LA TESI DELL’HANDELSBLATT - “Se Fiat mettesse in vendita l’Alfa Romeo, i tedeschi della Volkswagen non la lascerebbero assolutamente preda dei cinesi”. È in questi termini che si è espresso il 24 agosto scorso il quotidiano tedesco Handelsblatt che, in un precente articolo del 23, dal titolo “Un Romeo da Wolfsburg”, scrive che se la Fiat decidesse di vendere la casa del Biscione un compratore in terra tedesca c’è già. Secondo Handelsblatt, quindi, l’interessamento per l’Alfa da parte dell’industria cinese, alla continua ricerca di marchi prestigiosi per nobilitare e alzare la qualità della sua produzione, è reale, tanto da mettere sul “chi va là” anche l’attento numero uno della Volkswagen, Martin Winterkorn, che da tempo sta corteggiando la casa italiana.
SULLA VIA DI PECHINO - Del resto la Fiat non è nuova ad accordi con i cinesi, e nella primavera di quest’anno ha firmato una joint venture al 50% con la Ghuangzhou Automobile Group, che a fine 2012 dovrebbe dar vita all’erede della Linea (la Grande Punto con la "coda"). La Ghuangzhou ha anche intenzione di avviare la produzione di un nuovo marchio autonomo, quindi potrebbe essere interessata all’acquisto dell’Alfa Romeo, conosciuta per la sua prestigiosa storia sportiva anche in Estremo Oriente.
MA PER L’ALFA IL FUTURO È NEGLI USA - A prescindere dall’identità del compratore, comunque, è la questione della possibile vendita di un marchio importante come Alfa Romeo a far discutere. Come ha giustamente osservato Handelsblatt, Marchionne sbaglierebbe a cedere l’Alfa, un marchio che può dare ancora buoni frutti. Infatti, dopo l’accordo della Fiat con la Chrysler il mercato americano riveste molta importanza per il costruttore torinese, e l’Alfa possiede prospettive di vendita e una forza di attrazione sufficienti per avere successo. Pertanto, separarsi dall’Alfa Romeo, secondo il quotidiano tedesco, sarebbe “un atto dettato dalla disperazione e niente fa trapelare che una simile iniziativa sia necessaria per Torino”. E poi è difficile pensare che la Fiat rinunci ai piani di rilancio progettati per l’Alfa, attraverso l’accordo con la Chrysler, che prevede l’utilizzo di piattaforme comuni per le auto dei due marchi (per esempio, il pianale della Giulietta, allungato, sarà usato per la Giulia, la prima Alfa del ritorno negli Usa, e per futuri modelli Dodge, Jeep e Chrysler).
AI CINESI MANCA IL “BLASONE” - È presumibile, comunque, che le case cinesi non si arrendano facilmente. Attualmente, il mercato automobilistico del colosso economico orientale è l’unico in forte espansione, ma i costruttori non hanno ancora sufficiente esperienza nella progettazione di auto sportive e di lusso. La caccia ai marchi europei è iniziata con la Rover, finita alla SAIC (Shanghai, Automotive Industry Corporation) e recentemente con la Volvo, acquistata dalla cinese Geely. Staremo a vedere. Per ora, è facile prevedere che un così alto interessamento per il marchio italiano avrà un effetto concreto: alzare il valore dell’Alfa Romeo.