GRANDI MANOVRE - Era stata annunciata ed è arrivata la svolta nella governance delle Gruppo Volkswagen. Gli azionisti (a partire dalla famiglia Porsche-Piech) hanno sparigliato le carte e hanno risistemato le tessere delle posizioni chiave di guida della società, ridisegnando anche la sua strutturazione operativa. Tutto al fine di adeguarla meglio alle nuove prospettive. Senza tralasciare che l’operazione è forse anche la conclusione degli aspetti societari della travagliatissima vicenda Dieselgate, con tutti i guasti economici che ha causato al gruppo e soprattutto alla filosofia interna che aveva messo in evidenza. È quindi possibile che la rivoluzione interna compiuta dal consiglio di sorveglianza rappresenti la volontà di girare definitivamente pagina. Come a dire. Ecco, questa è la nuova Volkswagen e non parliamone più.
CAMBIO AL TIMONE - Il dato saliente è certamente la sostituzione del capo Matthias Müller con Herbert Diess, 59 anni (nella foto), che aveva preso le redini della marca Volkswagen un mese prima dello scoppio dello scandalo degli scarichi diesel (metà settembre 2015) contribuendo moltissimo a fare il miracolo di evitare il crack alla società, colpita da costi eccezionali di dimensioni enormi. Il cambio della guardia avviene da un giorno all’altro, fatto inusuale e inusitato nel settore (salvo fatti traumatici che in questo caso non ci sono stati) come a voler assicurare la piena operatività senza i rallentamenti e le incertezze tipiche di quando questi eventi avvengono con tempi “normali”. La cosa è certamente anche dovuta al fatto che a disegnare la riorganizzazione ha contribuito lo stesso Müller, a cui non può non essere riconosciuto il merito di aver accettato l’incarico della guida del gruppo nel momento più difficile e di averlo gestito in fasi a dir poco tempestosi.
NUOVO SCHIERAMENTO IN CAMPO - Nella rivoluzione al vertice del gruppo, risalta anche la strategia adottata dei doppi incarichi, definibili verticali e orizzontali, a partire dallo stesso nuovo presidente Diess, che sarà capo del gruppo ma anche responsabile della ricerca e sviluppo e non sarà sostituito come capo della marca Volkswagen, che continuerà a seguire direttamente. E la strategia vale per tutto il gruppo. Dal prossimo futuro il gruppo Volkswagen sarà organizzato in quattro divisioni: “Volume” (Volkswagen, Skoda e Seat), “Premium” (Audi), “Superpremium” (Porsche, Lamborghini, Bugatti, Bentley), e “Veicoli da lavoro” (con le marche di camion Scania e MAN e i veicoli commerciali VW).
ONORE AL MERITO (DEI RISULTATI) - L’affidamento dell’incarico a Diess è stato sinteticamente spiegato dallo stesso presidente del consiglio di sorveglianza, Hans-Dieter Pötsch: “risanando e rilanciando la marca faro del Gruppo (in una fase così difficile l’ha portata a un utile di 12 miliardi di euro, ndr) Diess ha dimostrato grandi qualità di guida e di operatività”. Ciò anche se la cosa è avvenuta al costo di pessimi rapporti con i sindacati, a cui ha imposto il taglio di circa 30 mila lavoratori. Al tempo stesso Pötsch ha elogiato Müller per il lavoro fatto nella più grande sfida della storia della società.
IL DOMINO DEL NUOVO POTERE - Ma sono diverse le mosse nella ridefinizione della leadership del Gruppo Volkswagen. Il presidente della Porsche, Oliver Blume viene integrato nel consiglio di gestione del gruppo e incaricato della guida della divisione “Superpremium”. L’ad dell’Audi, Rupert Stadler, è stato posto a capo della divisione “Premium”. Gunnar Kilian, fino a ieri portavoce del gruppo, diviene responsabile delle risorse umane, al posto di Karlheinz Blessing. Infine, Andreas Renschler, guiderà il settore dei veicoli da lavoro.
GUARDANDO AL FUTURO - Infine gli obiettivi per i quali è stata compiuta la riorganizzazione. Li ha spiegati sempre il presidente Pötsch: “In un periodo di profondo cambiamento, la Volkswagen dovrà agire rapidamente nel settore dell’elettromobilità, nella digitalizzazione dell’automobile e nei nuovi servizi di mobilità”. Come si vede, il riferimento alla chiusura di una fase per l’apertura di una nuova, è reso esplicito. Tra gli analisti viene però anche sottolineato che Diess ha sempre dimostrato una notevole capacità (con parecchia durezza) nei rapporti con i sindacati. Un aspetto dell’attività della casa si prefigura importante di fronte alle conseguenze previste dal cambio delle tecnologie nella realizzazione dei veicoli (si previde che l’auto elettrica richiederà molto meno manodopera rispetto a quella tradizionale).