METAMORFOSI EPOCALE - L'affermazione della guida autonoma influenzerà inevitabilmente anche la struttura, la forma e le funzionalità delle metropoli. Al dibattito "Untaggable cities" (“città non etichettabili”), organizzato da Audi City Lab nel corso della Design Week di Milano, si è parlato sia delle realtà urbane contemporanee, sia delle possibili evoluzioni. Tra gli ospiti, due archistar italiane di fama internazionale, Stefano Boeri e Piero Lissoni. L’Audi ha, però, anche lanciato un contest tra gli studenti della Domus Academy e della Nuova Accademia di Belle Arti di Milano (Naba) per scoprire la "visione" dei giovani al riguardo: l'iniziativa ''106 Elevator Pitch Audi'', ospitata alla Torre Velasca, prende spunto per il suo titolo dai 106 metri di altezza del grattacielo, uno dei simboli del capoluogo meneghino. Nel contest, altrettanti studenti di 25 Paesi presentano (dal 13 al 15 aprile) i loro progetti sulle realtà urbane a venire, in termini di sostenibilità, lifestyle e innovazione. Quattro di loro saranno premiati con l'esposizione, in giugno, delle rispettive idee nel padiglione Domus-Naba della Triennale.
DUBBIO - Per capire come cambieranno le nostre città anche in relazione all'avvento della guida autonoma, servirebbe la convergenza di più voci, come ha sottolineato il direttore di Audi Italia, Fabrizio Longo: "Dobbiamo metterci a un tavolo comprendente esponenti dell'industria automobilistica ma anche architetti, urbanisti, sociologi, designer, per cercare di guidare la tendenza all'urbanizzazione spinta e la necessità di avere un sistema-ambiente che consenta di vivere la mobilità in maniera moderna". Come e dove vivremo dipenderà molto da come cambieranno le auto. Per Stefano Boeri (terzo da sinistra nella foto qui sopra), il "papà" delle innovative torri milanesi del Bosco Verticale, non tutto è ancora sufficientemente chiaro: "è una grande sfida, alcuni dei cui caratteri non sono ancora definiti”, ha detto. “Bisogna capire se le auto a guida autonoma diventeranno una sorta di veicolo pubblico condiviso, o se conserveranno una fortissima forma di individualizzazione. Non dobbiamo dimenticarci che una vettura non è solo un mezzo per garantire la mobilità ma è anche la proiezione della nostra identità, dei nostri desideri, delle nostre idiosincrasie. Le capsule di cui parliamo oggi saranno un bene condiviso: e allora bisogna capire se saranno in grado di rappresentare anche l'individualità di chi le guida o se semplicemente saranno un mezzo pubblico. Io penso che sia irrinunciabile la costruzione di una traiettoria individuale. Queste capsule potrebbero essere automatiche all'interno di un flusso ordinario, per poi diventare mezzi individuali quando ne assumiamo la guida".