SI È PERDUTO IL FILO - Il conflitto in Ucraina, incommensurabile tragedia umana, sta anche generando turbolenze in tutto il mondo e in tutti i settori. L’automotive europeo, per esempio, è colpito sia per il boicottaggio alla Russia (qui la notizia) sia per la carenza di componenti costruiti in Ucraina. Non molti lo sanno ma l’Ucraina ha importanti produzioni di componenti automotive, primi fra tutti i cablaggi elettrici. Questi sofisticati insiemi di cavi elettrici e connettori hanno uno sviluppo di 5 km in un’auto media e senza di essi è assolutamente impossibile assemblare qualsiasi veicolo. A complicare le cose è il fatto che essi sono specifici per ogni modello e quindi non è possibile adattarli a una diversa automobile. A soffrire maggiormente attualmente sono il Gruppo Volkswagen e la BMW, che stanno affannosamente cercando fornitori alternativi persino in Messico e in Cina, ma anche Mercedes-Benz sta diminuendo la produzione.
CERCANDO IN TUTTO IL MONDO - Da Audi, per esempio, fanno sapere che il Gruppo sta lavorando sia per convincere i principali fornitori a trasferire la loro produzione di cablaggi attualmente basata in Ucraina in altri stabilimenti sia per trovare fornitori alternativi. Come riportato dall’agenzia Reuters questa ricerca spazia dall'Europa orientale al Nord Africa, passando per il Messico e "forse" la Cina. L’Audi fa saper che “noi lavoriamo da anni con vari fornitori di queste aree ed è possibile, ad esempio, che i fornitori suddividano la produzione in più sedi". Anche BMW comunica di essere in "intense trattative" con i fornitori per trovare fonti alternative per i suoi cablaggi mentre Stellantis ha già spostato il suo approvvigionamento dall'Ucraina ad altre aree europee, sulle quali ha però mantenuto il riserbo. L'Ucraina è in posizione favorevole per le forniture di componenti dato che è vicina alle fabbriche delle case automobilistiche europee, è ricca di materie prime e ha manodopera altamente qualificata, ma meno costosa di quella dei paesi più a Ovest. Non è un caso, quindi che la giapponese Fujikura, la francese Nexans e la tedesca Leoni abbiano stabilimenti in questo martoriato Paese.
TRASLOCO NON FACILE - Fujikura ha sospeso del tutto la produzione dopo l'invasione, mentre altri operano a capacità ridotta, ma né Fujikura né Nexans hanno voluto commentare i loro piani alternativi; è da notare che fornitori con stabilimenti in Ucraina, come Kromberg & Schubert, Yazaki e Leoni, hanno impianti anche in altri Paesi. In ogni caso la produzione in altri Paesi a basso costo ma già con impianti operativi, come Romania, Serbia o Tunisia, richiede l'acquisto di nuovi macchinari per aumentare la capacità, cosa che comporta mesi per l'installazione e costi ingenti. La gravità della situazione è testimoniata da un produttore di cablaggi, situato nell'ovest dell’Ucraina, che ha parlato pur chiedendo l’anonimato per tutelare la sicurezza dei lavoratori. La produzione sta continuando, anche se a ritmo ridotto, durante il giorno mentre si interrompe la notte a causa del coprifuoco. Un’altra criticità è nei trasporti: secondo Nick Klein, vicepresidente della società di logistica OEC Group, si stanno ancora trasportando cablaggi a sud, verso il confine con la Romania, perché i combattimenti non hanno raggiunto quella zona. La situazione potrebbe però peggiorare e a quel punto i camionisti disposti a guidare in quei percorsi diminuirà fino ad azzerarsi del tutto nel caso che il conflitto si estenda. Klein ha anche enfatizzato il fatto che le Case con fornitori in Ucraina dovranno muoversi rapidamente e incontreranno difficoltà perché occorrerà ordinare con largo anticipo perché si dovranno mettere in conto sia ritardi sia la concorrenza di altre case automobilistiche. Le difficoltà per i costruttori, insomma, continuano ad accumularsi: pandemia, crisi dei chip, rialzo dei prezzi e ora anche questo assurdo e crudele conflitto.