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Il cervello della fabbrica Volkswagen

22 marzo 2019

Entriamo nella sala di controllo di una delle fabbriche più grandi e complesse al mondo, quella di Wolfsburg.

Il cervello della fabbrica Volkswagen

UN SISTEMA COMPLESSO - La filiera dell’automobile è una delle più complesse a livello industriale ed organizzativo, anche a causa della lunga lista dei fornitori coinvolti nella produzione di una vettura. Il Gruppo Volkswagen, per gestire questa complessità, utilizza il FIS, un sistema che aiuta a coordinare la produzione, le risorse umane, i macchinari e i materiali. Questo sistema agisce come un vero e proprio “cervello” (guarda il video qui sotto) che viene utilizzato nella fabbrica di Wolfsburg ed aiuta a tradurre l’ordine del cliente nel linguaggio della produzione. Il grande cervello della fabbrica tedesca si trova all’entrata 54, secondo piano dello stabilimento di Wolfsburg: un ufficio di 200 metri quadri, con 15 lavoratori per turno, 50 esperti in totale, 16 grandi schermi, 40 monitor, ogni genere di software e sistemi intelligenti, il tutto in funzione 7 giorni su 7, 24 ore al giorno con controlli rigidissimi all’accesso.

PIANIFICAZIONE DEI TEMPI - Il processo di produzione di una vettura inizia dall’evasione dell’ordine del cliente in concessionaria, il quale, dopo una verifica preliminare dove vengono controllati i componenti necessari per la specifica auto, coordinati con la portata di produzione e le consegne dei fornitori, viene elaborato dalla squadra di controllo e pianificazione della fabbrica. Successivamente viene vincolata la linea di produzione della fabbrica. La pianificazione segue tempi precisi; la linea di produzione lavora a intervalli di 60 secondi. Tuttavia le dotazioni di alcune auto potrebbero richiedere tempi più lunghi, come ad esempio i 73 secondi richiesti per installare un tetto panoramico in vetro; le auto con questa specifica devono essere alternate alle altre sulla linea. 

PARTE LA PRODUZIONE - Dopo questa precisa pianificazione, inizia il processo di fabbricazione dell’auto. Nei primi stadi, viene creata una lista di componenti per ciascun veicolo, eventualmente modificata nel caso di un aggiornamento. A questo punto il FIS assegna un ID identificativo di quella specifica auto, che contiene l’esatta data di produzione e, congiuntamente, i fornitori ricevono la lista di componenti necessari per quell’auto. Il giorno previsto, l’auto viene costruita. I lavoratori, operativi sulla linea di produzione, si devono concentrare solo sull’assemblaggio dei veicoli.

INTELLIGENZA ARTIFICIALE - La fabbrica di Wolfsburg utilizza il FIS dal 1992. Da allora, oltre 18 milioni di veicoli sono usciti dalle linee di produzione, al ritmo attuale di 3500 auto al giorno. Il FIS e la stanza di controllo della fabbrica sono presenti in oltre 40 altri stabilimenti del gruppo Volkswagen di tutto il mondo. La struttura modulare di FIS consente di adattarlo in maniera flessibile alla situazione di ogni sito, senza bisogno di riscrivere il software ogni volta. Il Gruppo Volkswagen ha già prodotto più di 50 milioni di veicoli in oltre 20 anni con il FIS. In futuro il FIS verrà aggiornato, con l’introduzione di un sistema di intelligenza artificiale in grado di controllare la produzione automaticamente.



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Ritratto di 11kar11
22 marzo 2019 - 13:19
F.I.S. Facciamo Infinitamente Soldi! Così dovrebbe essere dappertutto, anche nei servizi pubblici e privati. Ciao :-
Ritratto di Davelosthighway
22 marzo 2019 - 19:41
Storicamente, le previsioni del marxismo circa la fine del capitalismo partono da due presupposti. Uno è la “caduta tendenziale del saggio di profitto”, un’idea che Marx ha sviluppato dalle teorie dell’economia classica di Smith, Ricardo e Mill. Già Smith aveva suggerito che con l’espansione del capitalismo, l’ingresso nel mercato di un maggior numero di capitalisti avrebbe prodotto un aumento della competizione, andando a comprimere i profitti. Marx aveva aggiunto a questo meccanismo un aspetto auto-alimentante: con l’intensificarsi della competizione, i singoli capitalisti avrebbero investito in macchinari per aumentare la produttività. Ciò avrebbe permesso un aumento dei guadagni sul breve termine, finendo però alla lunga per incidere sulla “composizione organica del capitale” – la proporzione fra lavoratori e macchinari, che oggi potrebbero essere anche software e robot. Questo avrebbe contribuito a comprimere i profitti sino a farli tendere a zero, privando di senso l’idea stessa di attività economica. L’idea della caduta tendenziale del saggio di profitto è stata ripresa ultimamente nelle analisi sulle conseguenze dell’automazione. In Zero Marginal Cost Society, Jeremy Rifkin sostiene che l’effetto combinato dell’automazione di seconda generazione (basata sull’intelligenza artificiale, e quindi in grado di gestire problemi più complessi) e di una rete globale sempre più vasta fondata sulla Internet of things finirà per spingere a zero i margini di profitto, rendendo di fatto obsoleta l’intera economia capitalista.
Ritratto di Davelosthighway
22 marzo 2019 - 20:29
Con questo articolo si può comprendere perché Marchionne affermava che in Europa si stima una sovrapproduzione annuale di auto stimabile del 35% . A livello mondiale si parla di 25 milioni di auto prodotte più di quante il mercato ne può assorbire. Da qui il collasso del sistema capitalismo dell auto che per sopravvivere si appella a finanza e inizioni di capitali statali cannibalizzando se stesso.
Ritratto di bridge
22 marzo 2019 - 21:15
1
Caro Dave... Mi mancava tanto la tua propaganda...
Ritratto di Davelosthighway
22 marzo 2019 - 23:44
Non é propaganda . É la prosecuzione di una scienza economica che non aveva previsto l’economia della scienza.
Ritratto di Davelosthighway
23 marzo 2019 - 11:15
Secondo l’Institute of International Finance il debito mondiale ha raggiunto l’incredibile cifra di 233.000 miliardi di dollari, ovvero il 325% del Pil mondiale. Imprese (68.000 miliardi di Dollari), seguite dai governi (58.000 miliardi), dalle istituzioni finanziarie (53.000 miliardi) e infine dalle famiglie (44.000 miliardi). Considerando l’intera popolazione mondiale il debito pro capite è di 30.000$ per ciascun individuo, inclusi i neonati. Come non parlare quindi della NON sostenibilità del capitalismo finanziario visto che ogni neonato oggi nasce con un debito che guarda caso possiamo stimare sia il costo di un automobile sfornata da impianti gestiti dall intelligenza artificiale?
Ritratto di Porsche
25 marzo 2019 - 09:44
domanda, ma sei socialista ? Il capitalismo con il debito cosa c'entra ? Dove sta scritto che una economia liberale debba indebitarsi ?
Ritratto di Davelosthighway
25 marzo 2019 - 20:26
Domande interessanti. Mettiamola sul piano delle risorse : l’economia più liberale ed evoluta ha portato alla continua richiesta di risorse soprattutto ecologiche, una teoria quindi che idealizza sempre crescita considerando risorse illimitate. Prendiamo esempio la Silicon Valley , il massimo dell espressione attuale liberale e del capitalismo finanziario globalizzato (Apple , YouTube ,Google ) . Ebbene la Silicon Valley ha impronta ecologica stimata 6. Ovvero richiede circa 6 volte la quantità di risorse naturali che il suo territorio può reversibilmente restituire. Senza scomodare bilanci economici è evidente che ha creato un “debito “ non da poco in termini di risorse naturali (aria,acqua ,emissioni) .
Ritratto di Davelosthighway
25 marzo 2019 - 20:40
Riguardo Silicon Valley É da aggiungere il fatto che ormai è stato consolidato nel tempo un sistema di monopolio che ha “cannibalizzato” l’intero settore precludendo possibilità di libera concorrenza. Un sistema quindi che autoalimentandosi di estremismo liberale ha condotto al monopolio. Non a caso si prefigura un intervento politico per riequilibrare tale sistema.
Ritratto di elitropi cristian
23 marzo 2019 - 12:41
ECCO DOVE HANNO STUDIATO I CERVELLONI VOLKSWAGEN, PER PROGETTARE IL SOFTWARE PER ALTERARE LE EMISSIONI DELLE AUTO DIESEL !! IN AMERICA INVECE HANNO UN ALTRO CENTRO DI CERVELLONI PER "BECCARE"QUELLI COME LA VOLKSWAGEN...
Ritratto di marian123
24 marzo 2019 - 16:02
In America hanno anche quei cervelloni che hanno progettato sensori e software dei boing per colpa dei quali delle persone sono morte veramente.
Ritratto di Pierpaolo C
24 marzo 2019 - 12:54
Cervello senza gusto, stile e fantasia.
Ritratto di Francescov
24 marzo 2019 - 17:00
2
tutto bello, tutto tecnologico ed avanzato... peccato però che non sono stati in grado di dare alla nuova golf 8 un nuovo disegno....è orrenda, a mio parere...
Ritratto di GeorgeN
26 marzo 2019 - 10:59
Talmente cervelloni che hanno inventato l'algoritmo software per barare sulle emissioni vista la grandissima incapacità di fare motori in regola, come altri costruttori, che poi si sono dati all' elettrico tout court imponendo altri costruttori di fare auto elettriche per riparare alla figuraccia di emme internazionale. E sono talmente intelligenti che hanno fatto le elettriche con batterie al cadmio anzichè a litio. Proprio intelligentissimi in vag! :)))
Ritratto di Davelosthighway
30 marzo 2019 - 11:41
«Cercare di uscire dalla crisi stimolando la crescita è come cercare di rianimare un moribondo a bastonate, perché la crescita non è la soluzione ma la causa della crisi». Servono robusti anticorpi per difendersi dall’ideologia della crescita infinita del Pil. Un virus letale: «E’ l’illusione nefasta che il denaro sia la misura di tutte le cose». L’alternativa? «Non è fra crescita e decrescita, ma fra decrescita e disastro». Luca Salvi, esponente della finanza etica italiana, concorda con Maurizio Pallante, fondatore del Movimento per la Decrescita Felice: «Siamo immersi nella crisi fino al collo e le misure che ci vengono imposte per cercare di uscirne (tagli, tasse e sacrifici) non fanno che aggravarla. Infatti il sistema economico-finanziario fondato sulla crescita, schiacciato dai debiti pubblici, è entrato definitivamente in crisi e non si intravede via d’uscita». Come ricavare lavori utili, cioè finalizzata ridurre la nostra impronta ecologica e quindi destinati a rendere il mondo più ospitale, preservandolo crescita koper le generazioni future? Facile: attraverso la decrescita felice. Ovvero: «Una riduzione mirata, selettiva e ragionata degli sprechi, del consumo di materie prime, dell’utilizzo dei combustibili fossili, della produzione di rifiuti». Per questo, scrivono Salvi e Pallante, è necessario e urgente cambiare strada per passare dalla società della crescita infinita (e insostenibile) a quella della decrescita felice, l’unica ormai praticabile. «Non abbiamo molto tempo. Dalle nostre scelte di oggi e dalla diffusione del “virus sano e buono della decrescita felice” dipende il futuro dei nostri figli e dell’umanità». Il “virus” della decrescita in realtà è una difesa immunitaria: talmente aliena che, sulle prime, sconcerta almeno metà delle persone che ne vengono a contatto, immerse come sono nella malattia ideologica della crescita. E’ la sindrome degli ottusi: «Nei casi più gravi, quelli senza alcuna speranza, la persona inizia a urlare e chiede che l’immonda parola “decrescita” sia cancellata dal vocabolario, oppure si alza di scatto e abbandona la sala». Segno di «scarsa intelligenza», il rifiuto della decrescita «preclude al soggetto la possibilità di guardare il mondo con occhi nuovi e di vedere che la soluzione per uscire dalla crisi che tanto lo angustia sarebbe a portata di mano». Inveire contro chi parla di decrescita? «E’ come arrabbiarsi contro chi ti offre un salvagente mentre stai annegando. Vuoi annegare? Allora annega. Ma perché vuoi tirare giù con te tutti gli altri?». Per fortuna non manca l’altra categoria, quella dei curiosi. «Superato lo “shock” iniziale, si predispongono all’ascolto, aprono il cuore e la mente e si sforzano di capire di cosa stiamo parlando». Dopo il primo impatto, i curiosi subiscono una sorta di mutazione genetica e diventano “portatori sani” del “virus buono”, pronti a diffondere il “contagio” della guarigione. Secondo la teologia della crescita, aggiungono Pallante e Salvi, i curiosi «diventano dei Maurizio Pallantesoggetti “anti-sociali” perché non si sforzano adeguatamente di far crescere il Pil e si dedicano ad attività strane quali l’autoproduzione dei beni (ad esempio pane, yogurt, frutta e verdura) e lo scambio di oggetti o servizi non mediato dal denaro ma basato sul dono o sulla reciprocità». Tradotto: sono persone che «passano più tempo con i figli e gli amici e si prendono cura dei genitori anziani, riparano gli oggetti anziché gettarli fra i rifiuti e comprarne di nuovi, dedicano meno tempo alla produzione di merci e all’accumulo di denaro». E ancora: «Coltivano l’orto, guardano la televisione poco o niente, preferiscono fare una passeggiata in montagna o un giro in bici». Tutto questo, perché «amano vivere nella natura, si dedicano alla lettura, al volontariato oppure alla meditazione e alla contemplazione». Tutte attività che non fanno crescere il Pil ma, per citare una celebre frase pronunciata da Bob Kennedy nel 1968, «rendono la vita degna di essere vissuta».