FUGA ALL’ESTERO? - L’Anfia lancia l’allarme. “Se la Fiat dovesse scendere sotto il livello di produzione attuale in Italia, c’è il rischio che le multinazionali della componentistica lascino il nostro paese”. L’ha detto ieri Mauro Ferrari, presidente del Gruppo componenti dell’Associazione nazionale della filiera dell’industria automobilistica, in occasione dell’assemblea annuale che ha eletto Roberto Vavassori al vertice dell’organizzazione. Ferrari non ha usato mezzi termini: “Facciamo parte di un sistema che ogni anno perde competitività. Nel 2012, in Italia, si produrranno soltanto 500.000 vetture”. Da qui il pericolo: quando il Lingotto dovesse scendere sotto una “massa critica” di produzione che, ha fatto notare Ferrari, è stata ormai raggiunta, “le multinazionali estere non avrebbero più interesse a restare in Italia”. D’altro canto, l’allargamento degli orizzonti delle imprese che operano in questo settore è di vitale importanza: “Abbiamo il 75% delle microimprese che devono diventare più internazionali o aggregarsi, altrimenti non hanno futuro”.
CASSA INTEGRAZIONE DIFFUSA - I dati non sono tuttavia confortanti. “Nel secondo trimestre di quest’anno”, ha ricordato Ferrari, “un terzo delle aziende iscritte all’Amma, associazione delle imprese metalmeccaniche di Torino, prevede di ricorrere alla cassa integrazione”. E il futuro non lascia ben sperare. “La possibilità che i costruttori esteri vengano a produrre in Italia, con trenta punti di competitività perduti nei confronti della Germania negli ultimi dieci anni, non esiste. Non vengono qui nemmeno se glieli regaliamo, gli stabilimenti”.