Tra consumi di corrente e incognite di vario genere legate a soste e tempi di ricarica, un lungo viaggio sulle autostrade italiane con un’auto elettrica rischia di trasformarsi in un’odissea come dicono in tanti? Per scoprirlo, ci siamo messi al volante di una Hyundai Ioniq 5, fresca d’aggiornamento, nella versione bimotore con 325 CV.
La Hyundai Ioniq 5 con la trazione integrale e le ruote di 20” che abbiamo guidato sulla A4 nella tratta di andata e ritorno tra Milano e Vercelli ha una batteria da 84 kWh lordi (prima dell’aggiornamento erano 77) e un’autonomia media “ufficiale” di 495 km. Secondo la casa ha 570 km di autonomia la versione con 228 CV alimentata dalla stessa batteria di 84 kWh: quest’ultima costa 52.400 euro, 9.900 in meno della 4x4 e 8.700 in più della versione “base” con 170 CV, la “pila” da 63 kWh e un’autonomia dichiarata di 440 km.
Va da sé che in autostrada, dove di norma si viaggia a velocità più che doppie rispetto alla città e il contributo della frenata rigenerativa è pressoché nullo, i consumi di corrente crescono. Per prolungare la durata della batteria (chi guida un’elettrica tutti i giorni lo sa bene) la cosa migliore è tenere i 110 km/h. E se si viaggia a 130 km/h? La carica dura meno, ma la situazione resta sotto controllo: la batteria della Hyundai Ioniq 5 è capiente e, come quella della “sorella” Ioniq 6 e delle “cugine” Kia EV6 ed EV9 con cui condivide la piattaforma E-GMP, sfrutta un’architettura a 800 volt. Il che significa tempi di ricarica più brevi.
In definitiva, saper di poter contare su una batteria che si “riempie” più velocemente, rispetto a una di simile capienza ma con la metà della tensione (escluse quelle di fascia alta e quelle del gruppo Hyundai, le vetture elettriche hanno quasi tutte batterie a 400 volt), fa viaggiare un po’ più tranquilli in autostrada. Secondo la casa, alle colonnine in corrente continua servono 18 minuti per il 10-80%, che consente di ripartire con un’autonomia reale di 300-320 km. Va detto, però, che si tratta di condizioni “ideali”: la colonnina deve effettivamente fornire la potenza massima di ricarica di 263 kW accettata dalla “pila”, altrimenti la sosta si allunga. C’è poi la questione della capillarità e della distribuzione della rete di ricarica autostradale in Italia: il numero delle stazioni sta aumentando (60.339 punti di ricarica nel 2024, +28% rispetto all’anno precedente), ma nemmeno sommandole quelle del centro, sud e isole raggiungono quelle concentrate nel nord dello Stivale.