SI DEVE CONTRACCAMBIARE - Alle dichiarazioni di Scajola che rimettevano in dubbio i contributi alla rottamazione anche nel 2010 (qui la news), fa eco Schifani: “il patrimonio industriale e produttivo della Fiat di Termini Imerese deve essere salvato. Bisogna avere il coraggio di dire basta a elargizioni statali se non vengono salvaguardati i posti di lavoro e i presidi industriali. Occorre fermare la logica degli incentivi se non è seguita da un'attenta e forte politica delle imprese che esalti e tuteli l'occupazione”. Un modo per dire “basta ai finanziamenti se chiudete Termini Imerese”.
DECISIONE IRREVOCABILE - Sullo stop allo stabilimento siciliano, però, la posizione di Marchionne (nella foto con Berlusconi) è ferma: “la decisione di non fare più automobili a Termini Imerese dal 2011 è stata presa: non ci sono i requisiti perché possa continuare a produrre vetture. Non possiamo più permetterci di tenere aperto un impianto che da troppi anni funziona in perdita. Produrre un'auto lì costa fino a mille euro in più e più ne facciamo e più perdiamo” ha dichiarato in una lunga intervista al quotidiano La Stampa. E, a chi gli rinfaccia gli aiuti statali alla Fiat durati anni, la risposta dell’amministratore delegato del gruppo è chiara: i contributi e i finanziamenti governativi ricevuti dal 1969 per Termini Imerese sono stati interamente restituiti nel tempo e, anzi, la Fiat solo in italia negli ultimi 5 anni ha investito 16 miliardi di euro, creando 12.000 persone in più rispetto al 2004.
Come già ripetuto in passato, la decisione di fermare la produzione nello stabilimento non avrebbe a che fare con la qualità del lavoro, ma solo con la logistica: “Sarebbe come se l'Ikea producesse tutti i pezzi dei suoi mobili da una parte, poi li spedisse dall’altro capo del Paese per montarli e poi li ricaricasse sulla nave per rimandarli indietro”. Un sistema produttivo che, sempre secondo l’AD di Fiat, poteva funzionare solo quando la Casa aveva il monopolio del mercato nazionale ed era indifferente il luogo di produzione, visto che si poteva comprare solo Fiat e i maggiori costi erano scaricati sul cliente.
PRIMA O POI DEVONO FINIRE – L’offerta di incentivi in cambio di un ripensamento, però, viene respinta dalla dirigenza Fiat. Su una cosa, infatti, sia Marchionne che Scajola sembrano essere d’accordo: la politica degli incentivi deve finire, perché alla fine non aiuta il mercato sul lungo periodo. Il manager italo-canadese non nasconde che gli aiuti statali sono “una misura temporanea e che erano stati decisi per traghettare l’industria dell’auto fuori dalla grande crisi. Protrarli troppo a lungo sarebbe un danno che pagheremmo con minori vendite nei prossimi anni”. Una posizione chiara. Ma il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, al termine del consiglio dei ministri di pochi minuti fa, ha commentato: “Pare che il principale produttore non sia interessato ad avere gli aiuti”. La questione, in ogni caso, “è ancora un capitolo aperto, stiamo discutendo con altri protagonisti del settore auto e vediamo come si metteranno le cose, noi siamo sempre aperti e pronti a dare una mano ai settori che ne hanno bisogno”.