SI TRATTA DI PREVISIONI, MA… - Non stiamo parlando di dati definitivi di bilancio, ma di stime, che per quanto attendibili possono sempre essere smentite dai futuri eventi. Previsioni che emergono dagli analisti finanziari, interpellati dall’agenzia Bloomberg e riportati da Milano Finanza, e che danno un margine operativo lordo (al netto di interessi e tasse) atteso per il secondo semestre 2011 di 864 milioni di euro per la Chrysler, contro i 462 della Fiat (inclusi i marchi Ferrari e Maserati): quasi il doppio. La stessa indagine stima in 1,9 miliardi di euro l’utile operativo della Chrysler per il 2012, mentre quello della Fiat si fermerebbe poco oltre il miliardo.
MARCHIONNE CI AVEVA VISTO GIUSTO - Le previsioni sembrano quindi dare ragione al manager italo-canadese (nella foto sopra) che nel 2009 si era “portato a casa” la Chrysler, colpita dalla grave crisi internazionale. Dopo un anno di transizione, le prime soddisfazioni stanno arrivando, e in America le vendite del gruppo di Auburn Hills hanno fatto registrare in agosto e settembre un vero e proprio boom (leggi qui la news).
COMUNQUE AGGIUSTERANNO IL TIRO - Nonostante i risultati incoraggianti, Sergio Marchionne non ha risparmiato critiche alla strategia di vendita che la Chrysler persegue negli Stati Uniti. “Non possiamo avere le stesse vetture in concessionaria e marchiarle diversamente, perché il cliente non è stupido”. Di qui l’intenzione di eliminare i doppioni, cioè le auto proposte con diversi marchi. È il caso, per esempio, della Chrysler Town&Country (foto sopra) e della Dodge Grand Caravan (foto sotto), o di Chrysler 200 e Dodge Avenger. Del resto, anche da noi, prima di introdurre Fiat Freemont e Lancia Voyager, sono state eliminate la varie Dodge Journey e Chrysler Grand Voyager; anzi, in Italia sono stati “fatti fuori” addirittura i loro marchi.
NEL FRATTEMPO, DAL FRONTE SINDACALE… - Arrivano buone notizie sulla trattativa tra il gruppo Chrysler e l’UAW, il sindacato americano dei lavoratori del settore automobilistico; sembra raggiunto un accordo su una bozza di contratto che riguarderà 26.000 lavoratori. La bozza deve ora essere sottoposta a un voto di ratifica da parte dei lavoratori.