PIANO INDUSTRIALE - La Toyota non solo scommette sul dopo-Fukushima, ma addirittura rilancia. La casa nipponica ha intenzione di investire in modo massiccio nella regione di Tohoku, vale a dire in quello stesso Giappone settentrionale colpito, l’11 marzo scorso, dallo tsunami che ha provocato, tra l’altro, la fuga di radiazioni dalla centrale nucleare di Fukushima. Nei piani del direttore generale Akio Toyoda, quella stessa regione diventerà il terzo polo industriale del colosso dell’auto nel paese del Sol Levante, subito dopo l’isola di Kyushu e la prefettura di Aichi, che ospita il quartiere generale del gruppo nell’omonima città di Toyota, nell’area di Nagoya.
RISCHIO RIDOTTO - Non si tratta di una mossa “suicida”, tanto meno di una trovata pubblicitaria: a ben vedere, l’intero Giappone è un’area a forte rischio sismico, e una ricerca citata dal quotidiano il Sole 24 Ore parla dell’87% di probabilità che un terremoto di magnitudo 8 (il massimo mai registrato a livello mondiale è 9,5) devasti Nagoya entro una trentina d’anni. Per la Toyota, dunque, “sparpagliare” la produzione significa anche diluire i rischi connessi a questo tipo di eventi.
NUOVE PRODUZIONI - Il piano industriale prevede l’apertura di una nuova fabbrica nella prefettura di Miyagi, confinante a Nord con quella di Fukushima, in grado di produrre almeno 100.000 motori all’anno. Inoltre, nella vicina prefettura di Iwate sarà assemblata una nuova compatta ibrida (di cui ancora non si sa nulla) destinata anche all’export. L’investimento previsto è di circa due miliardi di yen, quasi 18 milioni di euro, cui si aggiungeranno una serie di stanziamenti “no profit” per dotare l’area di un sistema di generatori elettrici d’emergenza, di un nuovo istituto tecnico e di un servizio di assistenza all’educazione dei bambini.








