più permetterci il lusso di guardare alle nostre attività riducendo la prospettiva ai confini storici o ai domicili legali”. Si va all'estero, insomma, senza rimpianti: a cavallo tra scelta necessaria e opportunità strategica, forti di una dimensione d'impresa “da grandi”, o aspiranti tali.